La cosa è tanto più grave in quanto in questo caso il silenzio riguarda un quesito posto da Teramo 5 stelle, una domanda semplice ma dirimente: la tariffa applicata ai cittadini del territorio provinciale per il servizio idrico è corretta o è gravata, sin dal lontano 2011, da un balzello illegittimo che pesa impropriamente sulle tasche dei teramani? In breve, i fatti. Il referendum del 12 e 13 giugno 2011 ha abrogato la norma che individua, tra gli elementi di calcolo della tariffa per il servizio idrico, quello dell’adeguatezza del capitale investito, con conseguente obbligo, per i gestori, di eliminare dalle bollette la voce “remunerazione del capitale investito”. Alcuni ATO non hanno dato alcun seguito all’esito del referendum, allineandosi con perfetta coerenza alla tradizionale idiosincrasia italiota per il rispetto della volontà popolare e trincerandosi dietro improbabili interpretazioni della norma o, nel migliore di casi, restando in attesa di istruzioni; Nel 2013, tuttavia, interviene sulla materia il Consiglio di Stato che ribadisce l’avvenuta abrogazione della norma con conseguente cancellazione di tutti gli articoli (compreso quello che fissa nel 7% della tariffa l’entità della voce incriminata) incompatibili con la volontà degli elettori orientata a “rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua”; Poco dopo si pronuncia sulla materia anche il TAR Toscana, annullando gli atti dell’ATO locale nella parte in cui continuano ad applicare l’onere finalizzato alla remunerazione del capitale investito. Interrogandosi su quanto potrebbe essere accaduto nella nostra provincia, Teramo 5 stelle accede agli atti prodotti dall’ATO n. 5 e deduce, tra paragrafi ambigui e frasi di dubbia interpretazione, che anche l’Ente teramano potrebbe essere caduto nella tentazione anti referendaria. Il 16 aprile chiede chiarimenti, con una nota breve e garbata, al Commissario Caputi, che avrebbe potuto rispondere con un laconico SI o NO. Ad oggi, nessuna risposta è pervenuta, nonostante siano ampiamente decorsi i termini di legge. Probabilmente l’Ing. Caputi è in tutt’altre faccende affaccendato, ma considerato il periodo di crisi, ai cittadini farebbe comodo sapere se possono chiedere il rimborso di eventuali somme indebitamente percepite dall’ATO o se, invece, non hanno alcun “salvadanaio” su cui poter contare. Teramo 5 Stelle, dal canto suo, aggiunge altri quesiti a quello già formulato. L’Ing. Caputi è stato nominato per garantire efficienza e trasparenza gestionale? L’Ing. Caputi ha una ragione per non rispondere ad una legittima richiesta di chiarimenti su una questione che investe l’intera collettività teramana? L’Ing. Caputi ha deciso di “buttare la spugna” e dimettersi, alla luce delle condizioni in cui versa l’ATO n. 5? Restiamo in attesa, fiduciosi. Teramo 5 Stelle Il Portavoce Gianluca Pomante