Luciana Di Nardo la Giovanna D’Arco teatina contro clientopoli al Comune di Chieti

luciana di nardoLa vicenda che tratteremo oggi “per non dimenticare” e affinché “quanto accaduto non avvenga mai più” risale alla Tangentopoli Teatina. Un tempo che sembra cronologicamente lontano, ma, che, in realtà, è attualissimo perché i suoi strascichi e diversi problemi irrisolti di Chieti,sono figli proprio di quell’epoca.

Si parla questa volta di assunzioni “addomesticate” negli enti pubblici ed in particolare al Comune di Chieti, che sono state scoperte grazie alle denunce di coraggiosi cittadini e alle rivelazioni di funzionari pentiti. Ammissioni che hanno messo in luce il sistema clientelare in voga nell’amministrazione Democristiana per inserire nei posti chiave della macchina amministrativa le persone “giuste”. Ed è quanto, secondo quanto sancito dai Giudici, sarebbe avvenuto per un concorso da procuratore legale del 1992, con una tecnica semplice ed antica, rivelando in anticipo a taluni candidati i titoli dei temi. In questo modo i favoriti avrebbero ottenuto il posto e ciò avrebbe consentito all’amministrazione democristiana targata “Buracchio” di mantenere ben saldo quel meccanismo clientelare costituzionalizzato al Comune di Chieti,come sottolineato dall’accusa. Il caso è stato denunciato grazie al coraggio dell’Avvocatessa Luciana Di Nardo di Chieti che potremmo definire la Giovanna D’Arco Teatina, una donna esempio di militanza civica, nota per il suo impegno associativo nel volontariato assistenziale  e animalista, ma sopratutto per le sue battaglie che nel corso degli anni Novanta del XX secolo ha portato avanti contro la “clientopoli” della Democrazia Cristiana  e successivamente a favore della riapertura delle mense scolastiche chiuse dall’allora amministrazione “Cucullo”, vicenda in cui ha assistito legalmente le famiglie che hanno fatto causa contro il Comune di Chieti, sempre a favore dei diritti dei più deboli. La Di Nardo, tra l’altro, è una cattolica – vegetariana, una “vegana etica”, molto sensibile al rispetto e alla valorizzazione della vita, dono di Dio in tutte le sue forme sia umane che animali. Quindi, è anche per il rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali per l’alimentazione, l’abbigliamento, lo spettacolo e per ogni altro scopo. Proprio per questo, collabora con diverse associazioni cattoliche caritative, animaliste e ambientaliste.
Ma, è soprattutto nota alle cronache abruzzesi per la sua coraggiosa battaglia contro “clientopoli” ed in particolare “concorsopoli”. Luciana, infatti, è molto sensibile ai temi degli abusi di potere, questo perché la sua vita è stata segnata da un sopruso in un concorso “pilotato” per una selezione per dei posti all’Ufficio Legale del Comune di Chieti, contro cui la battagliera avvocatessa ha fatto ricorso e vinto in giudizio, quando agli inizi degli anni Novanta era solo una giovane dottoressa in legge. Erano gli anni della Prima Repubblica, della “partitocrazia” che lottizzava ogni “poltrona” e anche quel concorso era stato “truccato”, come ammesso da diversi protagonisti della vicenda.
Di ombre sui concorsi banditi dal Comune di Chieti si era sempre parlato. Ombre di favoritismi, di prove pilotate, di assunzioni addomesticate . Ombre che hanno trovato corpo allorquando Luciana Di Nardo ha denunciato delle irregolarità verificatisi nelle prove d’esame del concorso per funzionari di VIII livello, settore area legale, che si svolse nei giorni 15 e 16 luglio del 1992, sotto la Giunta “Buracchio”.  Poi sono arrivate le confessioni di un funzionario pentito. Da tutto questo è scaturita un’inchiesta che ha visto imputati a vario titolo alcuni membri della commissione d’esame, ex amministratori e candidati, con accuse che vanno dall’abuso al falso. Dalle  varie sentenze dei Tribunali è emerso che il concorso era completamente truccato e pilotato. La Procura di Chieti aprì un fascicolo che finì davanti al Gip Alberto Iachini Bellisarii. Tra gli altri furono coinvolti l’allora Sindaco Andrea Buracchio e il suo Capo di Gabinetto Franco Pasquale che patteggiarono una pena. A tre anni di distanza, alle soglie della prescrizione, il rinvio a giudizio. Tra le fondi di prova c’è sicuramente la confessione del coimputato Franco Pasquale: agli inquirenti il funzionario comunale disse che due candidati ottennero le tracce dei temi che avrebbero costituito materia di esame. Dagli atti poi risulterebbe che l’iter prima del concorso si esaurì in soli 15 minuti, tempo troppo breve e entro il quale non avrebbe potuto mai svolgersi una procedura che si potesse considerare legale. Le ammissioni del Capo di Gabinetto del Sindaco furono fondamentali per ricostruire la vicenda e per permettere di capire, con le sue rivelazioni ai magistrati, come si svolgevano le cose a Palazzo d’Achille. Le rivelazioni di Pasquale furono confermate anche da altri: ai due avvocati vincitori del Concorso, un  professore membro della commissione  esaminatrice, passò la traccia prima dell’esame.  Tutto parti dal fatto che Luciana Di Nardo , come dichiarato anche dai Giudici, fu chiusa non si sa da chi, in un bagno durante la prova di esame probabilmente per farle perdere il concorso. Allora, ci fu la denuncia della Di Nardo che nelle sue dichiarazioni fu un vero e proprio fiume in piena. La denuncia di Luciana Di Nardo, esclusa seppur ritenuta idonea, innescò diversi processi penali tra giudici di primo grado, appello e cassazione, tutti conclusi a favore dell’avvocatessa. Il membro della commissione e i due vincitori del concorso che intanto avevano preso il posto al Comune di Chieti andarono a processo fino ad ottenere la prescrizione dei reati. Questo però non impedì alla avvocatessa Di Nardo di adire le vie civili per il risarcimento del danno. Luciana Di Nardo produsse una serie di prove, sopratutto pescando negli atti di indagine preliminare, nei processi e nella stessa sentenza di Corte di Appello civile di L’Aquila. A tal proposito, nella sentenza del novembre 2010 si evince che “l’avvocatessa Di Nardo – hanno scritto i giudici – ha prodotto un quadro probatorio univoco e concordante per poter ritenere la sussistenza delle gravi condotte illecite addebitate a tutti i convenuti in ordini al reato di abuso di ufficio, la cui commissione ha ingenerato, parallelamente, la invocata responsabilità” civile “al fine del ristoro dei conseguenti danni patrimoniali e non patrimoniali richiesti dalla danneggiata”.  I due procuratori dell’ufficio legale municipale, l’ex Sindaco Andrea Buracchio, il Capo di Gabinetto  Franco Pasquale, il Professore membro della commissione d’esame ed il Comune,vennero condannati a pagare i danni: 65 mila euro all’avvocatessa estromessa. Finalmente, giustizia per Luciana Di Nardo, la Giovanna D’Arco Teatina che ha avuto il coraggio di denunciare “clientopoli” e “concorsopoli” al Comune di Chieti e che oggi si candida in appoggio di D’Alfonso nella lista dei Socialisti in Provincia di Chieti per dare un esempio di moralità e onestà nella gestione della “cosa” pubblica,per non dimenticare affinché quanto avvenuto allora non si verifichi mai più.
TRATTO DA WWW.CENSORINOTEATINO.BLOGSPOT.IT

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