Pescara. No a grandi metanodotti, mega-elettrodotti e altre nuove opere inutili, pericolose e in zone a rischio idrogeologico e sismico. Si al monitoraggio, alla manutenzione e al rinnovo delle opere e delle reti esistenti che stanno mostrando, quelle sì, gravissime carenze, come testimoniano l’esplosione avvenuta ieri del metanodotto e il crollo di numerosi tralicci con conseguente black-out elettrico.
Questa è la posizione del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua che oggi a Pescara ha tenuto una conferenza stampa per illustrare la situazione in Abruzzo delle “autostrade dell’energia”, ma dei rischi connessi alla realizzazione di nuove “sette grandi opere”.
Quello accaduto”, dicono gli attivisti del Forum, “è il semplice collasso della rete di distribuzione e degli elettrodotti esistenti, alcuni dei quali si sono piegati come fuscelli alla prima burrasca. In Abruzzo sette nuove grandi opere rischiano di aumentare a dismisura i pericoli, sia quelli diretti che quelli indiretti. Una situazione del tutto insostenibile visto che queste opere, sei delle quali del tutto inutili, vengono proposte e autorizzate come nulla fosse in aree densamente abitate e fragili dal punto di vista ambientale. A noi restano gli espropri, i rischi e i costi delle opere; a loro i profitti”
Sull’utilità per gli abruzzesi delle nuove opere
Si tratta di opere quasi sempre inutili per gli abruzzesi e, anzi, contro-producenti perché distolgono risorse pubbliche e dei cittadini dagli investimenti sulle reti esistenti. Invece di spendere oltre un miliardo di euro nei nuovi elettrodotti Villanova-Foggia e dal Montenegro farebbero bene a spendere queste risorse sulla rete esistente! Lo stesso vale per i metanodotti, visto che alla fine le reti le paghiamo noi con le bollette!
I dati ufficiali
Per quanto riguarda il metano, tra il 2005 e il 2013 in Abruzzo il consumo di gas è diminuito del 33% passando, secondo i dati ufficiali, da 1936 milioni di mc a 1.301 milioni di mc. Per quanto riguarda l’energia elettrica i consumi in Abruzzo sono in forte calo: in cinque anni tra il 2008 e il 2013 sono scesi del 7%, da 7.272 Gwh a 6.808 Gwh. Gli ultimi dati TERNA per l’Italia indicano un ulteriore calo nel 2014. Per quanto riguarda la questione del deficit energetico, nel 2013 la produzione è stata bassa ed ha portato al famigerato dato citato continuamente da TERNA (-33%). L’azienda dimentica di ricordare che le centrali abruzzesi nel 2009 hanno prodotto ben 7.651 Gwh, esportando quell’anno il 16% dell’energia prodotta, e, soprattutto, molto di più dell’energia consumata nel 2013, preso a riferimento da TERNA. Le centrali abruzzesi sono capaci, cioè, di generare energia ampiamente in eccesso e di dispacciarla con gli elettrodotti esistenti. Se gli impianti abruzzesi avessero prodotto come nel 2009 nel 2013 avremmo esportato energia per oltre il 10%. Tra l’altro in questo quinquennio sono state costruite ulteriori centrali. Perché, allora, c’è stato questo deficit? Mancano elettrodotti? Le centrali termoelettriche nel 2013 hanno prodotto tre volte meno energia prodotta rispetto al 2009 (5.273 Gwh del 2009 contro i 1.436 del 2013!). Il deficit del 2013 non dipende, quindi, da carenza di impianti produttivi o di trasporto ma esclusivamente da fattori di mercato che portano gli impianti produttivi di energia elettrica a rimanere chiusi, Rimarrebbero fermi anche con altri elettrodotti che, semmai, faranno importare sempre più energia addirittura dai Balcani prodotta a costi più bassi e rivenduta a noi italiani, tra l’altro, a prezzi più alti. Per quanto riguarda il rischio black-out, le recenti simulazioni della stessa TERNA sui grandi elettrodotti esistenti non ha rilevato particolari criticità di trasporto dell’energia. Come stiamo vedendo in queste ore, i problemi sono arrivati dal collasso della rete di distribuzione esistente; su questa andrebbero fatti gli investimenti.
