“L’argomento principe espresso – aggiunge in una nota Il Cittadino Governante – dall’amministrazione e dai consiglieri di maggioranza è stato: c’è bisogno di soldi, quindi vendiamo quanto di meglio abbiamo, così fan tutti. E poco importa il domani, il futuro del bilancio di Giulianova. Nessun rammarico per i contraccolpi sulla città. Evidentemente i nostri amministratori di oggi, domani si immaginano altrove (su scranni più alti e lontani!). Tanto è vero che dinanzi al grave stato del bilancio comunale, per cause sia nazionali che locali, anziché avviare una riflessione seria e responsabile per individuare scelte strutturali, hanno scelto la strada più immediata e facile: vendere, se occorre “svendere”, i beni pubblici per tappare dei buchi, che nel tempo potranno diventare voragini,e tirare avanti, magari verso il proprio personale progetto di carriera politica”. Una proposta che Il Cittadino Governante non accetta, come ampiamente espresso dal proprio consigliere comunale, Franco Arboretti, durante l’ultima assise civica. E ribadisce “circa la vendita dei terreni solo l’emendamento presentato dal nostro gruppo consiliare, approvato poi da tutti, ne ha garantito la destinazione certa ad edilizia convenzionata, e cioè che trenta appartamenti vengano messi sul mercato a prezzi calmierati nell’interesse di giovani coppie e famiglie meno abbienti. Sul punto la maggioranza si era mostrata distratta, evidentemente considerando l’argomento dell’edilizia convenzionata poco importante e aveva omesso di affermare con chiarezza il principio nella delibera. Sulla farmacia comunale, poi, lo scempio si è compiuto nell’assordante silenzio del sindaco che, dopo aver propagandato nel suo programma elettorale la valorizzazione e persino il raddoppio della farmacia comunale, non è intervenuto sull’argomento, è rimasto lì nella trepida attesa di colmare con un colpo di mano un vuoto nel bilancio che lui stesso non è riuscito a controllare. Così, in una logica di privatizzazione selvaggia e di smantellamento delle cose che funzionano, la farmacia comunale che garantisce al Comune, annualmente, significativi guadagni (con ampi margine di miglioramento) e il posto di lavoro a 6 persone, sarà venduta partendo da una base d’asta che in maniera incomprensibile è stata ipotizzata di soli 2 milioni e mezzo di euro, peraltro in assenza di una perizia di stima sul suo reale valore. Il Cittadino Governante ha, allora, dimostrato, dati alla mano, che la base d’asta poteva essere fissata almeno a 4 milioni di euro. Ha presentato, quindi, anche in questo caso un emendamento per aumentare l’importo della base d’asta e per stabilire che l’aggiudicazione andava fatta solo in presenza di almeno due offerte: incomprensibilmente è stato respinto dalla maggioranza. Così i cittadini giuliesi perderanno la loro farmacia comunale e correranno il rischio di ricavarne ben poco. Un’inezia che si volatilizzerà in pochi anni se si considera il fatto che la somma dei mancati introiti netti (150-200 mila annui) e del costo del personale (circa 200.000 euro all’anno), che tornerebbe a gravare sul Comune, porterà ad una perdita annua di circa 400.000 euro. Chi farà l’affare quindi? Il ricordo della svendita della scuola elementare Acquaviva – conclude la nota – voluto con forza da questi stessi amministratori, lo scorso anno, torna prepotentemente attuale”.