Notaresco. È ancora in forse la ripresa della raccolta dei rifiuti nei comuni di Roseto, Giulianova e Bellante. I lavoratori della Sogesa decideranno questa mattina, nell’assemblea sindacale indetta all’inizio dei turni, se interrompere la serrata di sciopero. Mentre nei tre comuni i rifiuti ormai debordano dai cassonetti, ieri pomeriggio si è chiuso con un nulla di fatto l’incontro convocato d’urgenza dal prefetto di Teramo dopo la clamorosa protesta dei lavoratori della società che nella prima mattinata avevano bloccato l’ingresso della Teramo-Mare. All’incontro erano presenti i sindacati, i rappresentanti dei sei comuni Cirsu e i vertici di Sogesa. Assente invece il Cda del consorzio.
Nessun accordo per il pagamento degli stipendi, e secondo i sindacati “uno scenario molto negativo sulle prospettive” della società. Questo il risultato del vertice in prefettura, al quale questo pomeriggio potrebbe seguirne un altro che vedrebbe allo stesso tavolo il prefetto Soldà insieme a Cirsu e Sogesa. Il condizionale è d’obbligo, visto che per questo pomeriggio Sogesa potrebbe anche non esistere più.
Se Roseto ha in sostanza già deciso che non intende riaffidare il servizio alla partecipata del Cirsu, anche Giulianova e Bellante dopo il blocco di questi giorni sono vicinissimi alla revoca delle loro ordinanze con le quali nelle settimane passate avevano affidato i loro servizi dei rifiuti a Sogesa. Se domani i lavoratori dovessero incrociare nuovamente le braccia, “Giulianova dovrà prendere un’altra strada”, ha dichiarato l’assessore cittadino all’Ambiente Gabriele Filipponi all’uscita dell’incontro in prefettura. Dello stesso tenore la posizione del sindaco di Bellante Mario Di Pietro. “Se domani i rifiuti saranno ancora per strada sarò costretto a fare una nuova ordinanza”, ha ammesso Di Pietro. Senza più alcun cliente, Sogesa potrebbe dunque andare incontro alla liquidazione. “Se Bellante e Giulianova credono davvero all’incontro di domani [oggi pomeriggio, ndr] possono aspettare un altro giorno per scrivere le ordinanze”, è stato il commento di Domenico Daniele, del sindacato aziendale.
Tutto dunque è appeso a un filo che ogni giorno in più si fa sempre più sottile. E mentre scade il 30 giugno l’ultimatum con cui il Cirsu ha chiesto ai suoi soci un piano di rientro del loro debito, in assenza del quale per il consorzio si aprirebbe lo spettro della liquidazione, ieri pomeriggio i sei comuni hanno nicchiato sulla possibilità di voler immettere liquidità fresca per il nuovo piano presentato dal Cirsu. Nel corso dell’incontro è stata infatti prospettata la possibilità che i sei comuni inizino il pagamento del venti per cento delle somme dovute, ma secondo alcuni dei presenti anche questa ipotesi sarebbe stata scartata.
“Comprendiamo pienamente il complicato periodo che stanno attraversando” i lavoratori, ha affermato nel pomeriggio il Cda del Cirsu con un comunicato. Il Cda si è detto “vicino” agli operai, e ha fatto sapere che “la società persevera nell’impegno di cercare di risolvere i problemi di propria competenza, che sono meramente di natura finanziaria e unicamente dovuti ad oggi non ancora riscossi”.