Marco Mazza era il suo nome anagrafico, ma tutti lo ricordano con il suo soprannome da capocurva: Bubù. Quella curva, la Nord dell’Adriatico, che l’amministrazione comunale gli ha intitolato; quella curva che amava e rispettava, e che gli ha regalato il rispetto di tutti: Rangers e non, tifosi e conoscenti e anche gli avversari, quelli delle curve di tutta Italia, anche le più ostili, che nel momento del dolore, il suo funerale, si sono strette in un unico abbraccio per ricordare la persona più che il leader carismatico di una tifoseria.
Ieri, 10 gennaio, è ricorso il sesto anniversario della morte di Bubù, portato via a 41 anni da un male incurabile, e sui punti più alti e più in vista di Pescara, il Ponte del Mare e il cavalcavia dell’Asse Attrezzato alle spalle del municipio sono apparsi due enormi striscioni a ricordarlo, con le frasi che tappezzano ogni angolo della città marcate a pennarello e vernice spray: Bubù nel cuore e Bubù Vive. Colori rigorosamente biancazzurri, come totalmente biancazzurro sarà lo
Daniele Galli