Giandonato Morra e Giovanni Cavallari sono di certo diversi. Il primo è espressione dei valori tipici di centrodestra, il secondo, invece, è da sempre portatore dei pensieri dell’area di centrosinistra.
Entrambi però sono accomunati da alcuni aspetti: storicamente (e caratterialmente) poco inclini a fare ciò altri consigliano loro di fare, salvo che non sia condiviso da loro stessi in prima persona. Due persone che poco si “ritrovano” in un sistema fatto molto spesso di pugnalate alle spalle, ma che amano ragionare con la propria testa e prendere di conseguenza le decisioni che meglio si confanno a determinati principi e valori.
Sono due personaggi scomodi, questo è ormai abbastanza evidente: lo era Cavallari per il Partito Democratico cinque anni fa, quando aveva iniziato la corsa a sindaco salvo poi fare retromarcia per divisioni interne al suo partito; lo è sempre stato Morra, fedele ad una certa concezione della politica (e non lo ha mai nascosto).
Entrambi sono scomodi anche oggi. Il centrodestra non riesce a trovare la quadra sulla candidatura del coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, lo stesso il centrosinistra che esamina ancora tutte le candidature possibili per trovare un cavallo che possa essere vincente.
E, intanto, Morra e Cavallari aspettano e vanno avanti per la loro strada. Fedeli a loro stessi e ben poco a quanto gravita intorno a loro in queste settimane (a proposito, la prossima si preannuncia decisiva per l’uno e per l’altro).
Ed in un momento in cui Teramo ha bisogno di una figura il più possibile legata a dei principi (a prescindere dal pensiero politico), il paradosso è che si faccia estremamente fatica a porre come riferimento quelle stesse figure che, da tempo, hanno provato ad essere il più possibile tutte d’un pezzo.