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Trofeo delle Regioni: l’Abruzzo perde la finale Allievi

Fiuggi. Spettacolo ed entusiasmo hanno fatto da corollario nell’ultima giornata di gare della 50ª  edizione del Torneo delle Regioni. Assegnati sabato scorso i titoli italiani del calcio a 5 maschile, alla Puglia, e quello del calcio a 5 femminile, all’Umbria, è stato il turno delle tanto attese finali del calcio a 11. La mattinata si è aperta con il successo dei Giovanissimi del Lazio in grado di vincere una coppa su tre finali disputate, ed è proseguita con la conferma del Piemonte Valle d’Aosta femminile e della Lombardia Allievi. La giornata si è chiusa con la trionfale cavalcata del Veneto che alla terza occasione in 4 anni (nel 2009 la finale non si è giocata a causa del terremoto de L’Aquila) si è finalmente cucita lo scudetto sul petto.

La festa della Lega Nazionale Dilettanti, grazie all’ottima organizzazione del Comitato Regionale del Lazio presieduto da Melchiorre Zarelli, si è dunque conclusa  senza alcun intoppo sui campi di Frosinone, Anagni e Fiuggi dopo 9 giornate di gare che hanno visto coinvolti oltre 2500 atleti, suddivisi in 113 squadre, in rappresentanza di 19 Comitati regionali. “Con l’organizzazione di questa grande kermesse – ha dichiarato il vice presidente vicario della LND Alberto Mambelli – abbiamo dato prova del grande valore del nostro movimento, sia dal punto di vista strutturale che tecnico. In ogni categoria, i nostri giovani hanno avuto modo di conoscersi, di familiarizzare, e di confrontarsi sul campo vivendo un’esperienza eccezionale”. È questo lo spirito che anima la Lega Dilettanti, è questo lo spirito che muove il Torneo delle Regioni da oltre mezzo secolo. Tornando al campo, il Lazio, grazie alla vittoria ottenuta con i Giovanissimi sula Lombardia per 2-1, stabilisce un primo grande record: è l’unico Comitato ad aver conquistato almeno un trofeo in tutte e 6 le categorie. La gara non ha deluso le attese, anzi ha confermato la forza di entrambe le squadre protagoniste a conclusione di una sfida dall’alto spessore tecnico. Dopo un primo tempo sostanzialmente bloccato per la tensione della posta in palio, la partita è letteralmente esplosa nella ripresa e il Lazio al 14′ è andato in vantaggio. Fiore scattato in contropiede e trovatosi a tu per tu con Deidda ha optato per un pallonetto toccato dal portiere ma ribadito poi in porta dallo stesso Fiore. I ragazzi di mister Peccati hanno reagito subito e dopo aver rischiato in un paio di occasioni hanno trovato il pari con un tiro violento di Anelli che Adinolfi ha potuto solo deviare in rete. Il Lazio è ripartito ributtandosi nell’area avversaria, al 27′ l’episodio che ha deciso la partita, Sterpone liberatosi bene sulla destra appena entrato in area è stato abbattuto da Sternieri, l’arbitro non ha avuto dubbi indicando il dischetto del rigore. Dagli undici metri Federico è stato implacabile spiazzando il portiere e portando i suoi in vantaggio. Negli Allievi la Lombardia si conferma per il secondo anno di fila la regina della categoria battendo per 3-1 un ottimo Abruzzo, il risultato infatti non deve tradire il canovaccio della gara che è stato sempre incerto fino alla fine. Ci sono voluti i tempi supplementari per decidere il padrone della partita e della manifestazione, porta la firma di Tomasello al 5′ del secondo tempo supplementare il timbro che ha cambiato il corso del match. I tempi regolamentari si sono chiusi sull’1-1 firmato tutto nel secondo tempo. Nella prima frazione infatti ha prevalso la paura di perdere, due occasioni per parte hanno movimentato la gara, la più pericolosa per la squadra di Iervese con un colpo di testa di Miccoli e palla a ballare sulla linea di porta. Nel secondo tempo la Lombardia ha piazzato il primo colpo, all’11 Battistin in mischia ha colpito quasi fortuitamente la sfera che è rotolata in rete. L’Abruzzo ha risposto dopo appena quattro minuti con Casalena bravo a inserirsi di testa in mischia cogliendo l’angolo giusto. Dopo queste due fiammate il ritmo della partita è tornato blando, il tatticismo ha preso il sopravvento. Così si è arrivati ai tempi supplementari, quando sembrava che il canovaccio dovesse ricalcare i tempi regolamentari è arrivato il colpo ferale della Lombardia a cinque minuti dal termine della sfida con Tomasello lesto a girare in rete da pochi passi un bell’assist di Scarcella. Gli abruzzesi si sono riversati in avanti mettendo alle strette i lombardi che hanno trovato spazi invitanti per il contropiede, in un rovesciamento di fronte è Ferrè, con un tiro teso e potente, a segnare la terza rete per i suoi che ha chiuso definitivamente il match. Un’altra conferma è stato il successo del Piemonte Valle d’Aosta nel Calcio femminile. La formazione di De Caroli supera un Lazio gagliardo per 4-2, sfoderando un’altra prestazione maiuscola. La soddisfazione è doppia, se si pensa che il Piemonte VA ha battuto i padroni di casa del Lazio e per di più in rimonta, dopo aver  pericolosamente barcollato per i primi venti minuti di gioco, subendo prima la rete di Martinovic e poi rischiando di andare più volte al tappeto. Nel calcio, come nella vita poi, vince sempre chi più crede e, dunque, grande merito va dato alle ragazze in maglia blu, capaci prima di pareggiare i conti con Chialvo e poi di trovare raddoppio e tris entrambi nella ripresa (il 4-2 ha senso solo in chiave tabellino). Il primo con una gran giocata di Elisa Zabellan, astro nascente del calcio femminile, l’altro a causa di infortunio tecnico di Emanuela Melis, portierino laziale incapace di trattenere un tiro cross innocuo di Graziotto. Per quanto riguarda la Juniores, con la vittoria sulla Toscana per 2-0, il Veneto si conferma la più titolata regione nella storia con 29 successi in totale (8 solo nella categorie regina, secondo proprio alla Toscana che svetta nell’albo d’oro con 10 successi). La gara non è mai stata in discussione, i ragazzi di Loris Bodo impongono ritmo e gioco affondando già nella prima mezz’ora un uno-due da tagliare le gambe. A conti fatti, la mossa decisiva è stato l’inserimento dal primo minuto di Guccione, rientrato dalla squalifica, che vince il ballottaggio con Gazzola, uno dei protagonisti della semifinale contro la Liguria. Il numero 11 del Veneto, autore del secondo gol, è risultato poi il migliore in campo. Alla Toscana resta il rammarico di non aver saputo riaprire la gara nonostante due occasioni importanti sul finire della prima frazione. Al triplice fischio finale può scoppiare la festa che accompagnerà i ragazzi di Bodo fino all’arrivo nella loro regione di appartenenza. Dopo Chioggia 1998 e Verbania 2010, è il 2011 l’anno in cui gioire.

