La delibera sarebbe stata, infatti, revocata a causa della mancata copertura finanziaria. A sostegno della sua tesi, l’assessore regionale porta ad esempio l’Arrsa, il cui ex direttore, Donatantonio De Falcis, avrebbe “tenuto ferma sul tavolo la delibera di assegnazione dei fondi a beneficio dell’Enopolio per ben due anni. Infatti, la delibera di finanziamento risale al 16 luglio 2007, eppure, fino allo scorso settembre, De Falcis ha tenuto l’incarico di direttore dell’ente regionale agricolo. Insomma, le risorse c’erano solo sulla carta”.
A muovere Mauro Febbo sarebbe stato, invece, l’interesse rivolto all’agricoltura della Valle Peligna. La revoca dei 600mila euro destinati alla ristrutturazione dell’Enopolio dovrebbe, infatti, consentire alla cantina sociale pratolana di acquistare un immobile ad un costo molto conveniente. “Per di più” ha poi aggiunto Febbo, “in questo modo verrebbe anche data alla cantina sociale peligna l’opportunità di accedere a finanziamenti a fondo perduto dell’Unione europea, già previsti dal Piano di sviluppo rurale, per almeno il 60% sia del costo dell’acquisto della struttura sia di quello di una eventuale ristrutturazione”.
Con questa operazione, la giunta regionale crede, dunque, possa essere garantita una maggiore solidità finanziaria, oltre ad essere più competitivi sul mercato. “Tutto il resto” tuona l’assessore “mi sembra solo polemica sterile, frutto di una politica di bassa lega”.
Di tutt’altra opinione Cesare D’Alessandro, vice capogruppo IdV al Consiglio regionale, che accusa Febbo di stare recitando “il de profundis dell’agricoltura abruzzese”. L’assessore avrebbe, infatti, preparato anche il bando per la nomina del nuovo direttore generale dell’Arrsa. “Inoltre” spiega D’Alessandro, “ha invitato i suoi colleghi di Giunta a fare altrettanto per l’Aptr e l’Arta. A giustificazione della fretta starebbe il fatto che l’80% degli enti, a suo dire, è ancora in mano al centro-sinistra”.
Il consigliere di minoranza è, tuttavia, convinto che a muovere l’assessore sia altro. “Il suo vero obiettivo” spiega, infatti, a riguardo “è quello di soddisfare gli appetiti degli amici che sono rimasti a stomaco vuoto e non, invece, quello di contenere e razionalizzare la spesa pubblica, vanto del presidente Chiodi nei primi mesi del suo governo”.
A consolare Cesare D’Alessandro è comunque il fatto che l’assessore non potrà proporre per l’ARRSA una nomina che non sia rispondente ai requisiti di professionalità ed esperienza, con qualità morali e senza condanne penali.
Consiglio regionale sotto accusa anche per il rapporto sulle attività di smaltimento dei rifiuti urbani presentato, invece, da Daniela Stati. L’assessore, infatti, preannuncia provvedimenti legislativi che dovrebbero dare il via libera agli inceneritori in Abruzzo.
“Il Piano regionale” interviene, infatti, in merito D’Alessandro “prevede, però, che possa valutarsi la fase dell’incenerimento (non obbligatoriamente) qualora la media regionale di raccolta differenziata superi il 40%. Ma a noi non risulta che questo obiettivo sia stato raggiunto né che si sia prossimi alla meta”.
Il consigliere di minoranza, pertanto, fa richiesta all’assessore Stati di illustrare al Consiglio regionale i motivi che non hanno consentito il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti secondo gli obiettivi prefissati nel Piano. “Ci dica, inoltre” lamenta ancora D’Alessandro, “come intende rimediare a un simile ritardo nella gestione della raccolta differenziata e, soprattutto, ci venga a spiegare perché vuole ricorrere a procedimenti e metodi (gli inceneritori) che recheranno pregiudizio all’ambiente e rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la fauna e la flora, ma saranno soprattutto nocivi per la salute dei cittadini abruzzesi”.