Giulianova. “Emerge dal comunicato del Sindaco, un doppio riflesso. Mi astraggo, però, e non mi riferisco a nessuno in particolare, bensì al clima politico che si vive a Giulianova da un po’ di tempo”.
Lo ha dichiarato il Professore emerito di Diritto Pubblico, Università degli studi di Teramo, Carlo Di Marco, in merito al commento del sindaco sulla mozione, presentata in consiglio comunale, per sciogliere Forza Nuova.
“È del tutto evidente – spiega – , specie in questo ultimo fatto (la presentazione di una mozione in Consiglio comunale per lo scioglimento della formazione neofascista Forza Nuova), la profonda ignoranza della Costituzione da parte di ampie parti della classe politica al potere (che pur giura su questa Costituzione). Ignoranza che rappresenta il principale motivo di confusioni impressionanti fra sacro e profano, fra lecito e illecito, fra costituzionalmente legittimo e illegittimo. In altri termini, se non si conosce la costituzione è inevitabile ogni tipo di confusione fra ciò che è democratico e ciò che non lo è, tenendo presente che l’unico parametro possibile è proprio questa Costituzione che si può spiegare anche ai bambini per come è scritta bene. Ma andiamo per ordine”.
“La Costituzione è nata – aggiunge – per una volontà popolare fortissima espressasi in varie fasi e forme, infine in una insurrezione popolare che non aveva niente di pacifico: diciamo che non era un pranzo di gala, né un bel dibattito fra amici. Fu un’insurrezione armata di popolo preceduta da circa un decennio di lotte operaia, occupazioni di fabbrica, manifestazioni anche violente e di una guerra partigiana da parte del popolo. Contro chi tutto questo? Contro il fascismo, il nazismo e la parte più nera del capitalismo italiano. Da una parte il popolo con i suoi partiti e con i suoi sostenitori e alleati (fra questi, si badi bene, il movimento degli anarchici vittima della spietata repressione fascista e della ‘Repubblica borghese’ che li aveva repressi nel sangue ed esiliati); dall’altra il fascismo alleato a Hitler. Da qui nasceva la Costituzione repubblicana ‘contro’ una cosa sola: il fascismo (si abbia la pazienza di leggere la XII disposizione transitoria). La Costituzione è contro il fascismo, solo contro esso, ma è a completo favore (si legga ogni tanto l’articolo 18) di tutte le altre forme associative fatti salvi tre soli limiti. Solo tre e ben indicati in questo articolo: sono illecite le associazioni segrete, quelle che perseguono fini politici con mezzi militari e quelle cosiddette ‘a delinquere’, che perseguono cioè fini vietati ai singoli dalla legge penale”.
“È più chiaro ora che c’è un doppio binario su cui viaggiano questi principi costituzionali? – ripete Di Marco – : da un lato il binario riservato all’antifascismo della democrazia costituzionale in un convoglio in cui il fascismo è ritenuto non già un’idea su cui ci si può confrontare, bensì un crimine tout court che come tale è solo da reprimere, e ogni forma (diversa o ‘nuova’) del partito fascista deve essere impedita con lo scioglimento. Come si fa? Non è difficile: lo dice la legge Scelba (l. 20 giugno 1952) e basta applicarla se e quando lo vorrà la classe politica di governo (a proposito, non c’è solo Forza Nuova da Sciogliere ma anche Casa Pound ed altre formazioni neofasciste che parlano tutti i giorni in televisione); dall’altro quello in cui viaggia la più ampia libertà di associazione che la storia italiana abbia mai conosciuto: tutti i cittadini possono organizzarsi per pensare, riflettere, promuovere iniziative, promuovere cultura, politica, socialità e quant’altro, come quando e come vogliono, soprattutto senza chiedere il permesso a nessuno. Ne discende, per esempio, che cattolici, islamici, comunisti, anarchici, liberali, monarchici, fricchettoni, diabetici, ex alcolisti…e potrei andare avanti fino all’alba di un nuovo giorno, entro i tre limiti che sopra abbiamo indicato possano organizzarsi se, come e quando vogliono per fare iniziative, studiare, fare proseliti etc.. Per vivere, insomma, e realizzare il loro mandato che è contenuto nell’articolo 2 della Costituzione (lo si vada a leggere per bene!)”.
“Restiamo per un attimo in questo secondo binario – aggiunge Di Marco -, che succede se una di quelle associazioni elencate (dai cattolici ai diabetici e agli anarchici e via dicendo…) diventa cattiva e offende violentemente Tizio, Caio, Sempronio o Mevio? È semplice: i nostri quattro amici offesi possono attivare le garanzie del giudice penale: diffamazione, ingiuria ed altre sono fattispecie riconducibili dinanzi a questo giudice. Le rispettive organizzazioni possono essere sciolte solo se ricorra almeno uno dei tre limiti sopra esposti. Nel primo binario, invece, è il fascismo in sé a dover essere sciolto anche in assenza di un qualsiasi facere “violento”. Senza offendere nessuno, Il solo richiamo al fascismo integra un reato che si chiama apologia del fascismo (articolo 4 Legge Scelba). Norma che ricade sui singoli, ma le rispettive organizzazioni devono essere sciolte senza se e senza ma. Ora credo che sia più chiaro che anarchici e fascisti nella nostra democrazia costituzionale da nessuno possano essere messi sullo stesso piano. Almeno solo per un motivo: nessuna confusione è possibili fra i due metaforici binari della democrazia costituzionale sopra descritti”.
“A me pare, per chiudere, che la mozione proposta in Consiglio comunale si muovesse nell’ambito del primo binario della democrazia costituzionale e nessuna confusione sia possibile fra i due. Tale confusione, nel caso di specie, nella migliore delle ipotesi è pretestuosa, nella peggiore, è frutto di ignoranza. Però lo garantisco: la metafora del doppio binario la capiscono anche i bambini”, conclude il docente dell’Università teramana.