Pescara. “Non so come abbia fatto il Sottosegretario a ricondurre a me ben 9 contravvenzioni, spero per lui che sia vero altrimenti saremmo di fronte a un caso di diffamazione”. E’ quanto dichiara il Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo che rispedisce al mittente le accuse di Camillo D’Alessandro.
“Voglio ricordare a D’Alessandro – prosegue Febbo – che nei 66 mesi di mandato ho utilizzato unitamente ad altri 2 colleghi Assessori (a rotazione) ben 5 autisti e 4 autovetture. Quindi non capisco come faccia a ricondurre al sottoscritto queste 9 infrazioni (in base a quale principio può stabilire che sull’auto sanzionata c’era il sottoscritto?); tra l’altro semmai fosse vero, se quello che dice D’Alessandro avesse un benché minimo fondamento (e non lo ha) non risulta che abbia mai fatto un ricorso. Io voglio ribadire con convinzione per farlo capire a chi non vuol capire: non ho mai ordinato a un autista di agire contro Legge, non ho mai chiesto di commettere un’infrazione e/o, peggio, viaggiare oltre i limiti di velocità e che se gli autisti che mi accompagnavano hanno preso delle multe si possono contare sulle dita di una mano (anche meno). D’Alessandro, nella sua difesa d’ufficio, conferma il mio rilievo: che c’è qualcuno, che oggi guida la Regione, preso dal delirio di onnipotenza e quindi di impunibilità ed è convinto che tutto gli è permesso, di poter dare ordini contro legge e pretende poi che Prefetto e/o Giudice di pace annullino l’infrazione”.
“Tanto per essere ancora più puntuali – spiega Febbo – ecco la seconda multa che il Presidente D’Alfonso, che questa volta ha dormito di più iniziando così la sua giornata molto tardi, ha ricevuto alle 9:02 del mattino con l’unica consolazione di aver evitato la maggiorazione e fatto risparmiare il ‘povero’ autista.
Siamo al 4 agosto 2014 (3 giorni dopo la prima), sempre sullo stesso tratto dell’A25 Torano – Pescara (nel territorio di Avezzano); questa volta l’infrazione al codice della strada (articolo 142/8), è più lieve e quantificata nell’ordine dei 336 euro (e senza il rischio che all’autista venga ritirata la patente). Come prassi vuole il Presidente D’Alfonso ha presentato il ricorso al Prefetto dell’Aquila che puntualmente lo ha rigettato (per la seconda volta consecutiva), intimando come nel precedente caso (8 giorni prima) il pagamento della multa e degli oneri accessori. Chiaramente il Presidente è pronto a fare ricorso dinnanzi al Giudice di Pace e in autotutela davanti al Prefetto. Ed ecco che la Giunta approva un’altra Delibera, la numero 28 del 20 gennaio scorso (sette giorni dopo la numero 21), con la quale agli stessi due legali dell’Avvocatura regionale ricevono l’incarico per tutelare gli interessi dell’Amministrazione regionale ”.
“Il Presidente della Regione – sottolinea Febbo – non può pensare di tenere un comportamento del genere continuando a inanellare sanzioni amministrative che poi una struttura regionale (pagata con soldi pubblici) dovrebbe tentare di far annullare. Si impegni piuttosto a tenere un’andatura più adeguata sulle strade e magari ad aumentare la velocità in aula consiliare per procedere in quel percorso ‘rivoluzionario’ tante volte annunciato. E ora il Sottosegretario, con delega a difendere D’Alfonso, cosa verrà a raccontarci? Chiaramente che il Presidente ha chiesto all’autista di pigiare, in maniera soft, sull’acceleratore per onorare un altro importante impegno e mantenere fede alla fama di ‘Lucianovunque’ ma se questo è il trend di multe (e ricorsi) ne collezionerà parecchie”.