L’ex allenatore di Roma e Lazio ha rivelato di essere gravemente ammalato di cancro. Una scoperta fatta in modo assurdo, ecco cosa è successo.
Sven-Göran Eriksson ha il cancro. Lo ha rivelato lui stesso durante un’intervista a una radio svedese. Il mondo del calcio internazionale è scosso per la rivelazione del tecnico che nel nostro Paese ha allenato a lungo.
Eriksson ha iniziato prestissimo la sua carriera di allenatore: a soli 27 anni, nel 1976, allenando la squadra svedese del Degerfors, trampolino di lancio per team più blasonati come l’IFK Göteborg e il Benfica. Nel 1984 il tecnico classe 1948 è sbarcato in Italia per allenare la Roma (con la quale ha vinto quattro coppe Italia, record condiviso con Mancini e Allegri).
Successivamente ha allenato altre squadre del massimo campionato italiano, Sampdoria e Fiorentina, e in ultima la Lazio. Con la squadra romana ha centrato lo storico scudetto del 1999-2000 (oltre a una Coppa delle Coppe e a una Supercoppa Uefa). La notizia della sua malattia ha colpito tutti gli appassionati del pallone. A raccontare di avere un tumore è stato come detto lo stesso Eriksson, che ha anche rivelato come ha scoperto di essersi ammalato.
Sven-Göran Eriksson, come ha scoperto di avere un cancro
Un cancro inoperabile al pancreas: è questa la tipologia tumorale che ha colpito il tecnico svedese. Eriksson lo ha rivelato alla radio svedese P1 durante una trasmissione durante la quale ha raccontato anche di come si è accorto del tumore.
I problemi di salute che hanno costretto Eriksson a dimettersi da direttore sportivo del Karlstad Football si sono manifestati durante una seduta di corsa. «Sono collassato improvvisamente mentre facevo una corsa di cinque chilometri», ha raccontato il tecnico svedese. «Dopo un consulto medico ho scoperto di avere avuto un ictus e che avevo già un tumore. Non so da quanto tempo, forse un mese, forse un anno», ha dichiarato Sven-Göran Eriksson.
«Tutti avevano capito che non stavo bene, immaginavano fosse cancro e lo è. Devo lottare finché potrò», ha aggiunto lo svedese, 75 anni. L’allenatore che in carriera ha guidato anche la nazionale inglese si è soffermato anche sulla prognosi datagli dai dottori: «Nel migliore dei casi un anno o anche di più, nel peggiore anche meno». Anche se in realtà, ha spiegato subito dopo, «nessuno può esserne sicuro con certezza, è meglio non pensarci».
Malgrado la grave malattia il mister non ha perso la voglia di pensare al positivo per non perdersi nelle avversità e cercare di «ricavare comunque qualcosa di buono da questa esperienza».