Le gare

ALLIEVI

LOMBARDIA-ABRUZZO 3-1

LOMBARDIA: Ivusic 6; Vangi 6, Molnar 7, Scarcella 7, Concina 6.5; Neotti 6.5 (15′ st Ferré 7), Zorloni 6, Vicenzi 5.5 (11′ st Battistin 6.5), Cerrato 6 (33′ pt Cascino 6, 4′ pts Noe sv); Chiappano 5.5 (38′ st Verga 5.5), Tomasello 7.5. A disp.: Coffani, Di Maggio, Tonolini, Traini. All.: Gazzola 7
ABRUZZO: Spacca 5.5; Isidoro 6 (8′ pts Speranza sv), Miccoli 6, Erasmi 6.5, Abbonizio 6 (5′ sts Casim sv); Ferraioli 5.5, Amedoro 6.5, Petalli 6.5; Stornelli 6.5 (36′ st Di Domizio 6), Surricchio 5.5, Di Marco 5.5 (11′ st Casalena 6). A disp.: Chinni, Cerqueti, De Leonardis, Polidoro, Savino. All.: Iervese 6
ARBITRO: Simiele di Albano, 6.5
ASSISTENTI: Nicoli di Frosinone e Barnabei di Roma 1
MARCATORI: 13′ st Battistin (L), 15′ st Casalena (A), 5′ sts Tomasello (L), 10′ sts Ferré (L)
NOTE: espulsi: 9′ sts Ferraioli (A) per gioco falloso, 11′ sts Casalena (A) per somma di ammonizioni. Ammoniti: Amedoro (A), Cascino (L), Tomasello (L), Ferré (L). Calci d’angolo: 8-4. Recupero: 1′ pt, 3′ st

