“Mai come in questi cinque anni un’amministrazione comunale ha avuto la possibilità di ricevere e intercettare una così grande, impensabile e irripetibile quantità di fondi pubblici dallo stato, dal governo, dall’Europa (PNRR) e dalla ricostruzione post sisma 2016. È, quindi, evidente che il grande tema è quello di capire come e cosa l’amministrazione non sia riuscita a progettare, a realizzare e a intercettare in relazione a fondi che senza alcun merito si è vista potenzialmente attribuire, come d’altronde ogni altro Comune d’Italia”.
“Basti prendere ad esempio la questione della ricostruzione. A sei anni dal Terremoto del Centro Italia, la bandiera della (non) ricostruzione teramana è il Municipio. Quello vero. Quello di piazza Orsini. Quello con la Sala consiliare che si affaccia sul Duomo. E’ chiuso da sei anni. Le impalcature che lo proteggono, sono diventate ormai elementi permanenti di arredo urbano, che l’amministrazione attuale, evidentemente incapace di utilizzarle per il loro scopo naturale, ovvero
quello di un cantiere avviato, ha trasformato in supporti per manifesti e opere d’arte, quasi a volerne legittimare l’esistenza. E’ inaccettabile. Il Municipio chiuso è la tangibile manifestazione della totale mancanza di capacità programmatoria e organizzativa di un’amministrazione che ha ricevuto stanziamenti enormi, senza per questo riuscire ad avviare la ricostruzione pubblica. Mentre nei suoi cinque anni, l’attuale amministrazione sbandierava rapporti di cordiale vicinanza con l’allora Commissario Straordinario, arricchendo i social di foto e selfie degli incontri e dei convegni, a Torricella Sicura, ad esempio, veniva totalmente demolito e ricostruito il Municipio, tanto che oggi il Sindaco di quel Comune siede in una sede moderna e funzionale, mentre quello di Teramo occupa ancora l’ufficio di quella sede provvisoria per la quale, tra l’altro, i teramani pagano un affitto”.
“Cito il Municipio quale esempio della mancata ricostruzione, ma è solo una delle ferite aperte in questa città. E’ solo la più simbolica tra le voci di un elenco, lunghissimo, che annovera scuole, palazzi, uffici, tutto un patrimonio pubblico colpevolmente “dimenticato”, che ha prodotto ricadute estremamente negative anche sulla vita stessa e sull’economia del nostro Centro Storico. Basti pensare al “danno” anche economico provocato dalla chiusura della San Giuseppe e della Savini, così come di tutti gli uffici comunali di piazza Martiri. E ancora la drammatica situazione dei più significativi luoghi della cultura cittadina con il gravissimo danno causato alla vera attività culturale di Teramo con la mancata ricostruzione della storica e splendida sede del Liceo Braga di Piazza Verdi e di quella del Museo archeologico che insieme al totale abbandono in cui versano i tesori archeologici della città attestano una cronica incapacità ad amministrare e ad avere cura delle nostre ricchezze e bellezze da parte degli amministratori uscenti”.
“Ebbene, come illustrato nel mio programma, anche la risoluzione di questi temi, unita alla visione organica e strategica della città, costituiscono il cuore della nuova attività amministrativa di governo che invece di “parlare”, raccontare favole e fare proclami si attiverà concretamente, professionalmente e seriamente, senza prendere in giro in cittadini, alla soluzione dei problemi e allo sviluppo economico, culturale, sociale, sportivo e turistico della città. E’ evidente che il vero e concreto avvio della ricostruzione post sisma non sarà solo uno dei temi dell’azione di governo, ma l’azione stessa della rinascita, perché questa città ha ascoltato troppe favole negli ultimi cinque anni. Adesso ha bisogno di verità e di vedere finalmente cose e opere concrete”.