Stadio Adriatico, i tifosi si mobilitano contro lo spostamento dei disabili VIDEO

Pescara. Parte la mobilitazione social-popolare per evitare ai tifosi in carrozzina di seguire il Pescara dal settore dello stadio Adriatico con la peggiore visuale sul campo. Lo speaker Luca Teseo lancia la campagna “Sono dalla parte dei ragazzi del settore disabili”.

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“Ci sono sempre, sempre, con la pioggia, con il vento, con il freddo”: irriducibili e sempre presenti, al pari degli ultras della curva Nord, i tifosi del settore disabili dello stadio Adriatico si sono visti limitare, da un’ordinanza del sindaco Alessandrini, a soli 25 posti lo spazio a loro dedicato nella tribuna Maiella. Un settore realizzato dalla Pescara Calcio dopo che nel 2012, stagione della Serie A, proprio i disabili si incatenarono per protestare contro l’inosservanza della legge che garantisce oltre 100 posti ai diversamente abili. Una condizione provvisoria mai adeguata, seppur con rampe e vie di fuga, che ora, a detta del sindaco Alessandrini, la questura non consente più. Pertanto, dal 6 marzo, 25 carrozzine possono rimanere in quel settore, mentre altri 84 disabili potranno assistere dal corridoio più basso della tribuna Adriatica, ovvero i distinti.

Praticamente un punto dove la visibilità è pari a zero, tra le recinzioni in plexiglass sporche e i cartelloni pubblicitari a bordo campo che costringono gli spettatori a lasciare sempre deserte le prime file più in basso. “Figurarsi per chi è seduto su una carrozzina”, sottolinea Luca Teseo, già speaker dell’Adriatico e voce di Radio California, la radio ufficiale del Delfino. Così, dalla sua pagina Facebook I pensierini di Luca Teseo, spazio goliardico dedicato a sfottò e dediche, ha lanciato l’appello per un tifo uguale per tutti. L’idea è quella di stampare il cartello con la scritta “Da tifoso del Pescara, sono dalla parte dei ragazzi del settore disabili” e diffonderlo in città o condividerlo sui social network.

Non soltanto un modo per esprimere solidarietà ma anche per sollecitare chiunque sia tenuto a risolvere la questione a rispettare, anche in nome dello sport, il diritto all’uguaglianza che spetta a chi quotidianamente viene discriminato dalle barriere architettoniche. Almeno per 90 minuti ogni 15 giorni.

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