La riforma del trasporto pubblico locale in Abruzzo e con essa il processo di aggregazione delle tre società regionali per il quale lunedì scorso si è consumato un altro passaggio importante in Consiglio Regionale attraverso l’approvazione del progetto di fusione e dello Statuto della nuova società, non costituisce né un bluff né tantomeno uno spot e da questo punto di vista vorremmo tentare di rassicurare quella parte della politica che, chiamando peraltro in causa le stesse organizzazioni sindacali, hanno avanzato perplessità e scetticismo sull’operazione.
UN’AZIENDA CHE POTRA’ ESSERE RESA COMPETITIVA DANDO LUSTRO ALLA REGIONE – Non vi è dubbio che si stia parlando di un atto assai complesso dal quale, è il caso di rammentarlo, si materializzerà un’azienda di trasporto pubblico locale che nel collocarsi tra le prime dieci imprese in Italia in termini di numero di addetti, di km percorsi, di parco mezzi e di introiti derivanti dalla vendita dei titoli di viaggio, darà indubbiamente lustro alla nostra Regione, ma soprattutto creerà le condizioni per rendere competitiva questa azienda allorché nel 2019 occorrerà obbligatoriamente confrontarsi con le gare e quindi con il mercato. E questo costituisce uno dei motivi che hanno indotto le organizzazioni sindacali a credere fermamente nel progetto di fusione unicamente alla necessità di trovare la giusta contromisura rispetto alla forte contrazione di risorse che ha interessato il settore negli ultimi tempi.
IL TEMPO INUTILMENTE PERSO PER DOVER SPARTIRE LE POLTRONE – C’è solo da rammaricarsi per aver perso tanto tempo in questi anni, affidando la guida delle tre imprese ad amministratori che di trasporti e di mobilità ne sapevano ben poco, ma che sono stati catapultati ad occupare un posto di potere al solo scopo di rispondere ad una logica politica di spartizione di poltrone. Non a caso la superficialità di alcuni decisioni, l’inesperienza e in talune circostante una vera e propria incompetenza nell’amministrazione delle aziende, hanno portato a gestioni fallimentari culminate, come nel caso di Arpa, con bilanci pluriennali in rosso, con l’indicazione di ingenti crediti inesigibili e con una situazione debitoria insostenibile. E’ altresì doveroso rammentare ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) che l’apparente situazione di equilibrio economico/finanziario registrata nelle altre due aziende oggetto di fusione (Gtm e Sangritana) si è resa possibile quasi unicamente alla maggiore dote di contributi regionali cui le stesse hanno beneficiato rispetto ad Arpa. E su questi aspetti, coloro che oggi definiscono l’azienda unica “uno spot”, dovrebbero coscientemente ricordare i cinque anni in cui hanno amministrato la regione trascinando il settore dei trasporti a queste assurde condizioni, piuttosto che scaricare sulle organizzazioni sindacali le responsabilità del proprio fallimento.
LA CONTRATTAZIONE AZIENDALE E QUEGLI IMPEGNI GIA’ DISATTESI – Sappiamo bene che la fusione per incorporazione prevede tempi e modalità che non consentono pause di riflessione ed è del tutto evidente che sarà necessario un serrato confronto (peraltro già avviato con la Regione) soprattutto per ciò che riguarda ad esempio l’armonizzazione della contrattazione aziendale vigente attualmente nelle singole aziende. E a questo confronto serrato la Filt Cgil non si sottrarrà pur sapendo che a distanza di pochi mesi dall’approvazione della legge regionale 42/2014, sono già cambiate alcune importanti condizioni indicate nella norma, attinenti la conservazione degli aspetti normativi aziendali applicati prima della fusione.
In considerazione del venir meno di quell’invarianza di risorse e dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni, abbiamo ovviamente compreso che l’attuale livello di contrattazione aziendale presente nelle tre aziende, non sarà completamente sostenibile e che per mantenere i conti in ordine e in equilibrio della nuova società, verrà presumibilmente chiesto un sacrificio anche agli oltre 1600 lavoratori che faranno parte di TUA.
ANCHE I SINDACATI FARANNO LA LORO PARTE RIDUCENDOSI I PERMESSI SINDACALI – Anche come organizzazioni sindacali avvertiamo la necessità di fare la nostra parte e come primo segnale di responsabilità e disponibilità, poniamo sul tavolo di confronto in atto con la Regione, un elemento concreto sul quale poter ragionare e che andrà ad incidere proprio sui sindacati, ovvero la riduzione e razionalizzazione dei permessi sindacali.