Lettera di un abruzzese disperato per il presidente della Regione

ChiodiGrazie alle spending review ai “danni dei poveracci”, come chiudere sedi lavorative di società disastrate da soggetti conosciuti e riconosciuti dalla Magistratura; chiudere gli occhi dinanzi alle denunce pubbliche e a volto scoperto di dipendenti che hanno avuto il coraggio di esporsi per rilasciare dichiarazioni di esperienze lavorative discutibili; lei, signor Presidente, non ha battuto ciglio.

Continua a stigmatizzare “il male” e per sillogismo scontato, si sta esercitando nel ribadire l’ovvio. Ma non si espone se non in “requisitorie” da fotogrammetria verbale, per non dire “equilibrismo dialettico”. Grazie a lei, presidente, gente come me, che comunque ha potuto contare in passato sul sostegno economico di “nonne e zie” a differenza di quei poveri parlamentari senatori onorevoli deputati che potrebbero lasciare la politica se questa non fosse più conveniente, si ritrova con la casa in vendita, l’oro disfatto e la sussistenza mensile del banco alimentare (e la cosa curiosa è che il lavoro l’ho avuto tramite il collocamento e non dalle segreterie politiche o sindacali). Fra poco avrà il piacere, se vuole, e credo che ne sarà estremamente felice, di vedermi, assieme alla mia famiglia, varcare la soglia del Restaurant “Caritas”: sarà mia consolazione offrirle una tazzina di caffè. Mi stia bene.

Domenico A.

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