Il Mediterraneo, un mare di cicche

mozziconi_sigaretteNicotina, polonio 210, composti organici volatili, gas tossici, catrame, condensato, acetato di cellulosa: presi singolarmente possono essere molto pericolosi. Insieme, si trasformano in un mix micidiale.

E il rischio che vengano ingerite è più alto di quanto si possa pensare.

Sono infatti le sostanze inquinanti contenute nei famosi mozziconi di sigarette, buttati spesso ovunque capiti, senza alcun rispetto per l’ambiente ed i porta cicche sempre più diffusi in ogni angolo della città.

Delle malattie legate al consumo delle bionde e delle oltre quattromila sostanze chimiche ad azione cancerogena in esse contenute, se ne parla ogni giorno.

L’ultimo allarme, però, arriva dall’Enea, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, la quale ha condotto uno studio su “L’impatto ambientale del fumo di tabacco. Le cicche di sigaretta: un rifiuto tossico dimenticato”, in collaborazione con l’Ausl di Bologna.

Secondo questa ricerca le cicche di sigarette dovrebbero essere trattate come rifiuti pericolosi per l’ambiente.

Prima di tutto perché, se non sono perfettamente spente, possono essere causa di incendi.

Il motivo però è anche un altro. Un recente studio condotto dalle Nazioni Unite ha evidenziato che le cicche di sigaretta rappresentano il 40% dei rifiuti tossici presenti nel Mar Mediterraneo.

Una percentuale preoccupante, se si pensa che le bottiglie di plastica rappresentano il 9,5%, i sacchetti di plastica l’8,5% e le lattine di alluminio il 7,6%.

Senza dimenticare che, se ingerita da un bambino, la cicca può causare gravi problemi respiratori e portare addirittura alla paralisi.

Nell’arco di un anno, poi, i mozziconi arrivano a disperdere 1800 tonnellate di composti come benzene, formaldeide, acetone e toluene, mentre l’acetato di cellulosa contenuto nel filtro non è biodegradabile e può causare gravi danni all’apparato riproduttivo dei pesci.

Marina Serra


 

 

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