Grazie ai contributi di Riccardo Cerulli, protagonista della Resistenza giuliese e teramana, e agli studi e alle ricerche degli ultimi anni, sopratutto di Andrea Palandrani e di Walter De Berardinis, oggi appare nitido il tributo che Giulianova pagò – il più alto nella provincia di Teramo, in termini di vite, di dolore e di violenza durante l’occupazione nazi-fascista, la ritirata dei tedeschi e i bombardamenti degli alleati. Dall’agosto 1943 all’aprile 1944, si contano 111 bombardamenti, decine di morti e di feriti. Numeri che oscillano tra i 23 caduti riportati da un documento della Prefettura, ai 52 secondo altri. In ogni caso, il numero maggiore di vittime della Provincia. Il 1944, l’anno bisesto, si aprì con i tedeschi a minare il porto. Giulianova era solcata da numerose traiettorie aeree, aerei nazifascisti diretti in Africa e aerei anglo-americani diretti a Nord, a partire dall’ottobre del ’43, infatti, subì circa 120 operazioni di mitragliamento, bombardamento e spezzonamento, che provocarono diversi morti e feriti e il danneggiamento o la distruzione di svariate abitazioni, causando l’inevitabile esodo dei giuliesi verso le località limitrofe più sicure. Tra le incursioni più potenti vi furono quelle del 29 febbraio 1944: come tre terribili ondate, alle ore 13.00, 13.30 e 15.30 ad essere bombardato da aerei alleati fu il rione di San Rocco, proprio davanti alla chiesa omonima e all’antico ospedale della città, poi Istituto “Castorani”: 10 morti, tra questi il giornalista Francesco Manocchia, e 29 feriti. Intanto, nel marzo dello stesso anno era nata la brigata partigiana “Giuliese Garibaldi” che arrivò a 80 combattenti guidati da Riccardo Cerulli. Un altro gruppo che si costituì fu la brigata “Alfredo Parere”, che operava in stretto collegamento con Cerulli.
Senza dimenticare, tra gli altri, Vincenzo Alleva, accusato di aver spezzato quello che in realtà era un filo telefonico, e per questo attraversato da due colpi di fucile e da un colpo di pistola alla tempia nei pressi di villa Migliori, sede del comando tedesco, e Flaviano Pultrone, che i nazisti uccisero a colpi di moschetto e poi crivellarono di pugnalate, reo di non aver consegnato il proprio cavallo, seppure non lo possedesse più.
Oggi, nel mezzo del centro storico, dove un tempo c’erano case e vite, resta una ferita, proprio alle spalle del Municipio, Piazza “Caduti 29 Febbraio 1944”, ma pochi, ancora troppo pochi, conoscono i nomi di coloro che persero la vita in questo luogo e in altri della città, sotto le bombe e per mano dei nazisti, e sanno che Giulianova merita la Medaglia d’oro al valore civile.