Al termine di una finale tiratissima decisa solamente nei tempi supplementari, la Lombardia piega l’Abruzzo e si aggiudica, per il secondo anno consecutivo, il Torneo delle Regioni per la categoria Allievi. I ragazzi di Iervese, giustizieri del Lazio in semifinale, devono arrendersi amaramente alla selezione in maglia grigia, ma escono a testa dal campo consapevoli di essere stati comunque protagonisti di una manifestazione che, già dal 2010, sta vedendo in quella nero verde una delle rivelazioni delle edizioni future. Squadra che vince non si cambia. L’Abruzzo schiera in campo dieci undicesimi della formazione che, sabato mattina, si era aggiudicata la semifinale dell’Ariola di Cave a discapito del Lazio. C’è Di Marco, dall’inizio, al posto di Casalena a comporre il tridente d’attacco nero verde insieme a Stornelli e Surricchio. Di contro Gazzola si affida all’ormai consolidato 4-4-2, con Zorloni e Vicenzi in cabina di regia e Chiappano e Tomasello a comporre il duo d’attacco. Ci prova la Lombardia. È una finale e l’approccio iniziale dei ventidue in campo dimostra quanto, sotto il profilo psicologico, sia sentita la gara. I primi 40′ del Del Bianco di Anagni, infatti, di emozioni ne regalano davvero pochine: grande equilibrio, squadre poco propense a scoprirsi per evitare distrazioni che, a lungo termine, potrebbero rivelarsi fatali. La prima metà del tempo è di marca lombarda, con i ragazzi in maglia grigia a presentarsi nei sedici metri avversari dopo 13′: Tomasello viene pescato alla perfezione al vertice dell’area piccola, ma sulla sua girata è provvidenziale l’intervento di Spacca a chiudergli lo specchio della porta. L’Abruzzo sembra un po’ impacciato e dopo poco è ancora la Lombardia a sfiorare il goal con una conclusione dal limite ancora dell’attaccante del Mantova con la sfera che sibila di un soffio a lato. L’Abruzzo viene fuori. È in fase di ripartenza però che, con il passare dei minuti, l’undici di Iervese sembra possa fare più male. Di Marco e Stornelli sono tanto rapidi quanto imprevedibili ed anche i loro continui spostamenti da un versante all’altro concedono pochi punti di riferimento ai difensori avversari. Al 21′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo gli abruzzesi confezionano l’occasione più ghiotta del primo tempo: angolo dalla sinistra di Di Marco, colpo di testa di Miccoli e difesa lombarda in ambasce che riesce ad allontanare il pericolo solo sulla linea di porta. I giustizieri del Lazio prendono coraggio e, poco prima del riposo, mettono un’altra tacca sul nostro taccuino: punizione di Stornelli dal vertice destro dell’area e palla alta di poco sopra la traversa. Le scelte azzeccate. Al rientro dagli spogliatoi è la Lombardia a confezionare la prima occasione da rete. Passano solo 5′, infatti, e Neotti va via sulla corsia di destra, entra in area e batte di sinistro, ma la conclusione non è irresistibile e Spacca smanaccia in calcio d’angolo. Gazzola e Iervese capiscono che qualcosa non va ed effettuano un cambio contemporaneamente: dentro Battistin per la rappresentativa in maglia grigia e Casalena per gli abruzzesi. Mai scelte si riveleranno più azzeccate. Trascorrono soltanto 2′ dal suo ingresso in campo che il giocatore dell’Alzano Cene porta in vantaggio i suoi. Affondo sulla sinistra e palla al centro dell’area dove la difesa abruzzese non è perfetta nel disimpegno. La sfera finisce sui piedi di Battistin che è tanto scaltro quanto fortunato nel ribadire in fondo al sacco. Il vantaggio, però, non fa scomporre la formazione di Iervese che, già al 15′, riequilibra le sorti del match. Punizione dalla sinistra del solito Petalli, il traversone spiove in area dove, in mischia, sbuca la testa del neo entrato Casalena che insacca alle spalle dell’immobile Ivusic. La Lombardia sembra accusare il colpo e pian piano arretra sempre di più il proprio baricentro, favorendo le ripartenze neroverdi, in particolare del numero 4 autore del pareggio. Prezioso si rivela l’innesto dell’attaccante del Penne che sulla corsia di sinistra gode di una certa libertà. Proprio da due sue iniziative scaturiscono altrettanti pericoli per la retroguardia lombarda, ma in entrambe le circostanze è attento il portiere del Seregno (ma ormai già accasato ad Appiano Gentile). Non succede praticamente nient’altro di importante e, dopo 3′ di recupero, si chiudono i tempi regolamentari. I supplementari. Complice la stanchezza e, a questo punto, forse anche la paura di vincere, la prima frazione supplementare non regala grandi emozioni. L’unica, proprio allo scadere, è della Lombardia e, probabilmente, goal esclusi, è quella più ghiotta dell’intera finale di Anagni: Tomasello pesca con un pallonetto Verga al limite dell’area, ma l’attaccante del Tritium dall’altezza quasi del dischetto si fa ipnotizzare da Spacca e il suo tentativo di volée risulta debole e centrale. Nel secondo tempo accade di tutto e la Lombardia fa sua la cinquantesima edizione del Torneo delle Regioni. Anche se dopo 2′ è l’Abruzzo a sfiorare il colpaccio. Di Domizio si incarica di battere un calcio di punizione dai venti metri. La traiettoria sembra vincente, ma il volo di Ivusic è determinante e il braccio di richiamo dell’estremo difensore lombardo tocca la sfera quel tanto che basta per farle terminare la corsa sulla traversa.
Il crollo nero verde e il trionfo lombardo. I ragazzi di Iervese iniziano a crederci, ma al 5′ arriva la doccia gelata. Fuga di Scarcella sulla destra, il capitano guadagna il fondo e mette al centro dell’area un rasoterra su cui piomba come un falco l’ottimo Tomasello che, in girata, di destro, infila sotto l’incrocio. È l’apoteosi dei giocatori in maglia grigia e il momento che, di fatto, taglia le gambe agli abruzzesi. La reazione purtroppo non arriva e al 10′ si materializza il goal che vale un 3-1, forse, fin troppo severo. Sulle corsie laterali la Lombardia è devastante, la sfera arriva sui piedi di Ferré che al limite dell’area lascia partire un destro potente e preciso che Spacca tocca soltanto e che si insacca in fondo alla rete. La finale Allievi finisce qui: il titolo rimane al nord, ma onore all’Abruzzo.

