Emendamento governativo anti Ombrina, in tanti sul ‘carro dei vincitori’

Pescara. “Da diversi giorni avevo anticipato in Abruzzo anche davanti ai petrolieri riuniti in Abruzzo in Confindustria che il mese di dicembre non sarebbe stato un mese neutro dal punto di vista della produzione normativa e a garanzia della qualità del mare non solo abruzzese ma anche del cosiddetto mare blu che sta a a cuore anche all’Europa”.

Lo ha detto il presidente della Regione Luciano D’Alfonso parlando della vicenda Ombrina Mare e dell’emendamento presentato dal Governo alla Legge di Stabilità che vieta le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa. E non solo. L’ emendamento, ha sottolineato il governatore, “soprattutto porta a morte giuridica Ombrina”.

“Dopo un’intensa attività di colloquio competitivo con le Regioni del Mezzogiorno e anche con il presidente della Conferenza Bonaccini ed io, che ho seguito e accompagnato il lavoro dal luglio del 2015, abbiamo fatto sì che il Governo – ha riferito D’Alfonso – potesse presentare un emendamento correttivo e abrogativo che ripristina la competenza in capo alle regioni, che toglie la strategicità per l’ approvvigionamento energetico petrolifero e che allontana oltre le 12 miglia le attività di ricerca e che poi soprattutto porta a morte giuridica Ombrina.

Allora su questo fronte – ha aggiunto il presidente – dico che la comunità ha fatto la comunità, il popolo ha fatto il popolo che prende iniziativa e le istituzioni e l’Ordinamento hanno fatto il loro lavoro e noi come Regioni abbiamo preso l’iniziativa dell’attività referendaria e abbiamo fatto valere questo valore facendo in modo che il sistema del Governo centrale si accorgesse di quanto stava a cuore al popolo e alla comunità.

Mi era stato chiesto di fare la funzione della comunità che si metteva in cammino per protestare e manifestare e io ho invece ho voluto declinare in termini di ordinamento la competenza che ha una regione, facendo un’alleanza di regioni e convincendo anche la Conferenza delle Regioni e dialogando con Palazzo Chigi e i ministeri competenti”.

‘Una vittoria di tantissimi abruzzesi che ci hanno creduto fino in fondo. Una vittoria della mobilitazione, ma anche di chi nelle istituzioni ha proceduto imperterrito verso l’affermazione del modello di sviluppo sostenibile della nostra regione. Una vittoria dei nostri parlamentari, come Gianni Melilla, che si sono strenuamente battuti a Roma per affermare le ragioni dell’Abruzzo’.

Così in una nota il Sottosegretario alla Giunta regionale, con delega all’Ambiente, Mario Mazzocca, commenta la notizia sull’emendamento. “Una vittoria dei cittadini – ha proseguito Mazzocca – e della loro guida istituzionale, il Presidente D’Alfonso, costruita meticolosamente, passo dopo passo, dal “Manifesto di Termoli” del luglio scorso fino alla coraggiosa scelta referendaria. Una vittoria di chi, nei giorni scorsi, si è attivamente speso per un futuro sostenibile nella recente Conferenza ONU di Parigi su Clima ed Energia.

Una vittoria di chi, come noi, si è messo umilmente e spassionatamente al servizio dell’Abruzzo, come il costituzionalista Prof. Enzo Di Salvatore che fin dall’inizio ha contribuito in maniera determinante alla costruzione di una strategia vincente, strategia che ha consentito di definire natura e consistenza di un quadro politico ormai politicamente non più sostenibile da parte del governo centrale. 12 Regioni che si esprimono in maniera netta ed inequivocabile contro le scelte del governo in materia energetica, 10 delle quali optano massivamente ed in maniera convinta per il deciso avanzamento della proposta referendaria, sono fatti che hanno avuto una rilevanza estrema ed un peso evidentemente determinante.

