“Per essere scelti in qualità di direttore generale della Saga, il bando prevede di avere esperienze specifiche nel settore”, scrive D’Alfonso in una nota. “Poi c’era una declaratoria un po’ più permissiva, ma l’elemento di merito prevalente era un curriculum formatosi nella gestione esperienziale del settore. Poiché questo non si può rinvenire in capo all’esperienza professionale e gestionale di Gatti, di cui conosciamo tutto perché persona pubblica, se ha fatto la domanda è perché essa sarà stata intuitivamente o prevedibilmente valorizzata.
Non credo che Gatti faccia le domande così come si facevano una volta le schedine per vincere al totocalcio, anche in ragione della sua visibilità e personalità pubblica.
Se proprio si vuole interessare di cieli, si candidi a fare il presidente della Saga, e poi si misureranno i risultati: sul direttore generale noi vorremmo che ci sia una maggiore certezza di professionalità.
Quanto poi al rapporto con la politica teramana, è fuori di dubbio che egli sia stato un decisore, sia nelle nascite delle amministrazioni che nella fine di esse.
Gatti dice di essere pronto a fare un gesto di rinuncia: dipende da quanto la domanda era programmata sul piano del successo. Se rinuncia soltanto ad una domanda senza destino, non vale nulla; se rinuncia ad una domanda che è stata preistruita, vale parecchio, e su questo lo apprezzerei molto. Io penso che da presidente non avrebbe affatto sfigurato, perché la qualifica presidenziale l’ha anche accarezzata.
Da ultimo, spero che Gatti abbia apprezzato lo spirito della mia lettera aperta. Nella mia storia di patimento personale non ci sono lettere aperte: piuttosto ho ricevuto denunce, alcune anonime ma particolarmente sottoscritte, anche da personale politico del centrodestra di Teramo”.