Analisi del voto, discorso coalizione e nuova segreteria. Questi gli argomenti toccati da Robert Verrocchio nella relazione che ha chiuso le quattro serate di autocoscienza del Pd provinciale seguite alla tornata elettorale. Una conclusione durata poco meno di un’ora, terminata con l’applauso dei dirigenti presenti nella sede provinciale del Pd, tra i quali erano però assenti big come Tommaso Ginoble, Peppino Di Luca e Claudio Ruffini.
“Rapporti fuori dagli schemi”
Roseto brucia ancora. Una buona metà del discorso di Verrocchio ha riguardato proprio la sconfitta sia nel comune costiero, sia l’esito a Colonnella. “Una grossa sorpresa”, dove però si era “riproposto il passato”, il giudizio sul comune vibratiano. Molto più approfondita l’analisi del voto del secondo comune della provincia. Buono il risultato del partito, ha detto Verrocchio, ma “eravamo solo noi”. Troppo esili e tardivi i rapporti che si sono tentati di ricucire nelle settimane prima del voto con gli altri partiti del centrosinistra, secondo il segretario, in più “c’era un comune sentire che c’era malumore”. Verrocchio è tornato anche a parlare dei rapporti mai così tesi come in questo periodo tra segreteria locale e provinciale, rapporti definiti “fuori dagli schemi”. “A Roseto ci sono state anomalie che hanno fatto danni anche ad altri rapporti”, ha detto. Per il prossimo futuro, via libera alla trojka che dovrà guidare il Pd rosetano fuori dalle secche della sconfitta. Secondo Verrocchio le parole d’ordine dovranno essere “unità, rappresentatività, partecipazione e rinnovamento”. Nella nuova segreteria allargata, dunque, dovranno entrare tutte le correnti interne. “Non sarò mai il garante di ulteriori divisioni”, ha aggiunto il segretario.
Parlare con i socialisti?
In vista dei prossimi appuntamenti elettorali il Pd deve lavorare ad una nuova coalizione in cui dovrà essere il partito di riferimento, ha detto Verrocchio. Sguardo a sinistra ma anche al centro e, con sorpresa della platea, anche tra i socialisti. “”Cerchiamo di recuperare un dialogo con i socialisti?”, ha chiesto. Una domanda, seguita da brusii, di cui lo stesso Verrocchio ha riconosciuto la delicatezza, dopo il passaggio degli uomini di Nicola Di Marco al centrodestra, con tutti gli annessi e connessi. Poi l’apertura all’Udc, con l’accordo di Giulianova definito “apripista”, e la stoccata a Dodo Di Sabatino, commissario provinciale del partito di Casini, definito “il braccio destro di Tancredi, che vuole solo che perda il centrosinistra”.
“Via le vecchie logiche”
Prossima tappa del Pd, ha annunciato Verrocchio, sarà l’assemblea a luglio e la conferenza programmatica in autunno. Un percorso, ha voluto sottolineare il segretario, con cui “si chiude una stagione di errori e di incoerenze”. “E’ finito il momento di costruire il proprio futuro politico a scapito del partito”, ed è ora di chiudere i discorsi sulla quantità di tessere a disposizione, ha aggiunto. Verrocchio ha anche annunciato una sforbiciata all’interno della propria segreteria e un rimescolamento dei vertici delle commissioni tematiche.