Pescara. L’Udinese vincente all’Adriatico costa la panchina a Cristiano Bergodi: il club biancazzurro esonera il tecnico di Bracciano e si ritrova a dover scegliere il terzo allenatore nel corso della stagione. Il ritorno di Galeone rimane un sogno proibito.
Non è bastata l’orgogliosa reazione del secondo tempo di ieri: il goal di Di Natale, il suo 150esimo in carriera, ha decretato l’esonero di Cristiano Bergodi dalla panchina del Pescara. Conti alla mano, il tecnico di Bracciano ha fatto peggio del suo predecessore, Giovanni Stroppa, dimessosi alla 13esima giornata. Con una gara in più a disposizione, Bergodi ha racimolato 3 vittorie (Genoa, Catania e Fiorentina), un pareggio con il Palermo e 10 sonore sconfitte. Solo dieci punti, e la settima sconfitta in 8 gare consecutive ha fatto traboccare la goccia del vaso in cui il Delfino è relegato a nuotare. Ma è chiaro che la sua testa sia caduta per colpe d’altri.
Dopo il triplice fischio dell’arbitro Russo, che ha omesso di fischiare due rigori a favore di biancazzurri, il presidente Sebastiani è rientrato negli uffici dell’Adriatico gesticolando improperi contro i tifosi che, se per gran parte della ripresa erano tornati ad incitare la squadra, a fine partita hanno fatto piovere i soliti fischi. Il numero uno del club è corso in riunione con i vertici societari per calare la ghigliottina su Cristiano Bergodi, anche se a tradire la causa è il malriuscito assortimento della rosa, peggio messo dopo il mercato di (ben poca) riparazione. Fatto sta che, come da copione, paga il mister per tutti. E se l’esonero era ventilato già in settimana, il posto d’onore riservato sugli spalti a Giovanni Galeone ha fatto sognare, per alcune ore, l’intera città.
Lo storico allenatore della promozione anni ’80, ieri all’Adriatico per seguire il match tra i suoi grandi amori, Pescara e Udinese appunto, è stato anche chiamato in causa dalla dirigenza appena dato il ben servito a Bergordi: ma il ritorno in pompa magna del ‘Profeta’ ha dovuto fare i conti con l’anagrafe. I 72 anni che pesano sulle spalle dell’istrionico ‘Gale’ sono troppi per mettersi dietro ad una ciurma assortita da ragazzini che non masticano nemmeno l’italiano e non in tre quarti di campionato non si sono ancora amalgamati con i “fenomeni mancati” del calcio italiano. A fargli da stampella, Sebastiani e soci gli avevano messo Cristian Bucchi, tecnico della Primavera biancazzurra, allenato da Galeone a Perugia, al quale viene comunque affidata la preparazione della prima squadra. Ventiquattro ore di tempo gli erano state date, ma lui ha declinato già stamattina. La vecchiaia è stata la motivazione addotta per rifiutare il ruolo di allenatore, mentre quello di consulente tecnico gli calzava stretto. Con il carattere che si ritrova, preferisce guardarsi le partite in tv piuttosto che non poter essere decisivo sul campo.
Così, alla dirigenza biancazzurra salta, dopo quella riuscitissima con Zeman, la seconda operazione d’immagine per riconquistarsi la fiducia della città, che nel cassetto ripone nuovamente striscioni d’epoca e il sogno di tornare ad intonare i cori degli anni d’oro. Ma il nuovo allenatore dovrà essere nominato in pochissime ore: Bucchi, infatti, non è in possesso del patentino Figc di prima categoria, indispensabile per allenare in A. E la ruota del toto-nome è già partita, trascinando il solito nome dell’abruzzese Marco Giampaolo. Ma a questo punto della stagione, con un piede già in serie B, difficilmente si trova un altro Bergodi.