Teramo, l’associazione Demos sfida la classe politica: Siete disposti a lasciarvi partecipare?

carlo_di_marcoTeramo. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Così è scritto nell’articolo 3 della Costituzione Italiana che, in particolare nel comma 2, introduce un concetto fondamentale di democrazia: la partecipazione dei cittadini. Ma la classe politica attuale, ad ogni livello, è davvero aperta alla democrazia partecipata? E, soprattutto, cos’è la democrazia oggi? È quanto si chiede la neonata associazione Demos, presentata questa mattina a Teramo dal presidente Carlo Di Marco, docente di Scienze Politiche.

Proprio nell’ambito universitario, l’associazione ha cominciato a muovere i suoi primi passi, riuscendo a coinvolgere ad oggi un centinaio di persone, in gran parte giovani studenti. Sono loro, infatti, i principali destinatari, insieme alle associazioni e alle amministrazioni comunali, ree di aver, in un certo senso, perso di vista il significato primario di un concetto alla base della società in cui viviamo.

“Sempre più spesso” spiega a proposito Di Marco “si fa una gran confusione su questo tema e la democrazia viene intesa come semplice rappresentanza politica”. Come a dire: scegliamo i nostri rappresentanti politici, quindi siamo in democrazia. “Ma non è proprio così” chiarisce Di Marco. “La Costituzione italiana prevede che il cittadino sia soggetto attivo, vigilante e controllore del potere. Insomma, che eserciti quella sovranità popolare sancita dall’articolo 1. Purtroppo tutto questo sfugge alla politica di oggi”.

Ed ecco che aumenta in maniera esponenziale il divario tra politica e società, una frattura che si concretizza nella rinuncia al voto, una percentuale sempre in crescendo che oggi tocca picchi del 33 per cento. I cittadini si sentono sempre meno rappresentati dai partiti, che dovrebbero riscoprire il ruolo centrale del popolo.

“Oggi non possiamo dire che i cittadini partecipano” chiarisce ancora Di Marco “semplicemente votano, chi lo fa. Per fortuna, il desiderio di partecipazione non è mai morto e la nostra associazione si propone appunto il recupero e l’ampliamento della democrazia partecipata”. Come? Partendo anzitutto dalle piccole realtà comunali. I nostri politici pensano di essere titolari di tutto quanto avviene in città solo perché sono stati votati. Sbagliato, ovviamente. Ma ce ne sono altri che intraprendono nuove strade, invertendo la rotta. Non serve andare molto lontano, basta spostarsi di qualche chilometro e arrivare, ad esempio, a Grottammare, dove tutto è condiviso, dalle scelte in materia urbanistica a quelle in tema sociale.

E i politici di “casa nostra” sono disposti a “lasciarsi partecipare”? Due comuni della provincia teramana avrebbero già aderito (per il momento si mantiene il riserbo sulla loro identità), ma Demos lancia la sfida su tutti i fronti. “E’ un percorso in salita e lo sappiamo” conclude Di Marco “ma la nostra associazione è pronta ad affiancare chiunque voglia intraprendere questa strada di rinnovamento. L’ultima decisione spetta alla classe politica”.

Sono disposti a mettersi in gioco?

 

Marina Serra


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