L’Aquila. Sta diventando virale nelle ultime ore sui social network il video di stamattina nel quale Luciano D’Alfonso allontana in malo modo dalla propria postazione il consigliere del M5S Sara Marcozzi, che assieme ai suoi colleghi di partito stava inscenando una protesta riguardo la mancata trasparenza da parte della Giunta Regionale su alcune questioni.
Il gruppo consiliare del M5S ha abbandonato i lavori del Consiglio regionale annunciando la non partecipazione alla sessione di Bilancio.
Questo, si spiega in una nota per la reazione del presidente, Luciano D’Alfonso, che nel corso della protesta con l’occupazione degli scranni del governo regionale, “ha spintonato il consigliere Marcozzi” e per la mancata consegna di documenti legati al bilancio e alla legge di stabilità.
“Alla nostra azione dimostrativa a tutela dei soldi degli abruzzesi è seguita una azione violenta da parte del Presidente Luciano D’Alfonso. Abbandoniamo l’aula perché non ci sono stati consegnati i capitoli di bilancio, dunque non c’è niente di cui discutere.
Il Gruppo Consiliare esprime solidarietà alla collega Sara Marcozzi, unica donna in Consiglio”, conclude la nota.
La propensione alla prepotenza di D’Alfonso è nota, soltanto il suo esercito di lacchè fa finta di non vederla.
Più che la gag con la Marcozzi mi preoccupa il fatto che il Presidente ha cancellato di fatto, modificando il regolamento con la complicità del centrodestra, la democrazia in Regione.
Infatti non è più possibile neanche minacciare l’ostruzionismo e quindi imporre alla maggioranza di confrontarsi seriamente visto che con la norma dalfonsiana in qualsiasi momento il Presidente può presentare un emendamento che fa decadere tutti quelli dell’opposizione.
Mai nessuno ha avuto tanto potere in Regione di fare e disfare ma D’Alfonso non riesce a combinare niente lo stesso.
La mancanza di stile nell’affrontare la non certo dura protesta grillina dà l’idea di quanto D’Alfonso sia insofferente verso le critiche e soprattutto nervoso per gli scarsissimi risultati del suo governo regionale.
Camillo D’Alessandro, fedele difensore dell’indifendibile, omette di riferire che il M5S, durante i lavori delle commissioni, ha chiesto per settimane che le voci di bilancio fossero consegnate a tutti i consiglieri. Ci sono i verbali delle sedute di commissione che lo provano. Richieste da noi reiterate in commissione fino allo sfinimento, ma ignorate dai componenti della Giunta e da una maggioranza sorda e antidemocratica. Le nostre proposte migliorative per il bilancio sono contenute nei 1400 emendamenti depositati, qualora il Governo, come dovrebbe fare un’amministrazione trasparente, ci avesse consegnato le singole voci per permettere a noi e agli abruzzesi di capire come e quando verranno spesi i loro soldi.
Inoltre, non afferma il vero in tema di D.Lgs 118/2011, il quale, se è vero che predispone l’uniformità nelle modalità di redazione del bilancio in tutte le regioni, non vieta affatto la conoscibilità dei capitoli ai consiglieri. Anzi, dalla lettera della norma si evince che i capitoli debbano essere contenuti all’interno del c.d. macroaggregato da trasmettere ai consiglieri. Tanto è vero che in Veneto, Lazio e Friuli V. G., solo per citare qualche esempio, le rispettive Giunte hanno fornito la documentazione completa dei capitoli di spesa. Addirittura in Piemonte l’applicazione della nuova forma di redazione di bilancio è stata rinviata all’anno prossimo.
A ulteriore conferma, su richiesta del M5S, lo scorso 31 luglio, il Collegio delle Garanzie Statutarie ha emesso il parere n. 5 del 2015 dal quale si evince che l’accesso ai capitoli di spesa e al SIC (sistema informativo contabil e), non soltanto costituisce prerogativa dei consiglieri ma “dovere dell’ufficio (…) il diniego di accesso al S.I.C. o il prolungato indugio nel rilascio delle credenziali a ciascun consigliere, appaiono suscettibili di creare pericolose asimmetrie informative tra Giunta regionale (e conseguente, maggioranza che la sostiene) e consiglieri dell’opposizione, venendo a configurare un ingiustificabile vulnus allo stato costituzionale dell’opposizione e, conseguentemente, allo stesso principio democratico”.
Questi sono i fatti. Tutto il resto è propaganda.
Il M5S legge e studia statuto, regolamento e leggi vigenti, ma a differenza di altri, ne chiede anche la rigorosa applicazione.
L’accusa di “violenza” mossa nei nostri confronti, da D’Alessandro e dal capogruppo PD Mariani, è risibile e smentita dai video che “spopolano sul web” che sono stati girati, non da noi o dai nostri collaboratori, ma dalla stampa presente in aula. Altri sono stati i personaggi che hanno messo in atto condotte di intimidazione e violenza. Condotte da noi subite e non certo provocate.
La rete, organo di divulgazione non controllato e controllabile, che tanto infastidisce l’establishment, racconta la realtà dei fatti. Capiamo che questo possa dar fastidio, ma è tempo di farsene una ragione.
L’irresponsabilità risiede solo nell’occultamento dei documenti ai cittadini, nella mancanza di condivisione e trasparenza. Ci interroghiamo ancora sul perché di tanto mistero su come la Giunta regionale spenderà i soldi degli abruzzesi.