Il match di Jannik Sinner contro Andrey Rublev ha lasciato pesanti strascichi tra gli addetti ai lavori: polemica dura.
Tutta l’Italia del tennis si sta facendo trascinare dalle imprese di Jannik Sinner, che con la vittoria ottenuta contro ha raggiunto la storica finale degli Australian Open.
Ma facciamo un passo indietro, torniamo ai quarti di finale, gara contro Andrey Rublev. Il match, condotto con sicurezza dall’altoatesino a parte la piccola parentesi nel tie-break del secondo set – momento di impasse brillantemente superato con un parziale di 6-1 che ha annichilito mentalmente il russo -, ha vissuto anche degli istanti di tensione quando l’azzurro si è toccato i muscoli addominali. Qualcuno ha addirittura pensato alla stessa ‘sindrome’ di Matteo Berrettini.
Che proprio a causa dei dolori localizzati nella parte in oggetto, aveva abbandonato tra le lacrime le ATP Finals nel 2021 nonché il torneo di Monte-Carlo nella scorsa primavera. Lo stesso numero 4 del mondo ha comunque portato a termine senza problemi il match, rassicurando poi tutti in conferenza stampa. Dichiarando di aver probabilmente solo mangiato qualcosa che gli era rimasto indigesto. Ad ogni modo l’incontro con il rivale moscovita ha lasciato comunque altri argomenti extra tecnici di cui parlare.
Lo ha fatto, come al solito senza troppi peli sulla lingua, Paolo Bertolucci, una delle leggende del tennis italiano. Oggetto della sua invettiva un qualcosa che aveva già scatenato polemiche infinite nel recentissimo Masters 1000 di Parigi-Bercy. Quando il nativo di San Candido si ritirò per evitare di incorrere in un possibili infortuni.
Ricordiamo meglio cosa accadde dopo la vittoria di Jannik contro Mackenzie McDonald, nel match di sedicesimi di finale del torneo indoor più prestigioso del circuito. L’incontro, già iniziato tardissimo, finì alle 2:37 della notte. Gli organizzatori avevano poi fissato la partita di ottavi di finale alle 17 del giorno successivo, scatenando già delle polemiche preventive contro la miopia di chi aveva in mano le sorti del palinsesto.
Lo staff dell’azzurro e lo stesso tennista decisero saggiamente di ritirarsi dalla kermesse, per preservare il fisico del campione da uno stress eccessivo. Anche a Melbourne l’altoatesino ha rischiato, se non di giocare due match nel giro di 15 ore, quanto meno di fare le ore piccole nella notte australiana. Come sottolineato da Bertolucci, anche stavolta qualcosa è andato storto nella programmazione degli orari.
“Gli organizzatori sono riusciti nell’assurda impresa di far iniziare un quarto di finale di un Major alle 23. Ma neppure la loro folle programmazione ha interrotto la corsa di Jannik verso le fasi successive degli Australian Open“, ha detto l’ex tennista, intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.