JUNIORES

VENETO – TOSCANA 2-0

VENETO: Pettenò 6,5; Cofini 6, Chinello 6,5, Gelio 6,5, Broggio 6,5; Guccione 7,5 (dal 28′ st Boscolo sv), Tardiani 6 (dal 3′ st Soppelsa 6,5), Sevirani 6,5, Finotto 7 (dal 41′ st Cazzola sv), Zanella 7 (dal 19′ st Fabris 6); Soave 6,5 (dal 22′ st Marchesan 6). A disp.: Martini, Eller, Bellon, Maistrello. All.: Bodo 7.

TOSCANA: Bindi 6; Bugliani 5, Biondi 5,5, Vezzi 5,5 (dal 20′ st Bonacchi 4), Elmi 5 (dal 8′ st Domenichini 6); Guelfi 6, Cocci 5 (dal 1′ st Casini 6,5), Seghi 5,5, Lunghi 5 (dal 30′ pt Barbetti 5); Lucatti 5,5, Manganiello 5,5 (dal 20′ st Kodraziu 5). A disp.: Angeli, Fontani, Iobi, Moriani. All.: Mannelli 5.

ARBITRO: Marchetti di Ostia 6,5.

ASSISTENTI: Colizzi di Albano, Basso di Ostia.

MARCATORI: Bugliani aut. (V) al 13′ pt, Guccione (V) al 23′ pt.

NOTE: ammoniti Biondi (T) al 22′ st, Seghi (T) al 36′ pt, Zanella (V) al 45′ pt, Lucatti (T) al 27′ st, Domenichini (T) al 33′ st, Casini (T) al 41′ st. Espulso Bonacchi (T) al 31′ st. Angoli: 8-3. Fuorigioco: 2-2. Recupero: 2′ pt, 3′ st. Spettatori: 500 ca.