È oltremodo evidente, infatti, – ha aggiunto il Sottosegretario – che gli emendamenti del Governo hanno il fine di evitare la consultazione referendaria ormai prossima. Tant’è che le modifiche normative, a suo tempo inserite nei sei quesiti, sarebbero pedissequamente riproposte nella approvanda legge di Stabilità 2016, con la sola esclusione della limitazione della durata delle concessioni in mare. Se il Parlamento accoglierà gli emendamenti del governo, si avranno: il blocco dei procedimenti in corso entro le 12 miglia; l’eliminazione della dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere; la cancellazione del vincolo preordinato all’esproprio della proprietà privata già a partire dalla ricerca degli idrocarburi; la limitazione delle attività di ricerca e di estrazione attraverso l’eliminazione delle proroghe; la garanzia della partecipazione degli enti territoriali ai procedimenti per il rilascio dei titoli.

Approvati gli emendamenti, – ha concluso – anche il discusso progetto petrolifero “Ombrina mare” verrebbe definitivamente bloccato, al pari di quelli per le ricerche di gas e petrolio nell’Adriatico in favore della Spectrum Geo, che interessano circa 30mila kmq di mare Adriatico. Approvato gli emendamenti, sperando non vi siano improbabili ma possibili colpi di coda pro-Ombrina (lo stesso Governo emendante dovrebbe soprassedere alla firma del decreto concessorio !), è ora e tempo che si apra una vera discussione sul futuro energetico del nostro Paese, dalla quale scaturisca una disciplina organica e sistematica del settore tesa a favorire una spedita transizione energetica”.
Si é trattato di una alleanza perfetta che ha portato – ha concluso D’Alfonso – ad un risultato che il ministro delle Riforme ha presentare un emendamento abrogativo rispetto al portato della vecchia legge Sblocca Italia. Una vecchia legge che é già stata oggetto di attivazione referendaria.

Ecco perché siamo arrivati a questo risultato ed é per questo che il 9 dicembre io ho dichiarato che il mese di dicembre non sarebbe stato neutro sul fronte dell’approvvigionamento normativo del sistema Paese.

Qui hanno lavorato i cittadini del popolo e le istituzioni, ed é questo che ha portato un grande risultato e ora noi saremo a guardiania della tutela del mare blu esattamente come dice la strategia della Macro Regione Adriatico-Ionica, perché non potevo consentire che in Europa si dicesse una cosa e in Italia se ne facesse un’altra opposta”.

“La notizia della predisposizione di un emendamento governativo alla legge di stabilità che, se approvato come appare molto probabile, introdurrebbe il divieto di trivellazione entro le dodici miglia dalla costa e bloccherebbe quindi il progetto Ombrina, è una vittoria nostra, un passo ulteriore compiuto da cittadini e istituzioni abruzzesi, a cominciare dalla Commissione Territorio che presiedo, verso l’affermazione per la nostra regione di un modello di sviluppo basato sulla valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio”.

Lo afferma il Presidente della Seconda Commissione, Pierpaolo Pietrucci.

“Il governo afferma un divieto che avevamo proposto tramite legge regionale, e sul quale lo stesso esecutivo aveva fatto ricorso alla Consulta. Un ravvedimento significativo, un riconoscimento della giustezza delle nostre battaglie e delle nostre posizioni, avvenuto anche grazie all’impegno costante dei nostri parlamentari, che ringrazio. A dispetto di chi affermava la tesi della boutade mediatica, è la dimostrazione che la strategia delle iniziative legislative “disperate” condotte assieme all’assessore Mazzocca tanto disperata non era, e lungi dall’essere inutile si è rivelata decisiva, inducendo l’esecutivo in cui il mio partito svolge un ruolo baricentrico a un responsabile passo indietro. Tanto più sensato oggi, alla luce dell’accordo conseguito a Parigi sulla strategia da opporre ai cambiamenti climatici a livello globale che sarà per forza di cose nel segno della riconversione dell’economia a paradigmi ecosostenibili e di una progressiva smobilitazione delle fonti fossili e quindi, logicamente, della rinuncia alle trivellazioni in mare. Stesso impegno e stesso spirito di iniziativa dobbiamo continuare a produrre contro il gasdotto Snam. La vittoria ci dà maggiore forza e fiducia per affrontare questa battaglia, che – conclude – è cruciale per tenere saldo il nostro orientamento verso un modello di sviluppo diverso, di qualità, per l’Abruzzo”

“Come da noi sostenuto da sempre e ora ammesso dal Governo- continuano gli ambientalisti – già nel 2012 era stata compiuta dal Governo Monti una intollerabile forzatura (con l’art. 35 del decreto legge 83/2012) con la sanatoria delle procedure autorizzative in corso anche per attività offshore di prospezione ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare che insistessero nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa istituita per legge.