Sui rischi delle nuove opere
Le Direttive comunitarie sulle valutazioni ambientali (direttiva Valutazione di Impatto Ambientale – VIA; direttiva sulla valutazione Ambientale Strategica – VAS) e sulla prevenzione del rischio di incidenti rilevanti (direttiva Seveso) obbligherebbe ad esaminare e valutare attentamente le potenziali interazioni da impianti e/o infrastrutture e i potenziali rischi per la popolazione. L’effetto domino è l’interazione tra impianti diversi che porta all’amplificazione degli effetti di un incidente su un impianto. L’effetto cumuloè l’impatto ambientale complessivo causato dalla compresenza sullo stesso territorio di due o più impianti, anche di natura diversa. L’esplosione del metanodotto a Pineto è un esempio di scuola sulla sottovalutazione dei rischi derivanti da un territorio sempre più fragile nonché degli effetti domino e cumulo che non vengono mai considerati.
Le nuove opere e i rischi
Elettrodotto Villanova – Gissi – Foggia
E’ suddiviso in due lotti. Il primo è il Villanova – Gissi, costituito da 151 sostegni alti tra 55 e 75 metri di cui ben 55 posizionati in aree a rischio idrogeologico (quattro addirittura su frane attive e decine in aree a rischio frana elevato); diversi sono in aree a forte rischio sismico. Proprio nel tratto con 15 piloni in area a rischio frana elevato incombe letteralmente sull’area in cui dovrebbe essere realizzato lo stoccaggio gas di S. Martino sulla Marrucina da 157 milioni di mc., un impianto che sarebbe classificato a rischio di incidente rilevante.
Il secondo lotto Gissi – Foggia è in fase di Valutazione di impatto Ambientale nazionale. Almeno 10 sostegni tra Gissi e il confine abruzzese, sono su frane censite dall’ISPRA. Negli studi di impatto non viene esaminato l’effetto cumulo e l’effetto domino con altre opere.
Metanodotto SNAM Sulmona – Foligno
Uno dei più grandi gasdotti proposti da SNAM in Italia, in fase finale dell’iter autorizzativo. Ha avuto la Valutazione di Impatto Ambientale positiva nonostante corra praticamente nell’aquilano sulle faglie sismogenetiche più pericolose d’Europa. La Rete nazionale dei Gasdotti non è stata sottoposta a Valutazione Ambientale strategica.
Metanodotto Gasdotti Italia Larino – Chieti
In fase di Valutazione di Impatto Ambientale regionale, il 13% del tracciato è su aree classificate pericolose dal punto di vista idrogeologico. Per lunghi tratti corre vicino all’elettrodotto Villanova – Gissi. Lo Studio di Impatto Ambientale della ditta non ha in alcun modo valutato l’effetto cumulo e l’effetto domino tra le diverse opere. La Rete nazionale dei Gasdotti non è stata sottoposta a Valutazione Ambientale strategica.
Completamento Fondovalle Sangro ANAS – secondo lotto (unica opera potenzialmente utile in quanto di completamento)
L’opera, di sette km, è stata suddivisa in due lotti. Il primo, di poco più di 2 km, è stato inaugurato dopo nove anni di lavoro e 50 milioni di euro di spesa. I ritardi e l’aumento dei costi sono stati imputati alle plurime frane che hanno interessato il tracciato.
Il secondo lotto di poco più di 5 km dovrebbe costare di 120 milioni di euro (oltre 22 milioni a km, simile a quello di un’autostrada).
L’ANAS ha proposto al Comitato Valutazione di Impatto Ambientale regionale diverse opzioni di tracciato: una segue il percorso esistente rettificandolo e adeguandolo, in aree a pericolosità frana “moderata”. L’altra opzione è un tracciato ex novo vicino al fiume Sangro, per la maggior parte in aree a rischio frana “elevato” o “molto elevato”. Il Comitato VIA, sulla spinta dell’ANAS, non solo ha scelto il tracciato a rischio maggiore (sic!) ma anche di non sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale l’opera nonostante questa ed altre gravissime criticità progettuali! Riteniamo che quest’opera possa essere realizzata a patto che si scelga il tracciato meno rischioso.
