Una stufa a pellet, ormai datata, può creare numerosi problemi: cambiarla diventa vitale, ecco perché.
È ufficialmente cominciato il periodo per accendere il riscaldamento. Quel tepore che si espande in tutta la casa, rendendo la propria abitazione accogliente, non ha prezzo (o forse sì). Perciò ci si orienta verso sistemi più ‘economici’ affinché si risparmi sulla bolletta evitando così di pesare sul bilancio familiare.
Tra questi metodi figura la stufa a pellet, un apparecchio che sfrutta il pellet, giustappunto, come combustibile – ricavato dagli scarti in legno – per la produzione di calore. Dunque una modalità ecosostenibile, poco impattante sull’ambiente, quindi una soluzione particolarmente efficiente sotto molteplici aspetti.
Tuttavia nulla è rosa e fiori e, a questo riguardo, potrebbero sorgere diversi problemi: infatti il sopracitato mezzo, se soggetto a usura, comporterebbe gravi pericoli. Perciò si presti molta attenzione, a fini di prevenzione, valutando seriamente l’ipotesi di un nuovo acquisto, prima che sia troppo tardi.
Stufa a pellet vecchia? È ora di cambiarla o si rischia grosso
Con l’arrivo dell’inverno diventa prioritario l’aumento della temperatura perché si scaldi la casa. Ma è risaputo quanto tale necessità abbia un costo, accorgendosene dalle bollette. Per questo motivo si opta per alternative più accessibili ovvero la stufa a pellet. Ma, prima di accenderla, sarebbe bene compiere opportune verifiche.
In riferimento a quest’ultima situazione, qualora la si possieda già, assumere determinati accorgimenti preliminari, così da evitare guai con la giustizia. Questa volta, però, si voglia far luce su un altro tipo di contesto che, se non colto in tempo, può compromettere la salute e l’incolumità fisica dell’uomo.
Difatti quando una stufa manifesta segni consunti sarebbe il caso di cambiarla senza pensarci due volte. Essendo troppo vecchia, magari mal utilizzata e con prodotti di scarto non certificati – pertanto qualità alquanto dubbia – potrebbe costituire la causa di frequenti patologie che colpiscono le vie aeree.
Non a caso il Presidente della SIAAIC (Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica) nonché Professore di Malattie Respiratorie all’Università di Verona, Gianenrico Senna, afferma quanto i fumi del pellet siano tra “i peggiori inquinanti in circolazione” per le polveri sottili emesse, penetrando fino ai polmoni.
Inoltre prosegue con qualche piccolo (fondamentale) consiglio: “per non irritare le mucose e danneggiare le vie respiratorie bisogna utilizzare impianti nuovi ed evitare prodotti di scarto non certificati” quindi escludere cilindri in pellet superiori ai 7-8 mm derivati, tra l’altro, da troppa segatura, additivi e sostanze chimiche.
In aggiunta, si ricordi di aprire le finestre e lasciare aerare gli spazi interni, sebbene non sia gradevole l’aria gelida tuttavia costituisce una maggiore precauzione, proprio per tutelarsi dall’inquinamento indoor. Perché comprensibile il risparmio energetico, contenendo le spese, ma non a discapito della salute.