Pescara. ‘Ombrina mare’ continua a far parlare di sé. Il progetto di estrazione di idrocarburi della Medoilgas Italia Spa, che interessa la Costa dei Trabocchi, dopo aver ottenuto lo scorso 6 marzo parere favorevole dalla Commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale, è ora oggetto di una nota che sarà inviata alla Regione Abruzzo e agli enti locali da parte delle associazioni di tutela all’ambiente del territorio, affinché la politica locale intervenga presso i ministri Galletti (Ambiente) e Franceschini (Beni Culturali), e li esorti a non firmare il decreto di ‘V.I.A.’ del progetto.
Lo hanno annunciato le associazioni Forum dell’Acqua, Nuovo Senso Civico, Coordinamento No-Triv e Zona 22 durante la conferenza stampa svoltasi questa mattina presso la libreria ‘Primo Moroni’.
Il progetto ‘Ombrina mare’ prevede la realizzazione di 4-6 pozzi al largo della costa teatina con l’impianto di un serbatoio galleggiante per il trattamento del petrolio greggio e l’installazione di una piattaforma per la produzione di gas e olio. Tutto questo, lungo la Costa del Trabocchi.
Oltre alle motivazioni legate alla tutela del patrimonio paesaggistico dell’Abruzzo, c’è anche un dato di particolare rilievo emerso riguardo ad alcuni componenti della Commissione tecnica della Valutazione d’Impatto Ambientale, accusati di essere collusi con cosche mafiose e accusati di corruzione sui progetti collegati agli idrocarburi.
Secondo l’inchiesta pubblicato da un noto quotidiano nazionale si tratta in particolare di Vincenzo Ruggiero, commercialista ed ex assessore al Comune di Gioa Tauro, sospettato dalla procura di Reggio Calabria di essere asservito al clan Piromalli-Molè-Stillitano e di Antonio Castelgrande, ingegnere lucano, che risulta iscritto alla loggia P2, con tessera n. 956; l’ingegnere, in passato, è stato anche componente della Commissione per l’Inquadramento del personale, nella Regione Lazio e ha fatto parte della Commissione Edilizia urbanistica del Comune di Roma.
Per vederci chiaro e andare a fondo della vicenda, è stata presentata un’interrogazione parlamentare da Federica Daga, deputata M5S, e un’interrogazione europarlamentare, inoltrata al gruppo GUE-NGL della Sinistra Europea.
La questione non si limita ad ‘Ombrina mare’, ma chiamerebbe in causa tutti i progetti connessi ad infrastrutture, idrocarburi e impianti petrolchimici, se si considera che tali progetti, dal più grande al più piccolo, per essere realizzati, devono necessariamente passare sul tavolo tecnico della Commissione V.I.A. Compreso quello della Salerno-Reggio Calabria, tanto per citare una ‘celebrità’.
Risale a meno di un anno fa, nel 2014, l’arresto di due componenti della Commissione V.I.A.; uno di questi, Luigi Pelaggi, era a capo del Gabinetto dell’allora Ministro all’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: un’ex Ministro all’Ambiente e alla Tutela del territorio che, insieme ai componenti della sua famiglia, detiene il controllo quasi totale (99% di quota) della Fincoe Srl, il gruppo che ingloba diverse società petrolchimiche, prevalentemente disseminate nel sud Italia.
Per le associazioni non sembra essere un caso, infatti, che le regioni del centro e del sud Italia siano sommerse di progetti d’impianti petrolchimici, tutti presentati con la bandiera del ‘progresso’ e dei ‘nuovi posti di lavoro’.
Esattamente la stessa bandiera con cui sarebbe stata presentata ‘Ombrina mare’ da Sergio Morandi, amministratore delegato della Medoilgas Italia Spa, in una lettera apparsa sul blog de ‘Ilfattoquotidiano’, indirizzata a Maria Rita D’Orsogna, docente universitaria in Fisica ed attivista ambientale.
La D’Orsogna, nella sua risposta a Morandi, fa notare come “lo sviluppo sostenibile, in Abruzzo, si chiama turismo, si chiama agricoltura, si chiama Parco della Costa teatina, si chiama vita sana. E, in caso non le fosse chiaro, non è la D’Orsogna a dirle di no, è un popolo intero, maturo, informato, cosciente, che democraticamente le sta dicendo che qui non vogliamo né ‘Ombrina’, né nessun altro impianto petrolchimico”.