In aumento i casi di Virus scinziale e di terapia intensiva: il vaccino è pronto, ma solo in alcune regioni. La polemica.
Con l’arrivo della stagione autunnale, l’epidemia da Virus respiratorio sinciziale torna a farsi sentire, portando con sé un incremento dei casi di bronchiolite nei neonati. Solo lo scorso anno si sono registrati circa 15 mila ricoveri in terapia intensiva e ben 100 mila decessi tra i bambini sotto i cinque anni.
La preoccupazione per il VRS, che colpisce principalmente i neonati entro i primi sei mesi di vita, resta alta. Lo scorso anno, il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Luigi Orfeo, ha riportato circa 15 mila ricoveri per bronchiolite, di cui 3 mila in terapia intensiva, e 16 decessi. In questo scenario drammatico, l’unica speranza sembra essere un nuovo farmaco preventivo: l’anticorpo monoclonale Nirsevimab, che ha dimostrato di ridurre del 90% le ospedalizzazioni.
Tuttavia, questo trattamento non è ancora incluso nei Livelli essenziali di assistenza; una questione che ha scatenato inevitabilmente polemiche a causa del suo accesso limitato. Non tutte le regioni possono garantirne la somministrazione, specialmente gratuita. A complicare la questione, il Ministero della Salute ha annunciato l’intenzione di rendere il trattamento disponibile gratuitamente per tutti i neonati (soggetti a maggior rischio decesso), ma per ora l’impegno rimane a carico delle singole Regioni. Secondo le stime, questa campagna di immunizzazione potrebbe proteggere circa 400mila bambini fino al primo anno di età.
Vaccino sinciziale: l’importanza del farmaco e la polemica sulla disparità regionale
Il 19 settembre, una circolare del Ministero della Salute ha provocato una vera e propria esplosione politica. Molte regioni, soprattutto del Sud come Lazio, Campania, Puglia e Sicilia, hanno espresso preoccupazione per quella che considerano una grave disparità di trattamento. Anche dal fronte sanitario arrivano critiche: il presidente della Federazione dell’Ordine dei Medici, Filippo Anelli, ha ricordato che “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.
La polemica è nata dopo che una prima circolare del 18 settembre aveva già allertato le Regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario, avvisando delle difficoltà legate alla somministrazione del vaccino. Le regioni in questa situazione, infatti, sono soggette a normative restrittive che impediscono l’erogazione di farmaci non inclusi nei LEA.
La nota firmata dal Direttore Generale del Ministero della Salute, Americo Cicchetti, evidenziava che alcune regioni avevano autonomamente deciso di somministrare l’anticorpo monoclonale senza oneri per i pazienti, ma ribadiva che le regioni in piano di rientro, come Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, non possono garantire questa prestazione.
Per fortuna, una rassicurazione per le regioni ‘esluse’ arriva dalla nuova circolare. “È nostra intenzione – assicura Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute – rafforzare le strategie di prevenzione e immunizzazione universale a tutela dei bambini su tutto il territorio nazionale, garantendo a tutte le Regioni la somministrazione dell’anticorpo monoclonale senza oneri per i pazienti”. Orfeo sottolinea che, se la profilassi partirà a novembre per tutti i neonati come previsto.