Il primo cittadino ha tenuto a smentire, “l’equivoco, forse costruito ad arte, che i problemi della Banca Popolare di Bari siano sorti al momento dell’acquisizione di Tercas. La banca col maggior numero di filiali in Abruzzo, i dati del credito, i numeri del prestito nel momento stesso della realizzazione della fusione, confermano questo. Ora è importante che il Parlamento capisca che dietro la fase di conversione del decreto, deve esserci una determinazione politica, perché non si può delegare al sistema bancario il futuro della Banca Popolare di Bari. La scelta deve essere politica, forte e chiara, con decisioni non delegate e invece collegate alle istanze del territorio; ecco perché è stata importante l’audizione dei due sindaci. Banca Popolare di Bari, e in particolare la ex Tercas, sono intimamente connesse al territorio, presenti capillarmente in aree che tra l’altro vivono in difficoltà per le note vicende post-sisma”.
D’Alberto poi ha sottolineato che “in questo quadro sono assolutamente da preservare i crediti, in particolare quelli con minima sofferenza; mi riferisco alle piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, operatori turistici, cioè il tessuto vitale della nostra regione. Questo credito deve essere confermato: la ‘pulizia’ non può passare per i crediti di tali realtà produttive; se si tagliassero si andrebbe a falcidiare ulteriormente un sistema economico già gravemente compromesso. E’ per questo che le decisioni non possono essere meramente tecniche. Questo i commissari lo devono assolutamente valutare. E perciò chiediamo loro un incontro, auspicando di essere ascoltati. Intanto abbiamo proposto un emendamento a tutela, oltre che dei risparmiatori, anche dei lavoratori, con la previsione dell’eventuale ricorso a tutte le norme di salvaguardia previste dalla legge. In accordo con i sindacati, in qualità di presidente regionale dell’ANCI, convocherò una riunione nella seconda metà di gennaio con tutti i sindaci del territorio, i parlamentari e le istituzioni, per dare voce e concretezza ad istanze che non sono mera rivendicazione campanilistica ma si fondano sulla concretezza della nostra realtà economica e sociale”.
A chiudere le audizioni domani sarà il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Gli emendamenti andranno presentati entro il 13 gennaio in Commissione Finanze alla Camera.