Stoccaggio gas di S. Martino sulla Marrucina
Proposto dalla società Gas Plus (Acea – Suez) ha avuto il 19 giugno 2014 parere favorevole per la Valutazione di Impatto Ambientale nazionale dal Ministero dell’Ambiente. Dovrebbe stoccare fino a 157 milioni di mc di gas nel sottosuolo. E’ un impianto classificato a rischio di incidente rilevante secondo al direttiva Seveso. Si trova in un’area classificata a pericolosità di frana elevato o molto elevato. Nell’area adiacente nel 2005 è franato il gasdotto esistente. Inoltre insiste in un’area a massimo rischio sismico. Nel decreto ministeriale vi è scritto testualmente “qualora la micro sismicità riconducibile alle attività di esercizio dello stoccaggio eguagli o superi la magnitudo locale di 3.0 (Richter, ndr), dovranno essere adottati dal soggetto gestore responsabile tutti gli accorgimenti opportuni atti a riportare la magnitudo locale massima dei sismi a valori inferiori a 2.0”. Il Ministero dell’Ambiente non si è accorto che l’opera è adiacente (100 metri) all’elettrodotto Villanova- Gissi. Non è stata fatta alcuna valutazione sull’effetto cumulo e sull’effetto domino. Attualmente i cittadini, 14 comuni e la regione Abruzzo hanno presentato ricorso al TAR per far valere, tra l’altro, questa criticità procedurale. Oltre 90.000 persone abitano in un raggio di 10 km dall’impianto
Deposito GPL del Porto di Ortona e stoccaggio pet-coke.
Deposito di GPL proposto dalla società Seastock, avrebbe capacità fino a 25.000 mc. E’ un impianto classificato a rischio di incidente rilevante sulla base della Direttiva Seveso. Un incidente nel 1984 in Messico provocato dalla fuoriuscita e dall’incendio di 11.000 mc di GPL portò alla morte di 500-700 persone e al ferimento di 5.000-7.000 persone in una cittadina di 40.000 abitanti. La palla di fuoco fu scambiata da un aereo in atterraggio a Città del Messico per un’esplosione atomica. La Commissione V.I.A. regionale non solo ha deciso di dare parere favorevole senza procedere con la Valutazione di Impatto Ambientale ma ha ritenuto di non esaminare l’effetto cumulo con un altro progetto approvato per il porto di Ortona ma non ancora realizzato, un deposito di pet-coke (combustibile da petrolio) da diverse decine di migliaia di mc di materiale infiammabile. Le associazioni (e anche giornalisti e consiglieri regionali) hanno inutilmente segnalato alla Regione la difficoltà materiale di poter esaminare le relazioni progettuali disponibili in un formato digitale particolare (quando le norme prevedono di facilitare la partecipazione a procedimenti così delicati).
Queste le richieste del Forum
L’immediata sospensione degli eventuali lavori in corso (elettrodotto Villanova – Gissi), la rivalutazione delle autorizzazioni e dei pareri concessi (progetto seastock GPL e fondovalle Sangro, in quest’ultimo caso basta cambiare percorso e scegliere quello meno rischioso facendo l’opera) e la cancellazione di quelle in corso di autorizzazione (stoccaggio S. martino sulla Marrucina; elettrodotto Gissi-Foggia; metanodotto Larino – Chieti; metanodotto Sulmona – L’Aquila – Foligno).
Investire sulle reti esistenti che servono agli abruzzesi, per migliorare i servizi, monitorare le potenziali interferenze tra opere diverse e migliorare la capacità di risposta agli stress esterni anche per mitigare i rischi.
Affrontare seriamente il tema degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti in Abruzzo (sono 25, l’elenco è disponibile sul sito del Ministero dell’Ambiente http://www.minambiente.it/pagina/inventario-nazionale-degli-stabilimenti-rischio-di-incidente-rilevante-0), divulgando a dovere i piani di emergenza, facendo simulazioni, modificando i piani regolatori ecc.
“Infine, sull’incredibile situazione che ha portato circa duecentomila abruzzesi ad avere gravissimi problemi, anche produttivi, derivanti dal black-out, riteniamo che i concessionari dei servizi, TERNA e ENEL, debbano rispondere fino in fondo su quanto accaduto”,si legge ancora, ” Queste aziende, che ormai sono S.P.A. e hanno capitali privati (TERNA cinesi), sono loquaci quando devono interloquire sul mercato finanziario o devono imporci qualche opera. In questi giorni, sui problemi che affliggono gli abruzzesi sui loro siti, c’erano scarni comunicati o nulla. Auspichiamo che la politica abruzzese e le amministrazioni alzino la testa come è accaduto in Veneto e in Emilia Romagna recentemente per pretendere non solo le scuse ufficiali ma, eventualmente, il pagamento dei danni.