Teramo, Brucchi traballa ma non cade VIDEO

L’impressione è quello di un vero e proprio accanimento terapeutico che, da buon medico, il sindaco di Teramo, dovrebbe saper evitare. Eppure il movimentato Consiglio comunale di questa mattina non ha decretato la fine dell’era Brucchi, da molti attesa, visto il ritiro degli emendamenti che avrebbero avuto la necessità di una maggioranza a 17, dopo l’uscita di tutta l’opposizione e di coloro che, pur sedendo ancora nei banchi della maggioranza, hanno ormai interrotto i rapporti con la coalizione.

Iniziato con la presenza di soli 15 consiglieri, il Consiglio, in seconda convocazione dopo la mancanza del numero legale della scorsa settimana, ha subito preso fuoco con la richiesta da parte del capogruppo del Pd, Gianguido D’Alberto, di discutere la surroga dei nuovi consiglieri, scatenando un acceso contraddittorio con il presidente del Consiglio e la segretaria comunale.

“Non si è mai visto negli ultimi dieci anni”, confiderà poco dopo un Brucchi in chiara difficoltà, “una discussione per la ratifica dei consiglieri”.

Ma appare subito chiaro che si è solo all’inizio della battaglia. Una protesta dell’opposizione che decide di lasciare i banchi del Consiglio costringe, infatti, il presidente ad una sospensione. Così i capigruppo decidono di rivedere l’ordine dei punti all’ordine del giorno per approvare le due istanze, la ratifica dell’accordo di programma con l’Adsu per la realizzazione della casa dello studente e la rottamazione delle cartelle, prima di abbandonare definitivamente l’aula, lasciando capitan Brucchi in balia del suo destino.

E nonostante il fervido tentativo di sindaco, vari assessori e consiglieri di trovare un livello di mediazione con i fuoriusciti della maggioranza, la strada pare ormai tracciata. Con il ritiro degli emendamenti su Cosap e gestione delle aree che avrebbero necessitato della maggioranza assoluta, infatti, dopo l’approvazione delle due delibere principali che hanno visto anche in parte il voto positivo dell’opposizione (Adsu 29 si, 2 no ed 1 astenuto, rottamazione cartelle 29 si), bastano i voti dei 15 consiglieri rimasti accanto al primo cittadino per non far cadere la Giunta.

“Il dato politico”, ha commentato il capogruppo del Pd, Gianguido D’Alberto, “è che il sindaco non ha più i numeri essendo stato sfiduciato due volte in dieci giorni. E’ chiaro il fallimento di questa Giunta a 9 e non abbiamo più un interlocutore politico visto che non c’è più una maggioranza. Purtroppo, però, questo non sembra ancora chiaro al sindaco Brucchi e di questa situazione sta pagando solo la città”.

E ora cosa succederà? Intanto si va avanti, almeno fino al prossimo Consiglio comunale. Ricuciture, almeno a breve, appaiono davvero improbabili. Brucchi avrà un po’ di tempo per riflettere bene sul da farsi. E sulla fine che, a questo punto, solo lui potrà decidere di dare a questa esperienza.

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