Uno studio recente condotto in Italia ha evidenziato la necessità di una gestione multidisciplinare del carcinoma della mammella. Nella fase post – operatoria le donne si trovano in una condizione di sofferenza psichica, oltre che fisica, e necessitano di uno spazio nel quale possano sentirsi accettate, amate e valorizzate. Una ricerca di qualche anno fa ha proposto la distinzione in quattro modalità di intervento per la promozione della crescita individuale con la partecipazione attiva di familiari e amici:
interventi di tipo educativo, per fornire informazioni sulla malattia e sul trattamento e per ridurre il senso di impotenza e inadeguatezza dovuti alla carenza di conoscenze sulla patologia;
training individuali, con tecniche di rilassamento, meditazione, biofeedback immaginazione guidata, per limitare gli effetti sgradevoli della chemioterapia;
interventi di psicoterapia, per la riduzione del disagio psicologico e dell’isolamento sociale, il lavoro sull’affettività negativa, il miglioramento di uno stile di coping adattivo e un globale miglioramento della qualità di vita;
interventi di gruppo, per facilitare la condivisione e l’espressione di paure e angosce e adatti a fornire un adeguato sostegno emotivo, adattabili alle esigenze e alle specifiche situazioni, nell’ottica di valorizzare ogni contributo e la soggettività dei vissuti dei partecipanti.
Il tumore al seno ha un impatto psicologico importante sulla qualità di vita delle donne colpite, ma in molti casi l’atteggiamento delle pazienti rispetto alla possibilità di avvalersi di un supporto psicologico è di rifiuto. La ricerca evidenzia che i fattori associati alla domanda di aiuto psicologico includono:
caratteristiche psicologiche del paziente
aumento di ansia e di problemi relazionali dovuti al cancro
alti livelli di distress
mancanza di suporto familiare e di una rete sociale
giovane età
genere femminile
stile di coping depressivo
Coloro che rifiutano l’aiuto dello psicologo tendono ad essere più oppositivi o apprensivi e sembrano essere caratterizzati da una generale propensione a negare le difficoltà, a minimizzare i problemi e a reprimere le emozioni che sarebbero elicitate dalla psicoterapia. Una delle motivazioni fornite dai pazienti è che gli incontri con lo psicologo ricorderebbero loro di “avere il cancro”.
Il supporto psicologico specialistico può offrire al paziente la possibilità di condividere e rielaborare con un interlocutore esterno all’ambito amicale o familiare, formato all’ascolto e alla comunicazione, i sentimenti e le emozioni che si alternano nei cosiddetti momenti critici, sperimentando l’esperienza profonda di una relazione terapeutica definita dalla volontà dell’individuo malato di aprirsi sulla propria sofferenza perché qualcuno la contenga e lo aiuti nel difficile processo di attribuirvi un senso.
Luisa Del Nibletto