Il Veneto vince il cinquantesimo Torneo delle Regioni, categoria Juniores. Una vittoria meritata, cercata, in una finale dove il destino aveva scelto di far arrivare le due regioni con la maggiore tradizione in questa competizione: i campioni in carica, giunti alla settima vittoria, e la Toscana, che, prima di questa sfida, aveva alzato al cielo la coppa riservata ai campioni d’Italia per ben dieci volte. Rispetto alle semifinali Bodo sceglie Guccione, rientrato dalla squalifica, che vince il ballottaggio con Gazzola, uno dei protagonisti della semifinale contro la Liguria. L’undici iniziale scende in campo con il 4-2-3-1, con lo stesso Guccione, Zanella e Finotto a supporto di Soave, scelto come unica punta, e con Maistrello inizialmente in panchina. Nella Toscana a sorpresa non c’è Barbetti che, contro il Piemonte, aveva accusato un problema muscolare a pochi minuti dal novantesimo. Mannelli rinuncia quindi al trequartista e vicino a Lucatti sceglie un’altra punta di ruolo come Manganiello. Per il resto confermati gli effettivi che hanno conquistato l’atto finale e il 4-4-2 di partenza invece del 4-4-1-1 che prevedeva l’utilizzo del fantasista del Pisa. Poi, giusto il tempo di ascoltare l’inno di Mameli, suonato per l’occasione dalla banda comunale di Fiuggi, assistere alle classiche foto di rito ed inizia questa attesissima, e ultima, finalissima di una kermesse che, al di là dei vincitori, resterà nella storia. Dopo un inizio carico di tatticismi, dove è più la paura di sbagliare che l’intraprendenza di cercare una giocata, al 13′ il match cambia immediatamente volto. Calcio di punizione dalla destra, altezza della tre quarti, scodellato in area da Guccione e Bugliani, nel tentativo di anticipare Zanella, devia alle spalle di Bindi per il più classico degli autogol. Una doccia fredda per la formazione di Mannelli, che tenta immediatamente di reagire e pochi minuti dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, è Lunghi ad avere la chance per il pareggio, non trovando, però, l’impatto giusto con la sfera di testa da pochi passi e favorendo il rilancio della difesa veneta. Ma è un’iniziativa fine a se stessa, perché nei successivi minuti il Veneto riprende possesso del gioco e occupa meglio il rettangolo verde, trovando addirittura il raddoppio con Guccione. L’esterno si beve due avversari e lascia partire, da posizione defilata, un sinistro che si insacca nell’angolo opposto beffando Bindi che, nell’occasione, non sembra esente da colpe. E per Mannelli e i suoi il sogno dell’undicesimo titolo si fa sempre più lontano. La Toscana non riesce a trovare il bandolo della matassa e a costruire azioni degne di nota. Così il commissario tecnico Mannelli decide di inserire, dopo solo mezzora, Barbetti al posto di Lunghi, fantasma del buon esterno visto nelle precedenti uscite, aumentando il peso offensivo e cercando di dare maggiore imprevidibilità alla manovra dei suoi. E’ il Veneto, però,  ad avere intorno al 35′ una clamorosa occasione per chiudere il match definitivamente. Finotto se ne va di potenza tra Bugliani e Biondi, salta, complice un rimpallo favorevole, Bindi, ma a porta vuota riesce a colpire in pieno la traversa. Passano solo sessanta secondi ed è Lucatti, centravanti toscano, ad avere a sua volta l’opportunità di riaprire la finale. Assist favoloso di Manganiello che mette il centravanti in condizione di ritrovarsi tutto solo a centro area, ma il suo destro termina incredibilmente a lato. Prima dell’intervallo l’ultima occasione è ancora per la rappresentativa tirrenica, con Manganiello che salta più in alto di tutti sul traversone di Seghi, ma il suo colpo di testa sfila sul fondo e il Veneto chiude la prima parte di gara con due reti di vantaggio e una mano sulla titolo italiano. Le intenzioni della Toscana, ad inizio ripresa, sono chiare e scontate: partire a razzo per riaprire immediatamente un match che sembra compromesso. La formazione di Mannelli prova ad occupare immediatamente la metà campo avversaria e ad alzare il ritmo con un pressing altissimo, ma il Veneto mostra una grande organizzazione tattica, si copre alla grande ed riparte in contropiede con costanza. Proprio in occasione di uno di questi contrattacchi è Zanella a liberare il sinistro, ma Bindi fa buona guardia e devia in angolo. Azione fotocopia, ma a parti invertite al 14′, quando è Seghi ad impegnare Pettenò dai venticinque metri con un destro teso, ma non angolato abbastanza. E’ ancora il portiere del Campodarsego a dire no, intorno al 20′, ad un’iniziativa personale di Domenichini, bravo a sfondare centralmente e a trovare lo spazio verso lo specchio. Buona la potenza, troppo centrale la traiettoria che permette all’estremo difensore avversario di respingere con i pugni. L’azione che potrebbe riaprire il match capita sui piedi di Lucatti alla mezzora. Il centravanti toscano se ne va in velocità, salta Pettanò e deposita in rete. Peccato per lui, e per la sua squadra, che Marchetti di Ostia fischia un fallo di mano che rende vana la sua realizzazione. Poi la Toscana, con il passare dei minuti, smarrisce la forza, fisica e soprattutto mentale, di riaprire il match. Parte così un lungo count down della panchina e della parte di tribuna venete. Giusto il tempo di assistere, a tre minuti dalla fine, ad un calcio di punizione di Casini, deviato dalla barriera, che fa correre qualche brivido sulla schiena di Bodo e poi, dopo il triplice fischio del direttore di gara, può iniziare la lunga festa di capitan Soave e compagni. Una festa meritata, per quello fatto vedere in campo sin dalla fase a gironi, dove sono riusciti ad eliminare il Lazio padrone di casa e grande favorita della vigilia, passando per una semifinale dominata contro un ottimo avversario come la Liguria e conclusa con una prestazione, sul terreno di gioco del comunale di Fiuggi, in cui il risultato non è mai stato in discussione. Una festa iniziata al triplice fischio finale e che li accompagnerà fino all’arrivo nella loro regione di appartenenza. Ma che resterà impressa, per sempre, nell’album dei ricordi di questi fantastici protagonisti.

GIOVANISSIMI

LOMBARDIA-LAZIO 1-2

LOMBARDIA: Deidda; Bandini (17’st Mantelli), Sternieri, Moretti (34’st Arici), Frigato (3’st Morlotti); Laboranti (23’st Sala), Cominelli, Leone, Testa (6’st Baggi); Berti, Anelli A disp: Tanghetti, Sidibe, Caccamisi, Raimondi All: Peccati
LAZIO: Adinolfi; Giura, Salvato, Ruggiero; Fè, Federico (39’st Mele), Sterpone, De Dominicis; Giacomini (5’st Filomena (39’st Oliva)), Fiore (32’st Lo Schiavo), Bonaventura (3’st Violetto) A disp: Cicalissi, Cesaretti, Oliva, Utzeri, All: Rossi
ARBITRO: Vona di Frosinone
ASSISTENTI: De Luca di Aprilia, Foglietta di Frosinone
MARCATORI: 14’st Fiore (LA), 22’st Anelli (LO), 27’st Federico (LA) rig
NOTE: ammoniti De Dominicis, Fiore (LA), Anelli e Sternieri (LO) calci d’angolo 2-2(1-1), minuti di recupero 3’pt e 6’st

