La pena inflitta è sei mesi di reclusione, col beneficio della sospensione. Per l’accusa non era stata del tutto pagata l’Iva 2013 per circa 400 mila euro. L’iniziale ammanco 2013 nelle casse dell’Agenzia delle Entrate, parte offesa, era di 657.559 euro per l’imposta dovuta nell’anno fiscale 2013. Di questa somma furono pagate otto rate, sulle venti concordate nella dilazione del piano di rientro. Mancavano dunque oltre 400 mila euro che la Virtus, in liquidazione, non è riuscita a estinguere.
Il difensore Sisti, che si riserva il ricorso in Appello dopo le motivazioni di sentenza, commenta: “La Virtus Lanciano ha pagato i ratei dell’Iva 2013 per oltre 300 mila euro. Dopodiché con la presentazione del concordato preventivo non ha potuto più corrispondere i ratei. Vi è comunque un’apposita procedura in corso di transazione fiscale con l’Agenzia delle Entrate”.
Lo scorso anno lo stesso amministratore della Virtus venne assolto per l’Iva evasa nel 2012, pari a 425.775 euro, sempre a seguito di una dilazione di pagamento concordato e poi estinto in merito alle somme relative a interessi e sanzioni ammontanti a 70 mila euro. Per il mancato pagamento dell’Iva 2012, a seguito dei controlli Covisoc, la Virtus Lanciano incorse in un punto di penalizzazione durante il campionato di Serie B che lo scorso anno costò la retrocessione dopo quattro anni di militanza tra i cadetti.