D’ALESSANDRO. “Chi non ha argomenti ritiene di poter colmare il vuoto con le urla e le offese”.
Lo ha dichiarato il Sottosegretario alla presidenza della Giunta, Camillo D’Alessandro, commentando la protesta dei consiglieri di minoranza di fronte alla decisione del presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, di chiudere la seduta senza discutere la risoluzione sui punti nascita.
“Hanno avuto 66 mesi di tempo – prosegue D’Alessandro – e non sono riusciti ad uscire dal commissariamento della sanità ed oggi ritengono di avere il diritto all’urlo. Non sono riusciti a realizzare la società unica dei trasporti ed urlano; non sono riusciti a riformare la sanità ed urlano.
Secondo loro per soddisfare l’esigenza dell’urlo – continua il Sottosegretario – il Consiglio regionale dovrebbe in tutte le sedute discutere dello stesso argomento, cosa tra l’altro non consentita dal regolamento, perché una volta che l’Aula ha approvato o bocciato, o comunque discusso, un argomento non può tornarci sopra di nuovo per garantire l’esistenza in vita di chi dispone solo dell’urlo”.
La replica di FEBBO (FI).“Quando il bue dice cornuto all’asino: il sottosegretario D’Alessandro ha una bella faccia tosta ad accusare il centrodestra di urlare perché non ha argomenti.
E’ quanto dichiara il presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo che aggiunge: “D’Alessandro forse dimentica di quanto più volte hanno fatto in Aula negli anni scorsi lui e i suoi colleghi dell’allora minoranza, compreso il Presidente Di Pangrazio: ad esempio i cartelli esposti durante i lavori o le proteste e il lancio dei fogli in occasione dell’approvazione del bilancio nel dicembre 2013 solo per citare un paio di casi.
Ma è chiaro che il Sottosegretario con delega alla difesa del Presidente ha l’arduo compito di trovare un modo per giustificare l’ingiustificabile comportamento tenuta dal Governo di centrosinistra.
Ma ci tengo però a precisare che mai, quando eravamo al Governo di questa Regione, è accaduto qualcosa di lontanamente simile a quanto successo ieri all’Emiciclo con una seduta convocata alle 11:00 e posticipata alle 16:00: una palese mancanza di rispetto nei confronti di Consiglieri presenti ma anche degli amministratori e dei cittadini seduti tra il pubblico.
Mai è accaduto che ci si defilasse evitando la discussione e il confronto su argomenti così importanti e così sentiti dalla comunità. Ieri il centrosinistra lo ha fatto e le urla dei presenti, comprese quelle degli amministratori locali di centrosinistra, sono un chiaro segnale sul quale D’Alessandro dovrebbe riflettere piuttosto che gettare fumo negli occhi degli abruzzesi”.
MERCANTE (M5S). “Sono molto dispiaciuto di aver letto il mio nome accanto a quello del Presidente del Consiglio, Di Pangrazio, quali autori della rissa verificatasi al termine della seduta del Consiglio regionale di martedì scorso”.
Con queste parole il Capogruppo del M5S in Regione, Riccardo Mercante, ha commentato le inesattezze apparse nell’articolo pubblicato sull’edizione del 25 marzo scorso del quotidiano Il Centro.
“A pagina 7 – ha spiegato Mercante – si racconta di una rissa con il Presidente del Consiglio, scoppiata fuori dall’aula consiliare, conclusasi con la caduta del Consigliere Monaco, affermando, anche se in forma dubitativa, che l’altro interlocutore potessi essere io.
In tutti questi mesi ho sempre portato avanti la mia battaglia in Consiglio in modo pacifico e corretto utilizzando lo strumento dello studio, della protesta verbale, della proposta di progetti ed idee ma mai quello dello scontro fisico.
Ritengo che sia necessaria una maggiore verifica da parte dei giornali prima di procedere alla pubblicazione di notizie prive di qualsivoglia fondamento e che possono lasciare spazio ai dubbi su persone del tutto estranee agli avvenimenti.
Piuttosto avrei preferito leggere almeno un riferimento alla mancata approvazione, grazie al mio intervento, della modifica al Regolamento del Consiglio, voluta dalla maggioranza, che avrebbe portato alla creazione della ennesima poltrona a 1.800 € mensili per la presidenza di una commissione che, in nove mesi, si è riunita una sola volta e solo per discutere di tale modifica.
Probabilmente questa era una notizia che avrebbe potuto interessare maggiormente i cittadini aiutandoli a comprendere quanto accade realmente durante le sedute del Consiglio regionale”.