C’è sempre una prima volta. Ad Anagni valeva per entrambe. Lombardia e Lazio non avevano mai vinto in questa categoria e sono arrivate all’atto finale del Del Bianco dimostrando di essere state le due migliori selezioni scese in campo dal 16 aprile in poi. Gruppi compatti con i loro allenatori, giocatori di talento, già adocchiati da diversi club professionistici che, per tutta la kermesse, non hanno fatto altro che segnare sui loro taccuini i momenti migliori dei singoli. La vittoria del Lazio è ancora una volta, ed ancor di più, anche il successo personale di Maurizio Rossi. Sul suo futuro il tecnico neo campione d’Italia non vuole pronunciarsi, ma se il Comitato regionale del Lazio può vantare un nuovo titolo nella sua bacheca lo deve a lui, oltre che al lavoro dei suoi giocatori, ovviamente. Persona umile e competente, ha saputo sempre interpretare le gare al meglio, sfruttando le caratteristiche di cui era a disposizione, modellandole sull’avversario di turno. Un plauso va fatto comunque al commissario tecnico lombardo Gabriele Peccati, un amante viscerale del calcio ed un ottimo assemblatore in campo. La Lombardia arriva seconda a testa alta, punita dagli episodi. Il Lazio esce dal campo braccia al cielo e con un pensiero per le future edizioni: se si vince con la categoria di ragazzi dalla carta d’identità più bassa vuol dire che il lavoro che c’è alle spalle è senza dubbio da incorniciare. Schieramenti. Stessa formazione per il Lazio, già vista in semifinale contro la Sardegna. Adinolfi tra i pali, Salvato, Ruggiero e Giura a proteggerlo, centrocampo sorretto dai muscoli e dall’intelligenza di Sterpone e De Dominicis, pronto a rendersi pericoloso con gli inserimenti di Fé e ed il lavoro ad elastico di Giacomini e Bonaventura. Davanti solo Fiore funge da vero e proprio centravanti, sfiancandosi con un lavoro su tutto il fronte. Dall’altra parte Deidda è difeso, da destra verso sinistra, da Bandini, Moretti, Frigato e Sternieri. In mediana Leone gioca un passo indietro rispetto a Laboranti, che accanto a sé ha Cominelli. Testa e Berti giocano alle spalle dell’unico centravanti Anelli. Primo tempo. Il Lazio ha una maggiore intraprendenza nei primi cinque minuti, ed il pressing alto dei ragazzi di Rossi crea non pochi problemi alla Lombardia nel far ripartire l’azione dalle retrovie. Questo porta Bandini ad involarsi spesso e volentieri sulla sua fascia, cercando di arrivare fino alla trequarti per rifornire le punte. La partita è molto tesa, ed il campo non agevola il lavoro dei ragazzi in campo. Il primo brivido, quindi, lo regala Federico con un calcio di punizione al 17′. Il suo destro a mezza altezza finisce largo di un metro sulla sinistra. Cinque minuti dopo arriva la prima occasione per i lombardi: Berti con un pallonetto dalla destra serve Anelli a centro area che si coordina per la rovesciata, ma colpisce a spiovere, ed Adinolfi blocca senza difficoltà. I verdi prendono coraggio e sono nuovamente pericolosi al 25′: Laboranti, in pressing su Federico riesce a servire Cominelli, che si coordina per la conclusione dai venti metri, spedendo la palla sul fondo con Adinolfi che la controlla. In chiusura di frazione, Lombardia fortunata che rimedia un angolo con un tiro-cross dalla fascia sinistra di Cominelli, deviato ben due volte dai difensori laziali. La frazione decisiva. Il Lazio parte nuovamente in maniera aggressiva e nei primi tre minuti sfiora due volte il gol. La prima è un sinistro in corsa di Giacomini dalla sinistra che viene bloccato da Deidda e la seconda nasce da uno spunto sulla destra di Fiore che serve rasoterra a centro area Federico. Il centrocampista della Tor Tre Teste è pressato e conclude altissimo. Peccati cambia, dentro Baggi, fuori Testa, e coefficiente offensivo lombardo che aumenta. E’ il Lazio comunque a rendersi ancora pericoloso. Sterpone dalla destra sventaglia in area una punizione che la difesa lombarda rinvia sulla testa di Filomena. Zuccata debole bloccata da Deidda. Il vantaggio. Non passa molto prima di vedere il primo gol di giornata. Federico spedisce in verticale Fiore che, sul filo del fuorigioco e sfruttando un errore di Moretti si presenta a tu per tu con Deidda. L’attaccante del Tor di Quinto prova il tocco sotto, il portiere respinge, ma come un falco il numero 9 la butta dentro a porta vuota. Si riapre tutto. La gioia per il vantaggio dura però soltanto sette minuti. Federico perde un contrasto sulla trequarti, forse fallosamente, e questo porta al nascere di una azione confusa al limite dell’area che vede come utilizzatore finale del pallone Anelli. Il centravanti della Aldini riesce a trovare un destro sporco che Adinolfi tocca con le dita, ma non basta. La palla rotola lentamente fino a varcare la fatidica linea bianca. Irriducibile Lazio. Dopo una frazione del genere ed essere andati in vantaggio, il colpo del pari subito con la prima occasione potrebbe stroncare chiunque, ma non la selezione di Maurizio Rossi, che non perde la concentrazione e riesce a riportarsi avanti. Progressione di Sterpone sulla destra, ingresso in area e scivolata di Sternieri che determina un calcio di rigore, ineccepibile, e relativa ammonizione. Sul dischetto si porta Federico che spiazza Deidda e, a otto minuti dalla fine regolamentare, porta il Lazio sempre più vicino alla conquista del torneo. I numerosi cambi spezzetteranno la partita che, da qui fino in avanti, vedrà una Lombardia protesa in avanti alla ricerca del pareggio. L’assalto dei verdi di Peccati, però, non sortirà effetti per via della stanchezza ed anche un po’ di nervosismo vista la situazione di svantaggio. Berti rimarrà il solito peperino fastidioso, ma Giura, Salvato, Ruggiero ed un Fé versione quarto in basso, reggeranno l’urto. Un tiro di Mantelli viene respinto da Adinolfi che poi riesce ad evitare il secondo pareggio con altri due interventi consecutivi su Berti e Sala. Vona decreta sei minuti di recupero, durante i quali è il Lazio ad avere l’occasione per suggellare al meglio il suo trionfo, ma Oliva, bomber del San Paolo Ostiense con numeri da capogiro in campionato, fallisce la più comoda palla gol del match, calciando a botta sicura sul fondo da circa cinque metri, col portiere ormai fuori causa. Poi il triplice fischio ed il secondo trofeo nel Torneo delle Regioni per Maurizio Rossi, dopo quello vinto nel calcio femminile è realtà.