Ora questo errore è stato corretto tardivamente dal Governo Renzi facendo salvi suolo i titoli concessori già rilasciati. Inoltre, con i suoi emendamenti il Governo ammette che queste attività non potevano essere considerate “strategiche” e quindi godere di procedure accelerate che non consentono trasparenza nelle decisioni, partecipazione e informazione per i cittadini e intese forti con le Regioni, come era stato imposto dal Governo Renzi con il Decreto Sblocca Italia (comma 1 dell’art. 38 del decreto legge n. 133/2014) e che era sbagliato prevedere che le concessioni trentennali per le trivellazioni potessero essere rinnovate anche per più decenni, costituendo non un diritto acquisito a termine ma una servitù senza limiti di tempo (comma 5 del decreto legge n. 133/2014).”

La mobilitazione delle associazioni ambientaliste (FAI, Greenpeace, Legambiente; Marevivo, Touring Club Italiano e WWF), del movimento No Triv, che hanno sollecitato e appoggiato, le iniziative delle Regioni, che hanno prima impugnato di fronte alla Corte Costituzionale l’art. 38 dello Sblocca Italia (sette Regioni) e poi promosso il referendum sull’art. 35 del dl 83/2012 e sull’art. 38 del dl 133/2014 (dieci Regioni) ottiene un primo importantissimo riconoscimento.

Proprio lo scorso 26 novembre la Corte di Cassazione aveva dichiarato l’ammissibilità dei quesiti referendari e a gennaio 2016 si attendeva il vaglio della Corte Costituzionale. Un risultato importante a seguito anche della grande mobilitazione internazionale contro le trivellazioni e le fonti fossili e per il clima,

“Questo dimostra quanto improvvisate e strumentali fossero le norme pro-petrolieri, che hanno messo a rischio l’ambiente marino e le economie del mare (turismo e pesca), pur di andare a sfruttare giacimenti che non risolvono i nostri problemi energetici (le riserve petrolifere individuate nei nostri fondali coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per 7 settimane). Ora, dopo gli impegni assunti a Parigi, ci auguriamo che il Governo abbandoni la ricerca selvaggia e improduttiva agli idrocarburi e butti nel cestino la Strategia Energetica Nazionale (SEN), pro-fossili, prendendo finalmente la strada maestra di un Piano per il clima e l’energia che punti alla de carbonizzazione dell’economia. Le scelte energetiche, per i loro importantissimi effetti che hanno sul clima, non possono essere gestite con norme spot contraddittorie, ma meritano di essere inserite in un disegno più organico”, dicono gli ambientalisti.

Gli emendamenti governativi che introducono i nuovi commi da 129-bis a 129 quater al testo della Legge di Stabilità 2016 all’esame della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, a parere degli ambientalisti, non accolgono pienamente quanto chiesto dalle Regioni: 1. perché, abrogando interamente il comma 1-bis dell’art. 38 del decreto Sblocca Italia, prevedono la cancellazione del Piano delle aree dove svolgere le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi non consentendo di fatto lo svolgimento della Valutazione Ambientale Strategica sul disegno complessivo di Governo e petrolieri ma rimandando all’esame caso per caso; 2. perché mantengono il periodo di 6 anni per le attività di ricerca derivanti dal titolo concessorio unico.

“La lotta di base dei cittadini è il cuore del possibile successo nella campagna contro Ombrina; tutto parte dall’impegno civico della cittadinanza attiva” così il Coordinamento No Ombrina commenta in conferenza stampa quello che sta avvenendo ora in Parlamento con la presentazione da parte del Governo dell’emendamento sugli idrocarburi.

