“La crisi del sistema universitario teramano” aggiunge Ruffini “dove pure esistono isole di qualità e docenti di valore, non può essere negata da nessuno, ma va inserita nel più generale declino di gran parte del sistema economico-sociale della provincia di Teramo”.
Solo ieri il presidente Chiodi aveva parlato di un “percorso federativo” tra i tre Atenei abruzzesi, definendolo “l’unico sbocco per il futuro”.
Un’ipotesi “prematura”, secondo il consigliere del Pd, convinto tuttavia che “con la federazione degli atenei possiamo certamente razionalizzare alcuni tipi di costi e soprattutto qualificare meglio l’offerta formativa rendendolo più competitiva”. Ma non basta. “Non servirebbe a recuperare gli iscritti. Ritengo che l’università di Teramo debba prima risolvere i suoi problemi legati alla carenza dei servizi e dell’offerta formativa. Penso, ad esempio, ai numerosi studenti pendolari che non trovano alloggi a prezzi convenienti, ai pochi collegamenti tra il centro e Colleparco, alle poche biblioteche. Sono questi i disservizi che scoraggiano gli studenti a restare a Teramo e che al contrario li trasformano in pendolari di lungo corso. Inoltre, la stessa città di Teramo offre poco divertimento a questi giovani, mentre in altre realtà universitarie hanno fatto di queste cose un punto di forza e di attrazione. Se non si offrono questi servizi ci presentiamo al tavolo delle trattativa troppo deboli rispetto agli altri Atenei. Ed il pericolo per la nostra università è quello di essere mangiata dal pesce più grande. Credo, invece, che la federazione sia utile a raggiungere una migliore razionalizzazione delle risorse, che si dovrebbe tradurre, tra l’altro, in meno duplicazioni di corsi di laurea sul territorio e, dunque, in un risparmio di risorse che non penalizzi eccessivamente l’offerta formativa, soprattutto in un momento in cui dal Governo hanno bloccato il turn-over dovuto ai pensionamenti del corpo docente e non docente”.
Si, dunque, ad una collaborazione tra le università dell’Aquila e di Teramo, che “può anche condurre alla creazione di un polo universitario di alta eccellenza che offra qualità formativa. Ma le nostre università non devono rimanere chiuse in se stesse, devono collaborare tra loro, ma anche con altri enti o istituzioni operanti nei settori della ricerca e dell’alta formazione ed i fondi risultanti dai risparmi prodotti dalla realizzazione della federazione o fusione degli atenei possono restare nella disponibilità degli stessi che li hanno prodotti. La federazione degli atenei è, quindi, un punto di arrivo a cui si giunge tramite un lungo percorso di riorganizzazione degli atenei. Di certo non può essere la soluzione definitiva”.
Alla base, tuttavia, mancano alcune importanti rimaste al palo. Come la casa dello studente, ad esempio. “E’ dal 2011 che la Giunta regionale annuncia una soluzione definitiva per il completamento di questa importante struttura” aggiunge Ruffini. “E mentre l’università di Teramo crolla, il presidente Chiodi pochi giorni fa, in pompa magna, ha annunciato la destinazione di 4 milioni di euro al Comune per dei lavori che interesseranno il centro storico. Come dire che i soldi per i marciapiedi ed il pavimento del corso hanno una priorità maggiore di quella dell’Università. Sarà che quei finanziamenti portano più facili consensi alla politica, mentre quelli destinati agli alloggi di studenti di fuori regione (che non votano in Abruzzo) possono passare in secondo piano? Invece di fare tanta pompa magna per dei finanziamenti che al momento non sono ancora disponibili e non si sa quando lo saranno, perché non si sono anticipati i fondi Fas per il completamento della casa dello studente, così come è stato fatto in passato dalla giunta regionale per alcuni interventi in altre Province abruzzesi? Assistiamo, invece, ad una serie continua di annunci e slogan che tanto assomiglia ad un vecchio modo di fare la politica. Finora, oltre al solito Chiodi inefficace, l’unica sensibilità l’ha dimostrata il sindaco di Teramo Brucchi che almeno ha provato ad accendere i riflettori sull’Università di Teramo, chiedendo la convocazione di un tavolo tecnico”. Ed è proprio al primo cittadino che Ruffini si rivolge, lanciando l’idea di un Patto per Teramo, in cui si discuta del rilancio culturale della nostra Provincia. “In tal senso” dice “offro la mia disponibilità a dare un contributo fattivo per una soluzione immediata al problema”.
E conclude: “Senza voler dare lezione a nessuno, dico al sindaco di Teramo che questo Tavolo non deve trasformarsi in un luogo in cui si parla e poi non si combina nulla. Non vorrei che la politica usi questi momenti per dare solo l’impressione di una disponibilità a parlare del problema senza poi prendere degli impegni concreti”.
Intanto Azione Universitaria prende le distanze e smorza i “toni allarmistici”. Il gruppo Azione Universitaria Teramo, in merito al dibattito relativo al futuro dell’Ateneo teramano, ritiene che le recenti dichiarazioni critiche apparse sulla stampa sono demagogiche e fallaci, in quanto sono il mero risultato di una pianificata operazione di strumentalizzazione politica, il cui unico obiettivo è la denigrazione dell’Ateneo teramano. Non neghiamo l’esistenza di alcuni deficit, di problemi organizzativi e strutturali; tuttavia, il livello qualitativo dell’offerta formativa, lo spessore scientifico del corpo docente, le dimensioni a misura d’uomo ed i contenuti costi di frequenza rappresentano aspetti indubbiamente vantaggiosi della nostra università. A riprova, l’ultima classifica pubblicata dal Censis la pone al secondo posto nazionale, per qualità, tra tutti i piccoli atenei, con un punteggio di 94 su 100. Nonostante le difficoltà e nonostante le occulte manovre speculative che incombono sul cielo dell’Università di Teramo, attraverso le nostre rappresentanze studentesche, continueremo a svolgere un ruolo di presidio e di difesa delle eccellenze presenti all’interno dell’Università. Pertanto, invitiamo l’opinione pubblica a diffidare dalle tante voci critiche dietro le quali non si celano grilli parlanti ma rapaci avvoltoi.