CALCIO FEMMINILE

PIEMONTE VA-LAZIO 4-2

PIEMONTE VA: Malosti; Buccella, Leto, Toscano, De Nicolò; Chialvo (24′ st Di Maria), Bevilacqua; Graziotto, Zabellan (41′ st Bianco), Zignone (1′ st Piana); Medina (18′ st Antonietti). A disp. Ponticelli, De Masi, Leone, Conterosito, Piana. All. De Caroli
LAZIO: Melis; Ferroni, Boccia, Accoroni; Presutto, Ciucci, Monaco (13′ st Boldrini), Ietto; Ciccotti (22′ st Di Paolo); Angelelli (16′ st Maggi), Martinovic. A disp. Balestra, Paolantonio, Zannino, Gallone, Ottocento. All. Macidonio
ARBITRO: De Luca di Ercolano (Assistenti Corrado di Formia e Ventre di Cassino)
MARCATORI: 6′ pt e 45′ st Martinovic (L), 26′ pt Chialvo (P), 1′ st Zabelan (P), 18′ st Graziotto (P), 46′ st Bianco (P)
NOTE: ammoniti Chialvo e Zabelan (P), Accoroni e Maggi (L). Calci d’angolo: 3-4 (2-1). Recupero: 1’pt, 6′ st.

