Teleponte e i silenzi di chi sapeva

Un sipario sceso in un modo che nessuno si sarebbe mai aspettato, ma per chi in quella emittente ci ha lavorato e ci lavora tutt’oggi era ormai inevitabile. Teleponte è morta. O meglio, è stata oscurata. Il provider Tvq che ha messo a disposizione il canale 15 per garantire una copertura regionale della storica emittente di Teramo ha spento il segnale già da qualche giorno per mancato versamento canone. L’Enel ha ridotto la potenza della fornitura dei ripetitori per bollette non pagate. Stipendi arretrati a giornalisti e tecnici.
Tutti sapevano della situazione di Teleponte. Ma proprio da quell’emittente non sono mai arrivate conferme, mai. Solo mezze verità. O bugie costruite ad arte da chi aveva tutto l’interesse a non far trapelare nulla. Solo negli ultimissimi giorni è venuto a galla lo status di Teleponte. Eppure, che la proprietà non stesse rispettando i termini con dipendenti, come gli storici tecnici, i partita Iva (giornalisti, volti noti di Teleponte), i fornitori, era un dato di fatto. Primi segnali di crisi nell’inverno del 2013 quando ci fu un ritardo di tre mesi nel pagamento delle spettanze.
La situazione si è ripetuta anche negli ultimi mesi del 2015. Ed ora. Eppure nessuno è mai uscito allo scoperto da quella Tv locale per dire come stavano realmente le cose, dando credito ad una proprietà che settimanalmente accampava scuse, addossando responsabilità altrui. Come quella di un presunto attentato ai ripetitori, causa dell’oscuramento. Falso! La verità è tutt’altra! Una verità amara.
Ai colleghi con cui ho avuto il piacere di lavorare e nei cui confronti nutro profonda stima, rimprovero il fatto di aver cercato di mascherare la situazione in questi ultimi 12 mesi. Da giornalisti, avrebbero dovuto raccontare la verità su una difficoltà interna a Teleponte. Avrebbero probabilmente ottenuto il sostegno della categoria e forse oggi Teleponte non sarebbe stata oscurata. O forse l’attuale proprietà, costretta con le spalle al muro, avrebbe potuto cedere l’emittente prima che fosse troppo tardi. Della vicenda si sta interessando il sindacato, l’Assostampa.
Ma anche qui, il sindacato arriva quando la situazione sembra ormai irreparabile. Perché abbiamo contezza che abbia atteso o preso tempo per aver creduto alle “favole”, anzi, alle cazzate, costruite attorno al caso Teleponte. Quintino Pallante, editore di Tele Molise e Tv6 è pronto a rilevare il logo. Ma solo quello. Né debiti, né altro, neppure i dipendenti. O comunque non tutti. Del resto lui il suo staff lo ha già.
Davvero un peccato che Teleponte, fondata da Fernando Scarpelli, diretta per anni da Walter Cori che era stato capace di creare un riferimento importante per tutta la provincia visto che si trattava della principale finestra di informazione nel teramano, debba morire in questo modo. Non lo merita il territorio, non lo meritano tecnici e giornalisti, non lo merita l’informazione in generale. Ma quando hai a che fare con gente senza scrupoli, questo rischio va calcolato.

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