Il progetto Ombrina è avversato da otto anni dai cittadini in ogni modo possibile, dalle raccolte di firme alle osservazioni sulle procedure di V.I.A., dalle grandi manifestazioni di Pescara con 40.000 persone e Lanciano con 60.000 persone alla miriade di incontri in Abruzzo e in Italia, dai sit-in davanti al Ministero dello Sviluppo Economico e al Consiglio regionale fino alle conferenze stampa in Parlamento. Se vittoria sarà, è stato in primo luogo il popolo abruzzese a meritarsela con una partecipazione senza eguali ad una lotta che sembrava impari.

Un’intera comunità si è messa in marcia, studiando migliaia di documenti, elaborando proposte, contestando duramente chi voleva imporre un progetto surreale. Un’attività capillare resa possibile da decine di migliaia di persone, da chi ha semplicemente condiviso un post sulla sua bacheca fino agli attivisti che hanno dedicato un impegno quotidiano. Senza questo civismo non ci sarebbe stato nulla e il Governo avrebbe avuto gioco facile. Vogliamo ricordare, giusto per fare un esempio, che alla prima assemblea preparatoria della manifestazione di Lanciano parteciparono 500 persone, da semplici cittadini agli amministratori! La politica, spronata dai cittadini, si è attivata, sempre dal basso, a partire dai sindaci fino ad arrivare in regione e nelle stanze romane più ovattate risalendo la filiera del potere. Tutti gli strumenti messi in campo in questi anni dalle istituzioni sono scaturiti e hanno tratto forza dall’azione popolare. Qualsiasi cosa accada, è una vicenda che ha segnato e sta segnando la storia della regione e del paese.

Per il Coordinamento No Ombrina in questi giorni, nell’ultimo metro, non bisogna abbassare la guardia. Da un lato l’iter parlamentare dovrà essere seguito fino all’approvazione della Legge di Stabilità per verificare che l’emendamento sia approvato e magari anche migliorato, ad esempio ripristinando il Piano delle Aree con la partecipazione delle regioni. Dall’altro bisognerà stare attenti alle mosse del Ministero dello Sviluppo Economico sull’iter del procedimento amministrativo del progetto Ombrina mare. Ricordiamo che il prossimo 31 dicembre 2015 scade il termine di validità del titolo minerario oggi in possesso della Rockhopper, il Permesso di ricerca. Nel passato, anche recente, abbiamo assistito alla proroga della vigenza da parte del Ministero, con procedure molto discutibili. La decadenza del permesso di ricerca il prossimo 31/12/2015 deve essere la naturale evoluzione di quanto sta avvenendo, ponendo la parola fine a questa vicenda.

E’ comunque ovvio che la mobilitazione deve continuare anche per i tanti progetti collegati agli idrocarburi che ricadono fuori le 12 miglia e sulla terraferma visto che tutti gli scienziati considerano ormai indispensabile lasciare gli idrocarburi nel sottosuolo. Le fonti fossili stanno bene solo nei musei! Ricordiamo che appena oltre il limite delle 12 miglia, di fronte a Pescara e alla costa teramana, giusto per fare un esempio, ci sono due richieste di permessi di ricerca della ENEL Longanesi che coprono aree immense, ben 150.000 ettari di mare. Domani in comitato VIA della Regione si discute del metanodotto Larino-Chieti, utile solo a collegare eventuali nuovi pozzi con gli stoccaggi. Poi abbiamo il grande metanodotto SNAM che attraversa l’Appennino e le aree sismiche della regione. I due stoccaggi in progetto di S. Martino sulla marrucina e di S. Benedetto del Tronto. Tutte iniziative che fanno parte della strategia di trasformare l’Abruzzo in un distretto minerario e l’Italia in una piattaforma logistica per trasferire il gas verso il nord Europa senza alcun beneficio per i cittadini e per il profitto di società multinazionali.

Il vero obiettivo è l’abbandono delle fonti fossili che stanno uccidendo il Pianeta. Per questo la mobilitazione continua, collaborando e scambiando esperienze con tutti i comitati e i cittadini che in Italia e nel Mediterraneo si stanno adoperando dal basso per cambiare in meglio la realtà.

 

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