Al “Matusa” di Frosinone, al termine di una gara combattutissima ed intensa, per emozioni e volume di gioco, la formazione di Antonio De Caroli si laurea Campione d’Italia, conquistando il secondo titolo consecutivo dopo il trionfo in Umbria. La soddisfazione è doppia, poi, se si pensa che il Piemonte VA ha battuto i padroni di casa del Lazio e per di più in rimonta, dopo aver  pericolosamente barcollato per i primi venti minuti di gioco, subendo prima la rete di Martinovic e poi rischiando di andare più volte al tappeto. Nel calcio, come nella vita poi, vince sempre chi più crede e, dunque, grande merito va dato alle ragazze in maglia blu, capaci prima di pareggiare i conti con Chialvo e poi di trovare raddoppio e tris entrambi nella ripresa (il 4-2 ha senso solo in chiave tabellino). Il primo con una gran giocata di Elisa Zabellan, astro nascente del calcio femminile, l’altro a causa di infortunio tecnico di Emanuela Melis, portierino laziale incapace di trattenere un tiro cross innocuo di Graziotto. Come colpevolizzare l’estremo difensore di Macidonio, giovanissimo per altro: classe 1995 e dunque di 16 anni appena? Impossibile. Non solo per le grandi prestazioni delle gare precedenti che hanno di fatto condotto il Lazio fino a Frosinone (una fra tutte quella con la Campania, con un miracolo in pieno recupero), ma anche per le emozioni che in un match di questo genere è sempre difficile gestire. In questo, ad esempio, è mancato anche il bomber laziale Elena Angelelli, impalpabile fin dai primi minuti e completamente spenta dopo aver fallito il gol del possibile 2-0. Scherzi che le finali fanno. Scherzi che la selezione del Piemonte VA dall’alto della sua enorme esperienza, di club, ma anche di storia della rappresentativa, sa gestire alla perfezione. La formazione laziale, comunque, è una squadra che sta lavorando in prospettiva. Il risultato di questo torneo è straordinario e incredibile, ma soprattutto importante, perché pone le basi per i successi, che credeteci arriveranno, per le prossime stagioni. Tre ragazze del 1995 (tutte titolari), una del 1994, due del 1993, una del 1992 e ben cinque del 1991 significano progettare un futuro importante. Sempre che il professionismo non intervenga in maniera celere. E’ possibile ed è il migliore augurio che possiamo fare a queste ragazze. Macidonio non rinuncia al suo marchio di fabbrica optando per il solito 3-5-2: Melis in porta, la linea difensiva è costituita da Ferroni, Boccia e la confermatissima Accoroni. Ciucci e Monaco si accomodano in cabina di regia, con Ietto e Presutto larghe sugli esterni. In avanti la coppia Angelelli-Martinovic è assistita dalla trequartista Ciccotti. De Caroli risponde con un offensivo 4-2-3-1: Buccella, Leto, Toscano e De Nicolò a difesa dei pali di Malosti. In mediana si dispongono Ciucci e Monaco, mentre il trio alle spalle dell’unica punta Medina è costituito da Graziotti, Zabellan e Zignone. La partenza delle ragazze di Macidonio è devastante: Martinovic sente profumo di gloria e si scatena. Dopo soli sessanta secondi il numero undici inventa un colpo al volo che trova Presutto solo davanti a Malosti. Il motorino biancoceleste tenta il pallonetto, con la sfera che termina alta sulla traversa. Un minuto dopo è sempre Martinovic a scappare sul filo del fuorigioco, prima che l’arbitro fermi il gioco per un contatto fortuito con De Nicolò, interpretato da De Luca di Ercolano come falloso. Il terzo tentativo, però, è quello buono: ancora Martinovic scappa sulla sinistra e dopo essere rientrata al tiro, spara un diagonale imparabile che fa esplodere il “Matusa”. Lazio in vantaggio, Piemonte VA annichilito. La risposta delle ragazze di De Caroli è tutta in colpo di testa di Toscano, abile a cercare il tempo per staccare, meno nel trovare la porta. L’undici di Macidonio continua a premere senza sosta, sfruttando la giornata di grazia di una Martinovic straripante e soprattutto la lentezza della difesa piemontese, impegnata nella ricerca esasperata del fuorigioco. Così il colpo del ko capita sui piedi di Elena Angelelli: il bomber del Real Colombo riceve palla poco dopo essere entrata in area di rigore, ma cicca clamorosamente la sfera, che con mestizia esce oltre la linea di fondo. Il vecchio adagio del calcio non si smentisce e al 26′ il Piemonte VA pareggia: dopo un’entusiasmante cavalcata, l’ennesima, di Graziotto sulla destra, Chialvo riceve dai venti metri e lascia partire un bel destro, sul quale, complice la deviazione di Boccia, Melis non riesce ad arrivare. Tutto di nuovo in equilibrio. Il finale di primo tempo è una continua ed esaltante lotta a centrocampo: nessuno, però, riesce a trovare lo spunto giusto per sfondare. De Caroli sceglie di dare maggior spinta sugli esterni e sostituisce una spenta Zignone, con Piana, insieme a Accoroni e Melis, la più giovane in campo. Nemmeno il tempo di prendere confidenza con il campo che il Piemonte VA passa di nuovo e ancora con un tiro dalla distanza. Bomber Zabellan tira fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro di questo torneo e dai trenta metri beffa Melis con una bomba. Il Lazio, però, non molla e spaventa le avversarie: prima con un contropiede di Angelelli, Malosti esce con i piedi, e poi con Martinovic, diagonale debole.Per evitare di regalare occasioni pericolose, nate da lanci lunghi, De Caroli decide di staccare di qualche metro Leto, evitando di tenere la difesa in linea. Macidonio risponde togliendo un’emozionata Angelelli, per inserire la scattante Maggi. Nel momento di maggiore pressione laziale, però, il Piemonte VA trova il gol scaccia fantasmi: Graziotto, di gran lunga la migliore in campo, prova un tiro cross dalla destra che Melis, incredibilmente si lascia sfuggire: 3-1. Per nulla ko le ragazze di casa provano a gettare il cuore oltre l’ostacolo: sugli sviluppi di un calcio di punizione Ietto ha la possibilità di riaprire la sfida, ma il suo diagonale è deviato in angolo. Pochi minuti più tardi è Boccia ad impegnare Malosto, sempre su con un tiro piazzato. Il poker, però, rischia di servirlo il Piemonte VA con una strepitosa punizione di Zabellan, che esce fuori di un niente. Nella disperazione più totale il Lazio cerca la mossa disperata, schierando Elisabetta Boccia come centravanti e spostando Serena Presutti in difesa. Tranne qualche mischia importante, tra le quali una spallata di Di Paolo che manda al tappeto Toscano e Malosti, non accade più nulla fino ad un minuto dal triplice fischio finale quando Maggi conquista una punizione dai trenta metri: sul pallone si presenta proprio il numero sei biancoceleste che spara un destro di violenza inaudita che trova solo la traversa. Sulla ribattuta, però, è pronta ancora Martinovic che sigla la sua doppietta personale tenendo vive le ultime speranze laziali. Speranze spente un’istante dopo quando Bianco, sfruttando un Lazio tutto rivolto nella metà campo avversaria alla ricerca disperata del pari, castiga per la quarta volta Melis. Gioco, partita, incontro.