Atri. Se c’è una cosa che va contro ogni più elementare principio di rispetto, questa è una non risposta. Potremmo chiamarla “indifferenza”, ma quando si parla dei diritti di una lavoratore, allora la questione si fa più delicata.
Era il 25 maggio quando, attraverso una nota della Funzione Pubblica della Cgil, gli infermieri del blocco operatorio annunciavano lo stato d’agitazione dovuto al trasferimento di parte del personale dall’ospedale San Liberatore di Atri ad altri presidi. Protesta che era concretizzata esattamente tre giorni dopo. Inutili le richieste di incontro inoltrate alla direzione generale della Asl: la risposta è stata una non risposta.
Per questo, il sindacato ha deciso di inoltrare una nota al prefetto di Teramo, Valter Crudo, con la quale si chiede l’attivazione delle procedure di conciliazione previste dall’art. 2, comma 2 della legge 146/1990.
“Con lettera del 19 maggio” scrive Amedeo Marcattili, segretario provinciale della FP Cgil “le sigle sindacali FP Cgil e FPS Cisl “chiedevano un incontro urgente con la Direzione della Asl per discutere l’argomento. A tutt’oggi nessuna convocazione in merito è arrivata. Con lettera del 23 maggio gli infermieri del blocco operatorio del presidio ospedaliero di Atri inviavano una memoria alla Direzione della ASL, nella quale si evidenziava la non opportunità del trasferimento del personale infermieristico in quanto si rischierebbe una contrazione delle attività del blocco operatorio che si ripercuoterebbe su tutto il presidio. A tutt’oggi nessuna risposta in merito è arrivata”.
Nel frattempo, e arriviamo al 1 giugno, una unità infermieristica è stata trasferita ad altro presidio.
Davvero una brutta bestia l’indifferenza.