Teramo. “Io sono rispettato dovunque, ma a Teramo no. Nel corso dell’ultimo anno ho ricevuto tantissimi attacchi gratuiti, attacchi che mi sono stati mossi per il fatto di essere editore di un’emittente televisiva “scomoda”. Ci hanno detto che siamo il gruppo dei canzanesi, dimenticando che il mio paese di origine (NdR: Canzano) dista appena dieci chilometri dal capoluogo. Ci hanno detto che non siamo professionisti, che siamo un gruppo di dilettanti….e su questo posso anche essere d’accordo, perché noi veniamo dal basso, ci siamo creati da soli, lavorando sodo e senza rubare nulla a nessuno.
Coloro che mi hanno attaccato si sono assunti una grandissima responsabilità: la mia dignità è un valore imprescindibile, ed è proprio per questo motivo che ho deciso di dimettermi irrevocabilmente dal mio mandato. Fino al 30 giugno le funzioni di presidente della società verranno ricoperte da Massimo D’Aprile, dopo quella data nessuno garantirà più nulla. Chiunque vorrà subentrare prenderà una società senza debiti e senza punti di penalizzazione. Oggi è il mio compleanno: l’ho passato in famiglia, quindi sul lato umano è stato un bel giorno. Non lo è stato, invece, su quello sportivo: questo è uno dei momenti più brutti della mia vita”. Dopo quest’ultima affermazione, gli occhi si riempiono di lacrime. Luciano Campitelli non è più il presidente del Teramo. Una decisione choc, quella presa dal patron del Diavolo, una decisione maturata in seguito alle molte critiche espresse dagli opinionisti e dai giornalisti della tv locale Teleponte (concorrente dell’emittente TvSei, quest’ultima di proprietà del patron teramano) nel corso di mesi e mesi di trasmissioni dedicate ai colori biancorossi. Fino al 30 giugno, quindi, il futuro del calcio teramano è assicurato, poi si vedrà. Questo il racconto freddo e asettico di quello che è accaduto e di quello che è stato detto. Noi giornalisti ne prendiamo atto. E lo facciamo nostro malgrado, visto che oggi come in un passato neanche troppo remoto (leggasi conferenza di riappacificazione con il tecnico Cappellacci) non ci è stata riconosciuta la facoltà di porre domande. Il nostro compito, perciò, finisce qui. Vi lasciamo la possibilità di commentare ed esprimere la vostra opinione in piena libertà. Avete il diritto di far sentire la vostra voce, lo dice anche l’articolo 21 della Costituzione italiana. Per questo non abbiate paura di dire cose sgradite. Quando sono espresse civilmente le critiche fanno parte del gioco: evidenziano i possibili errori che si commettono, quindi aiutano anche a migliorare. Se qualcuno non accetta questo principio di fondo è perché, evidentemente, non vuole fare progressi…
Francesco Graduato