Giulianova. “In tempo di crisi economica, l’edilizia è uno dei settori che soffre di più. Negli ultimi anni a Giulianova le transazioni di immobili e le attività produttive si sono ridotte di parecchio. Essendo un momento difficile, tutti dovremmo essere più elastici e più efficienti per cercare di rendere le cose più facili possibili. L’ufficio tecnico comunale di Giulianova non la pensa così. Nonostante il suo affollato organico (ingegneri, architetti e geometri), evade con ritardi biblici i permessi per costruire, i certificati urbanistici, le segnalazioni di inizio attività e le altre pratiche edilizie. Spesso ci sono atti sepolti nel cassetto (un mese, cinque mesi, un anno) e i tecnici privati hanno difficoltà nel disbrigo delle pratiche, con tempi di attesa enormi. A Giulianova si rischia la paralisi dell’attività edilizia, con grave crisi dei professionisti del settore edile (tecnici, imprese e lavoratori) che, vivendo del proprio lavoro e solo di quello, non hanno alternative. Oltre alla paralisi c’è anche una grande confusione di idee. Un esempio? Il palazzo da demolire e ricostruire situato in via Gramsci angolo via Battisti a Giulianova alta”.
Lo ha scritto in una nota Linea Retta che ha precisato: “questo caso ci dimostra che a Giulianova non c’è più la certezza delle norme: “ho un progetto con istruttoria e parere positivo emesso dalla C.E.C., nonché tutte le carte in regola per il ritiro del permesso di costruire ma può darsi che non costruisco”!!!! Come possono gli imprenditori investire in questa città con questi amministratori? Il progetto in questione è stato regolarmente approvato dalla commissione edilizia nel pieno rispetto delle norme tecniche di attuazione del P.R.G., bucalossi pagata, ma permesso di costruire mai firmato per volontà del sindaco che ritiene il progetto ultramoderno tale da deturpare il contesto del vicino centro storico. Ma perché allora la maggioranza non ha mai richiesto un vincolo della zona nel P.R.G.? Che danno economico e di immagine è stato fatto alla proprietà, ai tecnici privati e all’impresa edile che tra l’altro ci risulta essere impeccabilmente presente sul mercato da oltre 50 anni? Chi pagherà tutto questo? Dov’è finita la libertà espressiva? Se la zona non è vincolata, chi vi da il diritto di decidere se l’edificio è bello o brutto?”
Per l’associazione di costume politico “l’amministrazione di sinistra dopo aver deturpato il centro storico con i lavori di Corso Garibaldi e Piazza Buozzi si accorge solo oggi che bisogna preservare un equilibrio architettonico? E ancora, l’ecomostro di fianco al Kursaal (palazzo Gavioli) ancora bloccato dalla magistratura? Il palazzo del cinema Ariston? Quanti contenziosi e richieste di risarcimento danni sono stati aperti? Chi pagherà tutto ciò?”