Teramo. I Sindaci alzano la voce affinché i vertici della Banca Popolare di Bari adottino decisioni che non penalizzino ulteriormente la rete di filiali ed agenzie ricadenti sul territorio, così come paventato nel piano di ristrutturazione aziendale.
Dopo alcuni mesi in cui sembrava essere stata raggiunta una intesa che ponesse al riparo dal rischio di chiusure improvvide, grazie anche ad un apparentemente fruttuoso incontro avvenuto proprio a Teramo tra tutti gli attori del territorio e l’amministratore delegato dott. Bergami, ora la banca ha reso noto ad alcuni Comuni, e nemmeno a tutti quelli interessati, la volontà di chiudere le rispettive filiali.
Così, il Piano di ristrutturazione sembra proseguire con forme e sostanza che i Sindaci non condividono, in primo luogo per le modalità della comunicazione adottata e poi perché non sta tenendo conto del confronto istituzionale già avviato. L’indirizzo intrapreso dai vertici aziendali, viene ritenuto non corretto né adeguato al rapporto con un territorio cui la Banca Popolare di Bari deve molto. L’ingresso della Tercas e di Caripe nella Banca Popolare di Bari è stato ed è una opportunità preziosa per l’intero gruppo bancario, in ragione del radicamento degli stessi nel territorio e alla prova dei dati di impresa fino ad oggi rilevati. Un innegabile patrimonio aziendale, che non può essere sacrificato sull’altare del mero raggiungimento del profitto, ancor più in questo momento di grave crisi economica e sociale.
La decisione di chiudere alcune filiali, appare inoltre una scelta profondamente miope; a causa di essa, si assottiglia la presenza della banca in un momento in cui l’area del Cratere è destinataria di risorse. In particolare il Contratto Istituzionale di Sviluppo nel suo duplice canale legato al Cratere e alla Regione, necessita di un referente indispensabile per le operazioni pubbliche e private connesse alla ricostruzione e alla crescita e la presenza di un istituto di credito diventa fondamentale per il territorio e dall’altro canto prezioso per la crescita imprenditoriale della banca stessa.
Dignità e centralità dell’Abruzzo: sono questi i due punti cardine che possono costituire il ponte sul quale far traghettare relazioni proficue e favorevoli tra le parti. Tenendo inoltre a mente che BpB ora è di proprietà pubblica, e ha potuto giovarsi di risorse pubbliche che l’hanno portata al salvataggio, con la conseguenza di avere l’obbligo di riservare attenzione speciale al territorio in cui opera.
Per queste ragioni, i Sindaci sottolineano come ci sia un dovere forte, un ‘conto aperto’, che deve responsabilizzare la banca ad intensificare i rapporti con un territorio ferito, che ha dato tanto, che continua a dare tanto e che non merita ulteriori schiaffi. Ma i Sindaci manifestano lungimiranza e, se la BpB dovesse comunque decidere di dare piena attuazione al Piano, chiedono che consenta di facilitare l’accesso ai presìdi in cui hanno operato, in molti dei quali con la caratteristica della esclusività, e per i quali altri istituti di credito hanno già manifestato interesse: insomma, che venga reso possibile, in caso di decisione irremovibile, l’ingresso di altri istituti di credito. Gianguido D’Alberto confida nella sensibilità già manifestata dal Presidente De Gennaro e dal dottor Bergami, che hanno avuto un rapporto corretto con le istituzioni. Non ci si trova più nella fase di ristrutturazione della banca e ora chi la governa, assieme alla parte pubblica che ne fa parte, deve incanalare le scelte nel primario interesse del territorio; e questo sarà, in ogni caso, il punto irremovibile delle azioni dei Sindaci. Anche per questo, ANCI e Sindaci hanno chiesto ed ottenuto un incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico e contestualmente chiamano al coinvolgimento pieno e coeso tutti i livelli istituzionali: provincia, Regione, parlamentari.
A questo scopo, sarà presto redatto un documento da condividere tra tutte le realtà istituzionali per un’azione ora più che mai condivisa, e che sarà condotta con fermezza e senza cedimenti di sorta.