L’analisi dei programmi “ha dovuto tenere conto della scelta della candidata Marroni di presentare un programma limitato ad un elenco di obiettivi sotto forma di “titoli” che lo ha reso meno confrontabile con i programmi degli altri due candidati. Tutti e tre i programmi presentano molti punti in comune con proposte a volte anche coincidenti. Da osservare poi che vi sono elementi poco definiti: ad esempio, dopo aver indicato un progetto o un intervento da realizzare, spesso risultano evasivi sulla gestione dello stesso (si tratta di un limite programmatico non di poco conto perché spesso è più facile individuare fondi pubblici per costruire o recuperare un edificio, che trovarne per gestirlo)”.
Secondo le associazioni, “va osservato che in tutti e tre i programmi risultano assenti alcuni temi importanti come il contrasto al consumo di suolo; lo sviluppo di Nature-based solutions (NBS), le soluzioni basate sulla natura per affrontare, tramite un uso sostenibile della natura, le sfide socio-ambientali come il cambiamento climatico, il rischio idrico, l’inquinamento dell’acqua, la sicurezza alimentare, la salute umana, la gestione dei rischi e delle calamità ambientali; la tutela della biodiversità: in passato si era anche ipotizzato l’ingresso di una parte del territorio comunale nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; la tutela del nostro patrimonio idrico, nonostante da oltre 20 anni sia aperta una vertenza territoriale importantissima come quella per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, minacciato dalle interferenze delle gallerie autostradali e dei Laboratori sotterranei dell’INFN; la gestione del servizio idrico integrato nello spirito del referendum contro la privatizzazione dell’acqua del 2011, recuperando l’idea del superamento dell’attuale modello di società per azioni della Ruzzo Reti verso il modello di azienda speciale come “ABC – Acqua Bene Comune” di Napoli.
Le dieci proposte per rendere Teramo più sostenibile da parte della associazioni, prevede: “Recuperare e non consumare. Introdurre il Bilancio zero di consumo di suolo nelle pianificazioni urbane, procedendo ad una valutazione del patrimonio edilizio esistente come prima base per piani di recupero delle aree già compromesse, inutilizzate o sottoutilizzate. Rinaturalizzare la città. Promuovere interventi di de-impermeabilizzazione del suolo, riforestazione di aree urbane abbandonate e progettazione di nuove aree verdi anche per aumentare la sicurezza del nostro territorio. Mobilità verde incentivata. Prevedere incentivi per andare al lavoro in bici, fornire più corse a maggior chilometraggio (soprattutto nelle serate dei fine settimana), sperimentare servizi di trasporto pubblico gratuiti (almeno per alcune categorie), aumentare le aree chiuse al traffico. La città naturale. Adozione di piani della biodiversità urbana che mettano insieme infrastrutture verdi e reti ecologiche e piani di adattamento al cambiamento climatico. A scuola in libertà. Programmi di accompagnamento di comunità a piedi o in bicicletta rivolti agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado lungo percorsi definiti casa/scuola. I Guardiani del verde. Programmi di volontariato per prendersi cura del patrimonio verde. Merci eco-logiche. Promuovere progetti di “logistica urbana” con la creazione di piattaforme per l’ingresso e la distribuzione delle merci in città. Educare alla sostenibilità. Realizzare Aule-Natura in scuole e all’ospedale per fornire a bambini e ragazzi la possibilità di fare attività in un ambiente naturale. Creare reti di insegnanti e programmare progetti interscolastici su tematiche ambientali con attività anche per fasce di età miste. Comunità sostenibili. Sviluppare programmi diffusi di sensibilizzazione e divulgazione sul risparmio energetico e sulle comunità energetiche. Acqua, bene comune. Attività di informazione per combattere la dispersione idrica e lo spreco di acqua, coinvolgimento dei cittadini nella gestione di questo bene primario, lavorare per ridurre le perdite e per recuperare i circa 100 litri di acqua al secondo del Gran Sasso che attualmente vanno a scarico perché non sufficientemente sicure”.