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Un referendum contro la sede della Regione nell’area di risulta di Pescara

Pescara. Un referendum contro la costruzione della sede unica della Regione Abruzzo nell’area di risulta di Pescara.

E’ quello lanciato da un comitato promotore guidato da Carlo Costantini e costituito da associazioni e forze politiche.

“Il cemento della sede della Regione, le auto, il traffico, l’inquinamento ed il degrado nei fine settimana che quella sede porterà con sé rappresentano la scelta più sciagurata degli ultimi decenni”, afferma Costantini, duro e deciso contro il sindaco Masci come principale responsabile del progetto “È il prodotto della sua sindrome da taglio del nastro. Ha dimenticato di essere stato votato senza avere mai detto prima ai pescaresi che avrebbe piazzato la sede della Regione nell’area di risulta. Ha dimenticato che il Comune deve agevolare la più ampia partecipazione dei cittadini alla formazione delle scelte che interessano la Comunità locale”.

“Ha devastato Via Marconi – osserva Costantini, accusando ancora Masci – e vuole calare cemento nei giardini condominiali della Città, per realizzare opere pubbliche. Ha migliaia di metri cubi di cemento inutilizzati che alimentano il degrado (City, ex cementificio, ex conceria cogolo etc.) ed invece di recuperarli pensa di poterne calare altre migliaia nel pieno centro di Pescara Ha decine di chilometri quadrati di spazi da collocare nel futuro ed invece continua a ragionare da sindaco di una delle città con la più alta densità abitativa di tutta l’Italia. Dimenticando che la sua Pescara non esiste più. Esiste ormai una Pescara più grande e molto più potente di quello che riesce ad immaginare”.

A Costantini replicano il parlamentare e il capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Guerino Testa e Massimo Verrecchia: “La nuova sede della Regione, che sorgerà nel cuore di Pescara, sarà un altro segno distintivo della città. La programmazione procede rapida e la posa della prima pietra, con molta probabilità, avverrà entro questa legislatura. Dopo anni di dibattiti e di immobilismo amministrativo, finalmente, una strategica e lungimirante pianificazione urbanistica, posta in essere dal centrodestra abruzzese, consentirà di far sorgere la migliore sede della Regione e, al contempo, di riqualificare un’ampia area cittadina, soddisfacendo tutte le esigenze evidenziate in fase di analisi e confronto, compresa quella di natura economica, poiché l’opera beneficerà delle risorse derivanti dai canoni di affitto e dalla vendita delle due sedi dismesse di viale Bovio e via Raffaello. Una opportunità di ampie vedute che, ancora una volta, questo governo regionale riesce a realizzare trasformando le criticità in occasioni innovative e di rilancio dei propri territori”, concludono Testa e Verrecchia.

“Ci spaventano le ampie vedute di Testa e Verrecchia”, replica Antonio Caroselli segretario cittadino PD, che sul destino dell’Area di risulta afferma: “Quello spazio urbano, strategico per Pescara, richiede un progetto ambizioso. Il centro città si rivitalizza cambiando l’approccio classico alla pianificazione urbanistica: nel punto più inquinato della città è necessario un innesto forte di naturalità, attrattiva per l’economia che gravita intorno a tutta l’area. L’Area di risulta potrebbe essere al centro di una ampia rete che poggia su tre fattori: ecologico, di mobilità e di servizi. Il Parco che pensiamo nell’Area di risulta è frutto di una nuova pianificazione urbana con una forte componente ambientale. La nostra idea è quella di Parco vissuto, non contrario alle strutture di servizio, così come esiste in ogni grande città europea.

“Abbiamo più volte sostenuto che la sede della Regione Abruzzo deve essere realizzata nel Quartiere 3 di Pescara ,lontano dal centro cittadino per decongestionare una zona già gravata da una mole importante di traffico. I 12 mesi che mancano alla fine della consigliatura usiamoli per trovare i 100 milioni che servono per il palazzo della regione e non per sporcare il giacimento che dovrà ospitare l’area verde più importante della macroregione adriatica. Evitiamo di marconizzare anche le aree di risulta”, conclude Caroselli.