Contrariamente a quanto molti pensano, la marijuana non migliora affatto le prestazioni sessuale. Gli adolescenti che ne fanno uso, infatti, possono soffrire di alterazioni della sessualità.
Questi, in estrema sintesi, i risultati di uno studio condotto nell’ambito di un progetto di prevenzione andrologica promosso dall’Università di Padova e dalla Fondazione Foresta Onlus. I risultati sono stati presentati oggi a Padova in una conferenza stampa. Lo studio è stato svolto su 893 studenti delle scuole medie superiori di Padova e provincia. Dai risultati è emerso che il 48 per cento degli intervistati dichiara di aver avuto esperienze con la marijuana con frequenza sporadica il 40 per cento, almeno una volta al mese il 20 per cento, almeno una volta a settimana il 25 per cento, e una volta al giorno il 12 per cento.
L’identikit dei giovani che consumano marijuana almeno settimanalmente è caratterizzato da giovani che nel 100 per cento dei casi sono medi e forti fumatori di sigarette, medi a forti consumatori di alcolici. Dal punto di vista andrologico questo gruppo di soggetti, presenta alterazioni della sessualità, caratterizzate soprattutto da disfunzione erettile (5,7 per cento contro 1,8 per cento dei non consumatori), eiaculazione ritardata, 4 per cento contro lo 0,6 per cento dei non consumatori.
Le caratteristiche seminologiche dei consumatori di marijuana suggeriscono invece una significativa riduzione del numero degli spermatozoi e della loro motilità e morfologia. I risultati di questo studio dimostrano come la marijuana, ma probabilmente lo stile di vita dei consumatori abituali di marijuana (alcool, fumo ecc) disegna un identikit di un giovane che già a diciotto anni determina delle alterazioni del sistema endocrino, riproduttivo e sessuale.