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Acqua del Gran Sasso, la sfortuna dei teramani: la lettera

Una volta i teramani avevano a disposizione la grande riserva d’acqua derivante dal più importante “massiccio carbonatico”, costituente il complesso montuoso del Gran Sasso, il più importante dell’Appennino.

 
La montagna conteneva nelle sue viscere una specie di autoclave, che riforniva una miriade di sorgenti che sgorgavano da ben oltre i mille metri fino alla base dove si abbarbicano i tanti paesi montani dei due versanti est-ovest. Tutto ciò fino a quando non fu abbattuto l’ultimo “diaframma” di roccia che la costruzione del doppio traforo autostradale, prevedeva. Quel giorno il getto violentissimo del “colpo d’acqua”, manifestò l’irruente pressione di oltre 60 atmosfere, pari ad una colonna d’acqua di oltre 600 metri !

 

 
Da allora “la depressione”portata fino a qualche decina di atmosfere, è rimasta e mantenuta tale, depauperando una pletora di sorgenti attorno alla quota 1000 e 1500 mt s.l.m. per un arco ampio del versante teramano e non solo.
L’acquifero contenuto dentro le cavità carsiche del massiccio, (l’autoclave), non può essere più riempito, pena il cedimento di alcuni tratti delle volte (estradossi) dei trafori autostradali della A 24!
Fino ad oggi una piccola parte della perdita del potenziale dell’acquedotto, è stata recuperata all’interno dei saloni dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare),ma fra non molto non sarà più attingibile perché la Direzione dei Laboratori ha dato “lo sfratto” all’Ente Acquedottistico Ruzzo (anziché proteggere questo attingimento, come era da tempo previsto) per gli eventuali rischi di inquinamento da sversamenti accidentali di liquidi che dovessero verificarsi durante gli esperimenti che il Laboratorio conduce, come è già accaduto con lo pseudo cumene.

 

 

Pertanto, il Ruzzo dovrà fare affidamento sugli attingimenti del lago artificiale ENEL di Piaganini, in cui oltre ai rilasci derivanti dal funzionamento degli impianti idroelettrici di S. Giacomo con apporti provenienti dai bacini artificiali sovrastanti di Provvidenza e Campotosto, si aggiungono le portate superficiali del fiume Vomano e affluenti, portatori anche degli scarichi fognari dei comuni di Fano Adriano, Pietracamela, Crognaleto, con le loro frazioni, infine la frazione di Ortolano del Comune di Campotosto (AQ), caratterizzata da grossi allevamenti di bestiame.

 

 

Comuni montani in gran parte spopolati, contrassegnati da numerose frazioni come Crognaleto, senza depuratori o nelle rare dotazioni “in servizio” con sistemi inadeguati ma, soprattutto, non gestiti secondo la norma. Comuni contraddistinti da un pendolarismo “verticale” con i ritorni di fine settimana e “orizzontali” per i ritorni stagionali dei naturali originari, ormai residenti in altri comuni e o province.

 

 

Ciò comporta, specie per quest’ultima tipologia, un sovraccarico negli scarichi durante l’estate, sulle acque superficiali di fossi e torrenti adducenti sull’asse del fiume Vomano, con depositi che si accumulano a ridosso dello sbarramento sul lago di Piaganini. Si ricorda che gli smelmamenti periodici, operati in passato dall’Enel, comportano specifici trattamenti, soprattutto per l’abbattimento della carica microbica dei fanghi. Nel passato sono state ripescate anche carcasse di grandi animali !
Ora si attendono i “miracoli” della depurazione che il Ruzzo si appresta a potenziare nelle Piane di Collevecchio di Montorio, allo scopo di somministrarci, a caro prezzo, un pessimo surrogato di quella che è stata l’acqua dell’Acquedotto del Ruzzo, glorioso vanto della provincia teramana e non solo. Ma non basta, si tenta di affermare una forsennata logica, quella di fare ricorso ad altri attingimenti nella penuria, senza premurarsi di formulare uno straccio di “bilancio idrico”, per la valutazione delle perdite e la qualità della gestione, rincorrendo invece la compensazione delle perdite con “sempre” nuovi attingimenti. Senza dotare la costa adriatica, da sempre afflitta dalla penuria di acqua nel periodo in cui è più richiesta, di adeguati serbatoi, “volano” di accumulo notturno e distribuzione diurna, soddisfacendo così una esigenza ultra trentennale !
Infine, e non da ultimo, il Ruzzo deve affrontare e programmare i progetti realizzativi, partendo dai nuovi insediamenti lungo la costa, della “Rete duale” in cui somministrare, ad esempio, l’acqua di Piaganini, per i servizi igienici, l’acqua sorgiva del Ruzzo, per gli usi potabili, con grande soddisfacimento di esigenze da tempo attese e per l’antica aspettativa di tornare a bere la buona acqua !

Piero Angelini
Coordinatore Gruppo Acqua ed Energia
Mountain Wilderness Abruzzo