Pescara. ‘La recente pubblicazione del Programma Nazionale esiti (PNE), che analizza i dati dell’attività e dei risultati degli ospedali pubblici e delle case di cura private del 2015, ha scatenato una serie di commenti e considerazioni non sempre condivisibili.
Come spesso accade, quando dati scientifici vengono utilizzati ed elaborati in maniera improvvida, il risultato cui si giunge, purtroppo, è di offrire al cittadino indicazioni non sempre coerenti con la realtà’.
Così il segretario Regionale Anaao (Associazione medici e dirigenti del Ssn), Filippo Gianfelice, in merito alle reazioni sulla recente pubblicazione del Programma Nazionale Esiti, che analizza i dati dell’attività e dei risultati degli ospedali pubblici e delle case di cura private abruzzesi del 2015.
‘Ricordo a tutti che il PNE è nato per gli addetti ai lavori con il compito di migliorare i percorsi diagnostici-terapeutici e ridurre la mortalità dei pazienti e non per fare classifiche o confronti fra ospedali; con queste finalità è uno strumento perfettibile, ma efficace. Come tutti i sistemi di valutazione basato su modalità di compilazione delle schede SDO di ciascun paziente, risente naturalmente della mancanza di flessibilità di alcuni indici, ma soprattutto di alcune carenze insite nel sistema come l’aggregazione dei dati nei rispettivi centri durante il percorso terapeutico effettuato.
E infatti dal PNE 2016 per l’Abruzzo si nota, rispetto al 2015, a fronte delle ristrettezze economiche dovute al piano di rientro, come sottolineato dal professor Mario Braga, coordinatore del progetto PNE, un sostanziale miglioramento delle performance, in termini di aumento delle prestazioni e di risultati, degli ospedali pubblici maggiori, cioè di quelli che effettuano almeno diecimila ricoveri l’anno (i quattro ospedali provinciali + OC di Avezzano), che nell’insieme curano circa il 75% dei pazienti acuti della regione.
Ma anche delle incongruenze macroscopiche, ben evidenti agli addetti ai lavori e fuorvianti per il cittadino comune, che elevano ad eccellenze realtà che brillano di luce riflessa, non avendo mezzi tecnici e strutturali per essere etichettate come tali. È l’esempio dei pazienti operati di bypass aorto coronarico e messi in carico ad Asl che non hanno la Cardiochirurgia, solo perché vi accedono all’inizio, o ancora l’esempio del trattamento delle patologie cardiache, dove il sistema PNE premia i centri che trattano pazienti con cardiopatie a basso rischio di mortalità, prevalentemente in ospedali Spoke, ed inviano pazienti in gravi condizioni cliniche o sindrome coronarica acuta nei centri cardiologici Hub con Emodinamica, penalizzando quest’ultimi che accolgono appunto nelle proprie strutture pazienti complessi ed ad alto rischio di mortalità.
Occorre quindi, riflettere prima di esprimere pareri catastrofici sulla sanità pubblica abruzzese, sia per evitare offese per quanti vi operano con impegno e dedizione sia per evitare false aspettative nel cittadino utente, o peggio, per indirizzarlo verso percorsi remunerativi solo per alcuni’, conclude.