Teramo. “Il Segretario provinciale del PD di Teramo ha ritenuto di dover esprimere il proprio disappunto nei confronti della gestione del Ruzzo, adducendo motivazioni purtroppo prive di fondamento tecnico, giuridico e finanziario, a dimostrazione di una battaglia ideologica di retroguardia, tesa a screditare i presunti avversari, i quali altro non sono se non i Sindaci soci della società acquedottistica teramana”. Così il Coordinatore Provinciale di Italia Viva Teramo, Maria Cristina Marroni.
“Il Partito Democratico, prima di decidere di intervenire sull’argomento, avrebbe dovuto innanzitutto fare ammenda per gli oltre cento milioni di debiti addossati all’azienda in venti anni di gestione, poi avrebbe dovuto studiare i dati di bilancio e infine avrebbe dovuto prudentemente soprassedere, anche per evitare ulteriori brutte figure. Ma tant’è”.
“Le critiche formulate dal Segretario provinciale del PD”, prosegue Marroni, “sono purtroppo ingenerose e strumentali, palesando solamente un’avversione politica che manca di obiettività laddove non tiene conto della gestione degli ultimi due anni e dei risultati consolidati, a partire dalla riduzione strutturale delle spese di Personale per oltre mezzo milione di euro annui, passando dalla drastica riduzione dei dirigenti (passati da 5 ad uno soltanto), dall’efficientamento dei sistemi di sicurezza delle acque, dall’enorme miglioramento degli impianti di depurazione (che sono prioritari per l’ambiente, per la balneabilità dell’Adriatico e per il supporto a tutto il sistema turistico), dal rimborso concreto dei crediti storici vantati da tutti i Comuni soci, dall’efficientamento delle procedure amministrative e, non ultimo, da un’accresciuta sicurezza delle reti che garantisce la continuità del servizio, a differenza di quanto avviene nel pescarese e nel chietino, laddove quotidianamente i giornali riferiscono di interruzioni delle forniture da parte dell’ACA”.
E ancora: “Questi sono i parametri reali che dovrebbero indurre ad un giudizio sereno sul Ruzzo, non già le doglianze per l’assenza di un membro del PD nel Consiglio di Amministrazione dell’Azienda, circostanza che si è prodotta dalla dinamica istituzionale fra i 36 Sindaci soci, proprio a causa di una preconcetta chiusura verso il dialogo e il confronto, non già per questioni ideologiche”.
“A questo proposito non è superfluo rammentare ai cittadini che il CdA della Ruzzo S.p.A., società che annovera a bilancio circa 57 milioni di ricavi, costa complessivamente 54.000 euro annui di compensi (cioè meno di un millesimo dei ricavi), mentre la società pubblica che gestisce proprio il PD sempre a Teramo, cioè la Te.Am. S.p.A., a fronte di circa 13 milioni di ricavi spende per i compensi del proprio CdA circa 100.000 euro annui, cioè a dire più di otto volte il costo del CdA del Ruzzo (a tacere della qualità del servizio erogato che è sotto gli occhi di tutti). Vi è poi un’antinomia nelle parole del Segretario provinciale del PD: da un lato egli sostiene che il suo partito “è accanto a tutti i Sindaci”, dall’altro lato egli scrive “auspichiamo che tutti i Sindaci abbiano il coraggio di dialogare istituzionalmente sul futuro di questa importante società partecipata, senza optare per l’ennesima prova di forza e di arroganza nei confronti del territorio”“.
“Appare evidente che siano i 36 Sindaci soci a dialogare in sede assembleare, ad esprimere i propri indirizzi e il proprio apprezzamento, oppure il proprio disappunto per la gestione, ragione per cui accusare implicitamente la stragrande maggioranza dei Sindaci (molti anche di area progressista) di essere sordi alle ragioni che il PD sostiene, è il sintomo di un partito incapace di convincere i soci della bontà dei propri ragionamenti, sia perché quei ragionamenti sono infondati e sia perché è molto bassa la capacità di convincimento di chi non studia, di chi nega la realtà fattuale, economica e anche relazionale rispetto a tutte le altre società acquedottistiche abruzzesi”.
Da ultimo,” spiace leggere affermazioni offensive e del tutto gratuite quali le seguenti: “Un bene unico come l’acqua fa ormai parte integrante del patrimonio dell’umanità e, come tale, non può e non deve essere lasciato in mano ad interessi privatistici”. Tale affermazione sottende o l’accusa ignobile di un deficit cognitivo della maggioranza dei Sindaci soci che hanno fiducia nell’operato del CdA (una fiducia che, ripetiamo, si basa sui dati aziendali e di bilancio), oppure in alternativa sottende l’insinuazione altrettanto ignobile che la maggioranza dei Sindaci abbiano stretto un patto scellerato per far sì che l’azienda acquedottistica sia dedita alla cura di interessi privatistici (e per ciò stesso illegali) e non già alla esclusiva tutela dell’interesse pubblico. Accuse così gravi necessitano di prove oggettive e documentali, in assenza delle quali risultano gravemente lesive della reputazione di tutti gli organi societari”.
“La verità è che”, conclude Italia Viva Teramo, “il Ruzzo è in netto miglioramento da due anni, che questo miglioramento va valutato rispetto alla situazione di partenza (sulla quale il PD deve assumersi le sue responsabilità), che il miglioramento è complessivo e deve tenere conto della qualità delle acque che vengono erogate, della qualità della depurazione, della riduzione strutturale dei costi, della continuità del servizio di fornitura e anche dell’oculata gestione di bilancio il quale, sia detto sommessamente, quest’anno consolida oltre due milioni di utili i quali, a differenza della Te.Am. S.p.A. che li distribuisce ai soci di Treviso, li utilizza per aumentare gli investimenti, per accrescere ulteriormente la sicurezza, per migliorare la salute dell’azienda e – di conseguenza – anche la salute, la sicurezza e il benessere della comunità teramana”.