Alle accuse, dirette di Carusi, il consigliere di minoranza replica con una nota circostanziata. “ Non si capisce perché l’attuale gruppo consiliare del Pd, tra l’altro guidato da chi, prima delle elezioni, aveva cercato di candidarsi con il centrodestra”, sottolinea Papiri, “ continui ad evitare di fare opposizione sui fatti amministrativi della nostra cittadina”. Papiri pone alcuni temi sul tavolo: dalla messa in sicurezza del territorio “con le cavate storte e la maggior spesa e il maggior pericolo, la distruzione della stazione mai ricostruita, il sottopasso di via Carducci (“budello-imbuto-costoso e non aperto, il centro storico sporco e senza piano particolareggiato che latita e lascia spazio al far west architettonico”). “ Qualsiasi discorso”, sottolinea il capogruppo di Officina Democratica, “si concentra sull’unico fatto istituzionale, gli ammanchi in tesoreria. Il tutto, però, è trattato da Novella 2000, da gossip su parenti reali o affini, con presunte bugie su dati oggettivi e fatti accertati, evitando di lavorare assieme con responsabilità e senso civico. Il Pd tortoretano avrebbe molte cose da spiegare, oltre al fatto di avere un capogruppo potenziale candidato nel centrodestra.
Dovrebbe spiegare perché, dopo aver rischiato di non essere presente alle elezioni comunali del 2009, a causa della non “candidabilita’ dovuta al cattivo lavoro svolto dalle precedenti amministrazioni e all’allestimento precipitoso di una lista con il 95% di candidati nuovi, ed il sottoscritto candidato sindaco a portare una croce che nessuno voleva, con una svolta verso il nuovo, poi la linea non è stata seguita.
Perchè poi invece di analizzare criticamente e fare tesoro del passato, gli uomini e gli schemi del passato, finita la bufera, sono tornati.
Bisogna spiegare perchè non si è tenuta un’assemblea per scegliere definitivamente una linea politica che andasse verso il nuovo, perchè alla luce di un documento di richiesta di un confronto politico (di cui conservo l’originale firmato anche dal consigliere Porrea e da metà del direttivo) inviato anche al segretario provinciale, questo è rimasto nei cassetti e il Partito ” democratico” non ha democraticamente discusso.
Non si capisce perché lo stesso partito non voleva la commissione d’inchiesta, quando nessuno sapeva della dimensione del fenomeno, poi riscontrato esistente dal 2003.
Non si capisce perché, nel momento clou del problema, con l’ex dipendente in regime di restrizione di libertà, un ex sindaco del Pd incontrava il dipendente fuori dal territorio comunale, con l’avallo del segretario di sezione, minando così la posizione etica del partito e del gruppo consigliare.
Non si capisce cosa abbia da rivendicare l’attuale capogruppo consigliare, non autonomo politicamente e completamente coperto dal cono d’ombra di questo passato”.