Elezioni, spopolamento della montagna: la proposta di legge di Quagliariello

L’uomo al centro del Parco, non l’uomo subordinato al Parco”. Parchi e riserve “non più come aree soggette solo a vincoli, ma come laboratori di sviluppo economico, ambientale e sociale”, ribaltando “verso l’esterno il concetto di tutela interna”, coniugando in modo virtuoso il principio della “tutela” con il valore della “risorsa”.

 

E’ l’idea di fondo alla base di una proposta di legge illustrata dal senatore Gaetano Quagliariello, candidato del centrodestra al Senato nel collegio uninominale L’Aquila-Teramo, nel corso di una conferenza stampa a Teramo alla presenza di diversi amministratori del territorio.

 

L’articolato normativo, che si concentra “sulle zone montane e sulla loro disciplina”, riguarda la “valorizzazione e sviluppo delle aree protette, dei parchi e delle montagne” e propone una “riforma della legge quadro 6 dicembre 1991 n. 394”, trae spunto in particolare dalle problematiche abruzzesi ed è frutto di un’analisi delle criticità che investono i parchi nazionali, a cominciare da “una pericolosa marginalizzazione culturale” e da “un limitato riconoscimento della loro identità e delle loro funzioni essenziali”, che hanno determinato “processi di flessione demografica e scarse performance in termini di produttività economica generale delle attività”, con conseguente “rischio di spopolamento”.

 

Il disegno di legge presentato da Quagliariello, già elaborato sotto forma di articolato normativo in 14 articoli, si propone dunque di “coniugare la salvaguardia del patrimonio ambientale e delle sue caratteristiche ecologiche con la possibilità di valorizzarlo attraverso politiche di coinvolgimento e sviluppo sostenibile delle popolazioni locali e degli operatori”.

Tutto ciò intervenendo lungo due direttrici: “aggiornamento e revisione della legge quadro”; “valorizzazione e rafforzamento dello strumento programmatico e strategico del Piano del parco”. Da qui innanzi tutto “una nuova governance dei Parchi, oggi percepiti come entità a sé stanti non pienamente integrati con il territorio e spesso come ostacolo allo sviluppo”. L’obiettivo è “un maggiore coinvolgimento dei Comuni e dei corpi intermedi”, un sistema “più snello e flessibile” improntato ad una “autonomia variabile in funzione della virtuosità dimostrata nella gestione”.

 

Allo stesso tempo, la proposta prevede “importanti misure di incentivo allo sviluppo per stimolare gli investimenti”: vale a dire “sburocratizzazione, incentivi alle imprese e misure di defiscalizzazione” al fine di “impedire lo spopolamento delle aree interne”.

 

Si stabilisce inoltre “un collegamento organico tra la governance del Parco e la Protezione civile in caso di calamità”, e il modello proposto è prodromico alla “creazione di un Corpo specializzato che ripensi e in qualche modo superi la frettolosa e improvvida abolizione del Corpo Forestale dello Stato, per garantire un presidio specializzato ed efficiente che sappia coniugare le esigenze delle popolazioni montane rurali con la tutela del territorio e degli ecosistemi naturali”. Infine, si propone “la possibilità di un’apertura regolata dell’attività venatoria, al fine di tutelare l’equilibrio dell’ecosistema”.

 

 

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