“Una struttura così complessa com’è quella regionale” spiega, infatti, a riguardo il sindacato, “necessita di linee programmatiche chiare. Si parte dall’analisi dell’esistente e si procede alla definizione del modello organizzativo. Negli atti adottati nulla di tutto questo si intravede. Si è operato solo in senso ragionieristico, per premiare o ridimensionare strutture o territori senza un disegno organico, eludendo sia qualunque scelta per il processo di delega e il decentramento amministrativo sia attenzioni nei confronti delle realtà territoriali”.
Ne sarebbero un esempio, secondo la CGIL, il Servizio di Bruxelles o il Servizio Idrografico, due presidi eliminati dalle ultime decisioni della giunta regionale, seppure di importanza strategica. Il primo, infatti, si pone come interlocutore autorevole della burocrazia europea, mentre il secondo sovrintende e vigila tutti i corsi d’acqua, anche oltre i confini regionali.
“Nella regione dei parchi, poi” continua il sindacato abruzzese, “si continuano a mantenere sottodimensionati nell’organizzazione e nella dotazione di risorse le strutture che si occupano di aree protette, perpetuando così lo stato di sofferenza per il sostegno alle politiche di programmazione necessarie a supportare un settore strategico per lo sviluppo dell’Abruzzo. Analogamente, si cancella il Servizio di sostenibilità ambientale della Direzione Agricoltura”.
Allo stesso tempo, la CGIL sottolinea il fatto che verrebbero comunque istituiti altri servizi di sostegno alle Direzioni e non aboliti i “duplicati”. Insomma, le competenze e le funzioni, così come sono state distribuite, non corrisponderebbero, nell’ottica del sindacato, a criteri di omogeneità ed efficienza.
“La domanda è legittima” contesta, allora la CGIL. “Quali politiche, quali linee programmatiche e strategiche persegue la Giunta regionale? La risposta la si può dedurre da ciò che è successo in occasione dell’approvazione della finanziaria e del bilancio in Consiglio regionale. Si stabilisce di consentire la permanenza in servizio dei direttori fino a 70 anni, dall’altro lato, però, non si provvede nemmeno ad istituire un apposito capitolo nel bilancio per consentire una partita di giro con la Protezione Civile a cui compete e per poter remunerare solo in parte gli straordinari e i rimborsi per trasferte dei dipendenti che con generosità si sono messi a disposizione senza risparmiarsi in alcun modo in occasione del terremoto”.
L’ente regionale sarebbe, inoltre, in una condizione di ingessatura, dovuta alla necessità di anticipare l’attuazione delle leggi Brunetta. “Ha mortificato irrimediabilmente tutto il personale” sottolinea la CGIL, “senza tuttavia perseguire le finalità di taglio alla spesa pubblica di cui si vanta. Infatti, tutto il processo di riqualificazione sarebbe costato, in termini reali, poco più di un dirigente: 170 nuove assunzioni costano qualche milione di euro”.