Anzi: lo spunto offre ulteriori elementi di riflessione, anche e soprattutto da parte dei sindaci, chiamati in causa dal leader dell’associazione di categoria. Di seguito, pubblichiamo l’intervento di Alberto Pompizi, sindaco di Sant’Omero.
La lettera
“ L’intervento del presidente di Confcommercio” si legge, “nonché vicepresidente della Camera di Commercio, mi ha colpito favorevolmente, perché pone un problema importante: quello della qualificazione della “sagre” nel senso più nobile della parola. Ed è proprio questo uno degli argomenti che dovremo affrontare nei prossimi mesi se vogliamo davvero qualificare la nostra offerta turistica. Creare pacchetti turistici ricchi e pieni di selezionate serate enogastronomiche con l’inno al nostro vino ed ai nostri prodotti gastronomici innaffiati da millenni di storia e di cultura per noi sarà molto facile se riusciremo a lavorare insieme. Creare percorsi giornalieri di visite guidate alle nostre località più belle, con l’aiuto degli albergatori e delle agenzie turistiche locali e nazionali potrebbe essere molto facile se riusciremo, nei prossimi mesi a “qualificare” i nostri prodotti. Ma caro Presidente Di Sante, di questo se ne parla da anni ma mai né la Camera di Commercio o la sua associazione ha fatto molto per favorire e far crescere quelle sagre “genuine” e a forte valenza locale infatti molte volte queste non hanno avuto nessun incoraggiamento, mentre le altre si fregiavano di sigle prestigiose. Nel mio comune di sono due “sagre” gestite dalle due pro-loco di Sant’Omero e di Garrufo che sono un punto di riferimento sia per la qualità che per la genuinità dei prodotti. Non credo che il problema da Lei sollevato mi tocchi anzi, aspetto ed aspettiamo da anni riconoscimenti che ad altri sono stati dati per molto meno e quindi sono sicuro che dopo questa mia presa di posizione, la Camera di Commercio di Teramo c presterà molta più attenzione a queste sagre che, pur essendo ormai il “fiore all’occhiello” della gastronomia teramana Ma nel frattempo sono pienamente convinto che per riqualificare i prodotti teramani vi è sempre più bisogno di un “marchio Doc” che possa distinguere questi prodotti di vera qualità dalle centinaia che giornalmente spuntano sul territorio creando grande confusione ma anche grandi vantaggi a gruppi che non sono “senza fine di lucro” ma che utilizzano “borghi”, quartieri, località famose per invitare i turisti ad assaggiare tutto ed il contrario di tutto. Chiaramente con grande incertezza sull’uso dei prodotti enogastronomici e su servizi sempre più alla “meno peggio” e con rischio nei confronti del commensali”.