L’atto di indirizzo per il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente ed istituzioni di ricerca scientifica è stato votato da tutta l’assemblea. Si tratta del primo e importante passo per dare una risposta tecnico-amministrativa alle esigenze rappresentate dalla categoria delle vongolare. Durante i lavori dell’assemblea, comunque, è emerso un aspetto importante: Provincia di Teramo e i Comuni di Silvi e Pineto, pur avendo in qualche modo approvato degli atti che consentano la realizzazione di un corridoio di pesca, non hanno in realtà alcun potere decisionale. E’ infatti necessario il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente, unico in grado di assumere una decozione in materia.
“Altrimenti il rischio che si corre è quello di fare il classico “buco nell’acqua” e di illudere, a fini esclusivamente propagandistici”, ha sottolineato il presidente Luciano Monticelli, “una categoria di operatori della pesca, rappresentati appunto dal Cogevo, che non merita di essere presa in giro ed essendo già alle prese con la gravissima penalizzazione derivante dalla squilibrata “compartimentazione” della costa abruzzese”.
Infatti, nel comparto di Giulianova, che va da Martinsicuro a Silvi operano 86 vongolare, mentre nel comparto di Ortona, che va da Montesilvano sino all’altezza di Casalbordino operano poco più di 20 vongolare.
Nel corso dell’assemblea è stato contestato dal presidente Monticelli l’atto deliberativo della Provincia che appare monco in quanto si limita a far riferimento ad un parere formulato dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo ed approva solo la proposta di modificare il regolamento al fine di consentire la pesca delle vongole nella famosa “Zona D” del parco. Ma in questa zona al momento non vi sono vongole da pescare.
Insomma, la volontà di ridisegnare il perimetro dell’Area Marina Protetta c’è, creando quindi il marchio D.O.P. della vongola che avrebbe poi il compito di veicolare anche tutto il territorio per quanto riguarda un discorso di sviluppo enogastronomico e turistico.